“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 28,8-15
+ In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi. Parola del Signore
Mediti…AMO
All’inizio del suo vangelo, nel presentare Gesù, Matteo aveva detto che Gesù è “l’Emmanuel”, Dio con noi (Mt 1,23).
Ora, alla fine del suo Evangelo, comunica ed aumenta la stessa certezza di fede, poiché proclama che Gesù è risorto (Mt 28,6) e che starà con noi sempre, fino alla fine dei tempi (Mt 28,20).
Gli otto giorni che seguono la pasqua di Risurrezione, sono come un giorno unico dilatato, che ci aiuta ad approfondire il mistero pasquale.
I racconti delle apparizioni e le reazioni dei discepoli ci accompagneranno in questi prossimi giorni.
Il fraintendimento voluto o meno delle parole e dei segni di Gesù aveva decretato la sua morte.
Ma la condanna eseguita e la sua avvenuta ed accertata morte, non mettono fine ai problemi degli anziani.
Quanto le guardie testimoniano (la tomba vuota, senza che nessuno l’avesse violata), non trova spiegazione per loro, e non se ne sanno dare ragione.
Temono che quella crocefissione anziché aiutarli, gli si ritorca contro, aumentando l’entusiasmo e l’attrazione che la vicenda di Gesù aveva creato nella gente.
Non viene nemmeno lontanamente loro in mente che quella potesse essere la prova che avevano incontrato il Messia e che le profezie di Isaia si stavano realizzando.
La loro lettura della Parola di Dio rimaneva fondamentalista, capace solo di dare ragione a se stessi.
E ancora peggio decidono di fare continuando ad essere ambigui e falsi.
E, come avevano agito prima, così dovevano continuare: sempre nuove bugie, con una ulteriore corruzione.
Come con Giuda iscariota, pensano che con una buona somma di denaro si possa risolvere tutto e riportare ogni cosa, nell’ordine e nell’equilibrio che avevano in mente.
Non hanno compreso che è inutile sigillare e sorvegliare la tomba di Gesù, perché nessuna potenza terrestre può resistere od opporsi all’opera di Dio.
Gesù è vivo, ma i discepoli, come vedremo, fanno fatica a riconoscerlo, sono ancora tutti legati al proprio dolore.
E, in questo giorno, noto dalla notte dei tempi come “lunedì dell’angelo”, le donne vanno al sepolcro con la tristezza nel cuore.
E, lungo la via, prima di arrivare nella Città santa, incontrano il Signore Gesù che dice loro “Salute a voi!” [kaírete] (28,9).
Troviamo qui lo stesso verbo con il quale l’angelo saluta la Vergine Maria (Lc 1,28).
Non è dunque un semplice saluto, sarebbe stato meglio tradurre “rallegratevi”, “siate nella gioia”.
Le donne sono giustamente sconvolte e quindi impaurite, e il Signore le invita ad abbandonare ogni timore.
“Rallegratevi” non è solo un augurio, ma la gioia che Gesù partecipa loro, donando ciò che annunzia.
È questa la prima parola, il primo dono, della risurrezione: quella gioia che è il timbro della Pasqua.
Quella la gioia che è la prima parola che dobbiamo comunicare.
La gioia è la “porta” della FEDE, la letizia di un volto, latore di un annunzio silenzioso.
LA GIOIA ANNUNCIA E CUSTODISCE LA SPERANZA, ED È FONTE DI UN ANNUNZIO CHE NON NECESSITA DI ALCUNA PAROLA.
Il messaggio della risurrezione di Gesù, quindi, possiede in sé una forza straordinaria: quando viene accolto, RIEMPIE DI GIOIA E DI FORZA TESTIMONIALE.
E noi sappiamo bene che, sul messaggio della risurrezione del Signore, si fonda il martirio di tanti cristiani, perché è un messaggio, che genera una fede capace di vincere la stessa paura della morte.
E noi sappiamo benissimo che la paura della morte è la “paura delle paure”, che più di qualsiasi altra paura, ci attanaglia e ci angoscia nella vita.
E se non troviamo in noi il desiderio della gioia e della testimonianza cristiana, siamo cristiani che, nonostante la loro conoscenza della risurrezione di Gesù, NON HANNO ANCORA MATURATO LA DECISIONE DI ABBANDONARE IL SEPOLCRO E DI CORRERE SULLE STRADE DELLA STORIA COME FEDELI TESTIMONI DEL RISORTO.
LE DONNE DEL BRANO EVANGELICO ODIERNO HANNO TROVATO GIOIA E CORAGGIO PER TESTIMONIARE LA RISURREZIONE.
E così, quello che era il confine ultimo dell’umana esistenza diventa la sorgente di una luce nuova che nessuno può spegnere.
Ed esse, intimorite e turbate, nel loro cammino di ritorno, dovranno convincere i discepoli a tornare in Galilea, là dove incontreranno ancora il Signore.
E sappiamo dal terzo evangelista, Luca, che il cuore ottuso e indurito degli apostoli stenterà a dar retta a queste donne.
Dovranno andare in Galilea, lì, nei pressi di quel lago, dove tutti sono stati chiamati, dove tutto è cominciato.
Gli apostoli, quindi, sono invitati, in un certo modo, a tornare alle fonti.
A riscoprire e rileggere la loro storia alla luce della risurrezione.
Un ultimo particolare.
La presenza delle donne alla morte, alla sepoltura e alla risurrezione di Gesù è significativa.
Esse sono testimoni della morte di Gesù (Mt 27,54-56).
Nel momento della sepoltura, rimangono sedute dinanzi al sepolcro e quindi possono rendere testimonianza del luogo dove Gesù fu sepolto (Mt 27,61).
Ora, al mattino di domenica, loro sono lì di nuovo e sanno che quel sepolcro vuoto è veramente il sepolcro di Gesù.
La profonda esperienza di morte e di risurrezione che hanno fatto, ha trasformato le loro vite, tanto che diventano testimoni qualificate della risurrezione all’interno della nascente Comunità cristiana.
Per questo ricevono l’ordine di annunciare “…Gesù è vivo! Risuscitò!”
E vorrei chiudere commentando il dipinto che ho usato come immagine.
Si tratta della “RESURREZIONE”, di Andrea Mantegna (1431-1506), dipinto nel 1497, tempera su pannello, custodito nel Museo delle Belle Arti di Tours, in Francia.
La tavola mostra Cristo che esce dal sepolcro, appoggiato a una grande roccia.
Il Cristo è incastonato in una mandorla (un’aureola a forma di mandorla, che circonda l’intera figura di un personaggio sacro, anziché un’aureola solo sopra la testa), formata da una miriade di cherubini.
I volti di tutte le guardie mostrano una serie di espressioni di fronte alla Resurrezione.
Mostrano le reazioni che ancora oggi molte persone possono avere di fronte al miracolo della Risurrezione: stupore, convinzione, incredulità, indifferenza (una delle guardie è ancora mezza addormentata), curiosità, rimorso.
È talmente verosimile che possiamo vedere noi stessi in alcuni di questi soldati.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!