… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Matteo 7,1-5
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». Parola del Signore
Mediti…AMO
Luigi era un ragazzo vivace amava il gioco e si divertiva. Orientò la sua vita a Dio, grazie alle preghiere e alle esortazioni della madre. Ricevuta la prima volta l’Eucaristia da san Carlo Borromeo, coltivò una forte unione con Gesù. La Grazia fece di lui un santo che aveva grande dominio di sé, interamente votato alla carità. Il suo segreto È LA PREGHIERA. Già a 12 anni aveva deciso di dedicare 5 ore al giorno alla meditazione. Fu presto attratto alla vita religiosa. Col coraggio delle sue convinzioni, vinse l’opposizione del padre, rinunciò alla primogenitura e a 16 anni entrò nella Compagnia di Gesù, avendo come maestro spirituale san Roberto Bellarmino. Si diede allo studio, alla preghiera, alla carità, con desiderio di andare in missione e di essere docile al martirio. Gliene venne l’occasione, ma diversa da quelle sognate: scoppiò la peste e Luigi si prodigò talmente che la contrasse e ne morì il 21 giugno 1591 a soli 23 anni. Catechista coi ragazzi, premuroso con i poveri e i malati, fatto tutto a tutti: modello e protettore dei giovani che vogliono vivere la propria fede in Cristo.
Ma veniamo al Vangelo…
Il tema del giudizio ed anche del pettegolezzo, dello sparlare che oggi domina il mondo, condiziona la nostra vita. Per renderlo meno visibile nella sua bassa eticità, abbiamo coniato il termine “gossip”, apparentemente innocente, rispetto al “pettegolezzo”. Questo non solo gli ha dato una parvenza di innocenza, ma ha generato UNO STILE DI VITA caratterizzato da una violenza verbale senza limiti. Allora cerchiamo di ridare ad ogni cosa LA PROPRIA VERGOGNA: IL PETTEGOLEZZO, GIUDIZIO IMPIETOSO E SEVERO CHE CONTRADDISTINGUE IL NOSTRO PARLARE È E RESTA UN PECCATO, MOLTO GRAVE, IMPENSABILE PER UN DISCEPOLO!
E GESU’ LO STIGMATIZZA!
Ne discende che se noi cristiani che abbiamo ottenuto misericordia non siamo capaci di usare misericordia, di vedere le cose con lo sguardo di Dio, chi sarà capace di farlo?
Noi purtroppo non siamo capaci SE NON DI ATTEGGIAMENTI OPPOSTI: Veniamo da un passato dove si giudicava con severità ogni atteggiamento, e il confine fra etica e pettegolezzo era molto labile. Pur partendo da buone intenzioni, questo atteggiamento finiva col far diventare il cristianesimo una religione intollerante e giudicante. Oggi, in tempi di buonismo, si è passati ad un atteggiamento esattamente contrario: Dio è talmente buono da non occuparsi affatto del nostro comportamento. Come se la fede e la vita concreta non avessero punti di contatto e se ne sta buono buono in cielo.
Come SEMPRE accade, LA VERITÀ, INVECE, STA NEL MEZZO: Dio non è un severo sanzionatorie e nemmeno un bonaccione che fa finta di non vedere nulla…
Abbiamo sempre visto il problema giudicare sotto l’aspetto negativo. E questo ci limita, come dico sempre ai miei discenti.
Perché cristianamente IL GIUDICARE, NEL GIUSTO SENSO OVVIAMENTE, HA ANCHE UNA CONNOTAZIONE ESTREMAMENTE POSITIVA.
Il cristiano è chiamato a giudicare, non a spettegolare! Ed è chiamato a farlo secondo la logica di Dio CHE VEDE SEMPRE LA PARTE POSITIVA E PROPOSITIVA, CHE VA IN CERCA DELLA PECORA PERDUTA, MA CHE RICHIAMA ALLE PROPRIE RESPONSABILITÀ IL PECCATORE.
Perché se non giudichiamo –nel modo giusto, ovviamente- come facciamo a discernere il bene dal male?
Il Signore Gesù ci chiede di “giudicare” per avere uno sguardo positivo, per cogliere i doni che Lui stesso ha elargito al fratello o alla sorella; per ringraziare per quanto di buono si riesce a percepire nella sua vita, MA ANCHE PER SOSTENERLO E CORREGGERLO SE NON DOVESSE VEDERE L’ERRORE CHE È IN LUI, con la CORREZIONE FRATERNA.
Nella mia preghiera, chiederò al Signore: “Donami occhi puliti che riescano a percepire la bellezza e la buona volontà di chi mi sta accanto. E SE è IN ERRORE, aiutami cristianamente e con dolcezza A RENDERLO A LUI VISIBILE, AFFINCHÉ TORNI A VIVERE NELLA GRAZIA DI DIO”.
Far finta di niente non è un atteggiamento amorevole E NEMMENO CRISTIANO… Dio riesce ad essere nel contempo accogliente ed esigente per farci uscire, da quei fondali senza acqua, in cui areniamo la nostra santità.
Le valutazioni dobbiamo farle SEMPRE, ma con carità, in maniera ponderata, con quella dolcezza che è piena di fraternità, e non dobbiamo farlo etichettando gratuitamente le persone alla minima occasione.
È l’amore ci deve aiutare a cogliere il senso delle parole e dei gesti di una persona NEL CONTESTO DELLA SUA VITA.
È lo Spirito Santo che dobbiamo chiedere ed accogliere affinché ci faccia fare ogni cosa nel modo giusto e ci renda disponibili a crescere in quel giudizio semplice e sereno –che dobbiamo avere- per essere PORTATORI DELLA VERITA’ DI CRISTO, che non è venuto per giudicare, ma per dare la vita agli altri.
Ebbene, allontanare l’errore dagli altri con il nostro giudizio\DISCERNIMENTO ci costituisce REALIZZATORI DI QUELLA PAROLA DI VERITÀ CHE DIO HA DEFINITIVAMENTE PRONUNZIATO IN CRISTO.
Ma come conciliare ciò che sin qui ho detto col dettato evangelico? È molto semplice…
Correggere il fratello perché non cada nell’errore e offenda Dio e perché cammini di verità in verità e di luce in luce, è cosa più che necessaria.
Gesù, CON LA SUA VITA ci insegna la regola per far sì che impariamo a GIUDICARE\DISCERNERE e OFFRIRE COME GIUSTA CONSEGUENZA una correzione efficace, giusta e santa.
LA CORREZIONE DELL’ALTRO È PRIMA DI TUTTO QUELLA OFFERTA DALL’ESEMPIO CHE DIAMO CON LA NOSTRA VITA.
Ne consegue che l’altro, osservandoci, sa che non vive nel Vangelo, nella Parola, nella verità, nella luce. Ma se non vede ciò allora deve intervenire il nostro GIUDIZIO\DISCERNIMENTO CHE è AMORE E CORREZIONE FRATERNA, perché nella Gerusalemme celeste non ci possiamo andare da soli.
È importante che lo Spirito Santo sia nel nostro cuore con la potenza dei suoi doni, perché anche sulla bocca e divenga parola di consolazione, conforto, speranza, pace, MA SE NECESSARIO anche di quel GIUDIZIO CHE è FINALIZZATO ESCLUSIVAMENTE ALLA CORREZIONE FRATERNA, FATTA PER AMORE DI DIO.
Perché solo lo Spirito sa parlare ad un cuore, perché LO SPIRITO SANTO SIGNORE, conosce il momento e il modo giusto per un intervento efficace. Chi è nello Spirito sa quando tacere e quando parlare e quando e come giudicare.
Chi non è nello Spirito parla quando dovrebbe tacere e tace quando dovrebbe parlare. Sia che taccia sia che parli, tace e parla a sproposito, con silenzi e con parole che turbano il cuore e creano subbugli nella sua anima.
La Parola efficace della nostra correzione dovrà essere sempre proferita dallo Spirito Santo per mezzo nostro.
Ma perché questo sempre avvenga, è necessario che noi cresciamo in Lui in modo che ogni nostra parola sulla nostra bocca sia una Parola che viene dal suo cuore sia una parola capace di correggere una persona: la Parola attinta nel cuore dallo Spirito e fatta giungere all’orecchio per voce umana. E se ciò avviene, l’altro non rimane ferito, perché non sente la voce dell’uomo, ma ode e ascolta solo la Parola del suo Dio e Signore. E ne ottiene per mezzo del nostro GIUDIZIO\DISCERNIMENTO la sua salvezza.
Per chiudere e dirla in breve…
La misericordia è la sostanza stessa del vangelo, non dimentichiamolo. Se non sapremo unire la compassione alla GIUSTIZIA, finiremo per essere inutilmente severi e profondamente ingiusti. Essere misericordiosi non significa permettere che l’altro faccia tutto. Questa non è la misericordia evangelica, che invece si confronta con la vita dell’altro, perché ha a cuore la storia dell’uomo, soprattutto di quello che VIVE NEL PECCATO a causa della fragilità comune a tutti noi.
Quel giusto GIUDIZIO che dobbiamo esercitare sotto la guida dello SPIRITO SANTO deve divenire OBBLIGATORIAMENTE correzione fraterna, SE VE NE È LA NECESSITÀ, diventando così uno degli atteggiamenti cristiani più decisivi per la salvezza del singolo e della comunità cristiana.
Se non ci si sente custodi, responsabili del fratello, dell’altro, allora si vive per se stessi, senza guardare agli altri, e di fatto si incoraggia la crescita del male, che sarà sempre più dilagante, in quanto, grazie al nostro disinteresse, non viene mai giudicato. MAGARI MALCELATO DAL FATTO CHE CI NASCONDIAMO DIETRO AL FATTO CHE DIO CI HA DETTO DI “NON GIUDICARE”.
Ma scherziamo vero? Ci dimentichiamo che tra le opere di misericordia spirituali, vi è «ammonire i peccatori».
Dunque la correzione fraterna –che segue alla valutazione\giudizio lasciata al cristiano- è il cuore della vita cristiana, ed è addirittura indicata come necessaria dalle parole di Gesù, contenute nel vangelo.
Correggere è una dimensione della carità cristiana: DOBBIAMO DISCERNERE COL NOSTRO GIUDIZIO CIO’ CHE È MALE E POI NON DOBBIAMO TACERE DI FONTE AD ESSO.
Nel vangelo di Matteo al capitolo 18,15-17 leggiamo alcune indicazioni concrete date da Gesù: la correzione deve avvenire in tre tappe:
- «fra te e il tuo fratello», affinché il fratello si ravveda e il male non sia conosciuto da altri;
- se necessario la correzione va fatta in due o tre, in modo che chi ha commesso la colpa sia aiutato da più persone a pentirsi,
- se ciò non è sufficiente, si faccia ricorso alla correzione in mezzo all’assemblea.
Se no trattalo come un peccatore –CHE, BADA BENE, NON SIGNIFICA ABBANDONARLO, MA FARE CIÒ CHE GESÙ HA FATTO CON I PECCATORI (vai a vedere Mc 2,13-17): cioè condividi il suo cammino di redenzione, alloggia presso di lui, mangia con lui e convertilo con il tuo amore, come ha fatto Gesù con pubblicani e peccatori.
Allora, Fratelli e Sorelle, ricordiamoci dello SPIRITO SANTO SIGNORE: affinché da Lui siamo addestrati, ogni giorno, ad imparare a giudicarci e a giudicare, per stare sempre lontani dal male E PER POTER CONDIVIDERE CON I NOSTRI FRATELLI CHE SONO NEL PECCATO, IL LORO CAMMINO DI REDENZIONE.
Oggi imploro il vostro perdono per la mia estrema lunghezza. Ma essendo io a servizio di una Parrocchia che porta il nome del POVERELLO DI ASSISI, voglio regalarvi questo suo gioiello, riportato nella LETTERA A UN MINISTRO, che si trova nelle Fonti Francescane ai nn.234-239:
“E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore e ami me servo suo e tuo, se farai questo, e cioè: che non ci sia mai alcun frate al mondo, che abbia peccato quanto poteva peccare, il quale, dopo aver visto i tuoi occhi, se ne torni via senza il tuo perdono misericordioso, se egli lo chiede; e se non chiedesse misericordia, chiedi tu a lui se vuole misericordia. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attirarlo al Signore; e abbi sempre misericordia di tali fratelli”.
Sia Lodato Gesù, il Cristo!