… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Matteo 14,13-21
In quel tempo, avendo udito della morte di Giovanni Battista, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Parola del Signore
Mediti…AMO
Ancora una volta torniamo a leggere il brano sinottico della domenica passata, che ci aveva regalato Giovanni, scritto questa volta da Matteo.
E voglio iniziare con il commento di due miei “grandiosi amici”, che ci accompagnano ormai da qualche tempo nella meditazione quotidiana, con grande sapienza:
- San Girolamo: “Annunziano al Salvatore la morte del Battista, ed egli, ascoltata la notizia, parte per un luogo deserto. Non, come alcuni credono, perché ha paura della morte, ma perché vuole risparmiare i suoi nemici, evitando che aggiungano all’omicidio un altro omicidio…
Può esservi anche un’altra causa per cui Gesù, saputo dell’assassinio di Giovanni, se ne va in un luogo deserto, cioè per mettere alla prova la fede dei credenti. Infatti le folle lo seguono a piedi, non a cavallo o sui carri, ma con lo sforzo delle proprie gambe, proprio per dimostrare l’ardore delle loro anime.”
- Sant’Ilario di Poitiers: “Finito dunque il tempo della Legge, il Verbo di Dio, salendo su una barca, entra nella Chiesa e si ritira in un luogo deserto. Lascia cioè la compagnia d’Israele per andare verso i cuori privi della conoscenza di Dio. La folla, saputo ciò, segue il Signore a piedi verso il deserto, cioè lascia la sinagoga per la Chiesa. Ed egli, vedendola, ne sente compassione e guarisce la sua stanchezza e la sua infermità, cioè libera le anime e i corpi dall’antica incredulità, perché comprendessero l’insegnamento nuovo.
In questa circostanza l’agire degli Apostoli presenta una certa somiglianza con quello di Mosè: in un primo momento cercano di evitare ogni responsabilità, suggerendo a Gesù di congedare tutta quella gente perché si aggiusti da sola, vada a comprarsi di che mangiare.
Ma Gesù rifiuta questa soluzione: si assume la responsabilità ed esorta i suoi a fare altrettanto: “Date loro voi stessi da mangiare!”. Essi però hanno a disposizione soltanto cinque pani e due pesci e la volontà di condividerli. E Gesù alza gli occhi al cielo, pronunzia la benedizione, ringraziando e benedicendo il Padre. Noi lo perpetuiamo nei secoli in ogni Celebrazione Eucaristica al momento dell’Offertorio con le parole “Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane… questo vino“.
Gesù rende grazie in un momento in cui non c’è abbondanza: c’è soltanto qualcosa che non è per niente sufficiente. Ma dal suo atteggiamento di amore riconoscente viene fuori anche una sovrabbondanza: ne avanzano dodici ceste piene!
Quando ci troviamo in una difficoltà, la prima cosa da fare è ringraziare SEMPRE E COMUNQUE IL SIGNORE DEL TEMPO E DELLA STORIA. San Paolo, scrivendo la sua prima lettera ai cristiani che vivono a Tessalonica, dice loro “…Rendete grazie in ogni circostanza“, bella e non, buona e non. DAL FAR QUESTO NASCE LA NOSTRA VITA DI GRAZIA, PER I DONI CHE IL SIGNORE CI ELARGIRÀ.
Ed ora vorrei esternarvi tutta la mia tristezza, con questa grande considerazione: siamo, nel verso che segue, di fronte AL DISCEPOLO CHE NON SEGUE PIU’ IL MAESTRO, MA SI ARROGA ADDIRITTURA IL DOVERE DI DARE DEI CONSIGLI A DIO!
- 15 “…Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare”.
È TERRIBILE! Non c’è peggiore DECISIONE per un discepolo CHE DARE DEI CONSIGLI AL MAESTRO. Finora hanno ascoltato ed osservato in silenzio, un po’ in disparte, con discrezione. Ma ecco che le cose stanno andando per il peggio e, A LORO, non sembra che Gesù se ne accorga.
Pensateci bene! È esattamente il nostro atteggiamento CHE CI ISPIRA VERGOGNOSA prudenza NEL PORTARE AGLI ALTRI L’ANNUNZIO DELLA SALVEZZA IN CRISTO!
IL NOSTRO ANGELO VESTITO DI NERO, SEMPRE ATTENTO A FAR SI CHE NON DIVENTIAMO SANTI, CI SUSSURRA DI NON ESAGERARE, DI NON PERDERE IL BUON SENSO E IL RAPPORTO CON LA REALTÀ.
Mica è colpa nostra se il luogo è un deserto e ormai sta per tramontare la luce del sole?
Gesù prova ad esortarli indicando loro la via “…16 Allora Gesù disse a loro: Non è necessario che vadano: date a loro voi da mangiare”.
Ma poi, visto che non comprendevano il senso delle sue parole disse “…Portatemeli qui…”. Essi non avevano compreso che condividere il poco che si ha, mette il cuore di Dio, avanti alle esigenze dell’uomo.
Anche qui vorrei far luce sul senso nascosto di queste parole facendo sempre ricorso ai miei due “grandiosi amici”:
- San Girolamo: “Nei due pesci possiamo vedere l’Antico e il Nuovo Testamento, oppure, dato che sono di numero pari, potrebbero raffigurare la 19 Legge. Dunque gli apostoli, prima della passione del Salvatore e prima che splendesse il rilucente Vangelo, non avevano che cinque pani e due pesci, che stavano in mezzo alle acque salate e al mare agitato.”
- Sant’Ilario di Poitiers: “Essi risposero che avevano solo cinque pani e due pesci, poiché si trovavano ancora sotto il regime dei cinque libri della Legge, i cinque pani, e si nutrivano dell’insegnamento dei due pesci, cioè dei profeti e di Giovanni”.
Gesù prende nelle sue mani la nostra vita e la spezza –in rendimento di Grazie al Padre– per restituircela in modo diverso, accresciuta ed alimentata dalla GRAZIA del suo DONO: per fare in modo che ciò sia possibile SPEZZA la propria vita nel sacrificio eucaristico, come avvenuto nell’episodio odierno, perché entriamo in comunione con Lui e con il suo amore.
E questi cinque pani con i due pesci diventano una diventano una sorgente inesauribile di cibo, perché è il Signore che li spezza. Se fossero rimasti intatti e non spezzati in frammenti, né divisi in molte parti, le folle, i fanciulli, le donne, tutta la moltitudine insomma non avrebbe potuto sfamarsi.
Riprendendo le parole di Sant’Ilario di Poitiers possiamo con lui affermare che -nel simbolismo espresso dal numero due (i pesci) VIENE SPEZZATA LA LEGGE INSIEME CON I PROFETI, ne vengono fatti tanti pezzi, e i suoi misteri vengono portati alla luce, affinché ciò che, intatto e nel suo primitivo stato, non poteva fornire cibo, ma ora che è diviso in tante parti, possa finalmente nutrire la moltitudine delle genti…
E, ricordiamoci che non c’è dono o sacrificio che non venga dal cielo e che non guardi al cielo, per essere conforme alla volontà del Padre.
Il Padre tutto ha rimesso nelle mani del Figlio e il Figlio tutto rimette nelle mani del Padre, per consegnarlo poi alla sua Chiesa, per mano degli apostoli.
Non si può accedere al cibo celeste se non nella Chiesa e per la Chiesa. È questo l’unico cibo che a tutti è donato gratuitamente e che tutti sazia abbondantemente, senza mai venire meno.
Vorrei chiudere allora questa lunga riflessione simbolica ricorrendo ancora una volta, ai tre “miei compagni di viaggio”:
- Sant’Ilario di Poitiers: “Ordina al popolo di sedersi sull’erba. Esso non è più disteso sulla terra, ma appoggiato alla Legge, e ognuno si stende sui frutti del suo lavoro come sull’erba della terra. Inoltre i pani sono dati agli apostoli, perché i doni della grazia divina dovevano essere trasmessi per mezzo di loro.”
- Origene Adamanzio l’Alessandrino: “Io ritengo che ordinasse alla folla di sedersi sull’erba nel senso della parola di Isaia: “OGNI CARNE È COME L’ERBA”, e cioè di assoggettare la carne e sottomettere l’orgoglio della carne, per poter partecipare ai pani benedetti da Gesù.
Inoltre essendoci diversi gruppi di persone bisognose del nutrimento che viene da Gesù, perché non tutti si nutrono degli stessi insegnamenti, penso che per questo motivo Marco abbia scritto “E ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi sull’erba verde. E sedettero tutti a gruppi o gruppetti di cento o di cinquanta, e Luca “e disse ai suoi discepoli: fateli sedere a gruppi di circa cinquanta”.
Pensiamoci sopra….
Sia Lodato Gesù, il Cristo!