… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo Luca 7,36-50
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!». Parola del Signore
Mediti…AMO
CIPRIANO (Cartagine, Tunisia, 210 c. – Sesti, presso Cartagine, 14 settembre 258), era un famoso retore che si convertì al cristianesimo verso il 246. La sua posizione intellettuale e sociale favorì la sua ordinazione come sacerdote e vescovo.
All’epoca la comunità di Cartagine era lacerata da divisioni causate da persecuzioni particolarmente cruente, come quelle degli imperatori Decio, Gallo, Valeriano, Gallieno, ed altri che inducevano numerosi cristiani a sacrificare alle loro divinità pagane per sfuggire alla morte o all’esilio.
Molti dei caduti chiedevano poi la riammissione, alla quale si opponevano i rigoristi. Cipriano, in considerazione della debolezza umana e della misericordia di Dio, adottò un atteggiamento più benevolo.
Convertitosi dal paganesimo nel 245, divenne vescovo di Cartagine nel 249. Fra i massimi esponenti, insieme a Tertulliano, della prima latinità cristiana, nel suo magistero diede un notevole contributo alla dottrina sull’unità della Chiesa raccolta intorno all’Eucaristia sotto la guida del vescovo. Morì martire nella persecuzione di Valeriano.
CORNELIO (210 c. – 253) Identica situazione si presentò a Roma dove, dopo la morte di papa Fabiano, venne eletto Cornelio, vescovo ricco di bontà e umiltà, nativo di Roma e di antica famiglia, che fu PAPA dal 251 al 253.
Il presbitero Novaziano, famoso retore, non accettò l’elezione del nuovo papa. Si fece a sua volta consacrare vescovo e provocò una scissione tra i cristiani della capitale. Anche qui la causa della divisione era “atteggiamento da tenere nei confronti dei caduti “.
Al più umile e comprensivo Cornelio si opponeva il rigorista Novaziano. In questa difficile situazione il papa ricevette il sostegno convinto di Cipriano.
I due vescovi conclusero la loro vita con il martirio:
- CORNELIO nel 253, in esilio e incarcerato a Civitavecchia (l’antica Centumcellae). Il suo corpo fu trasportato a Roma e sepolto nel cimitero di Callisto.
- CIPRIANO fu prima esiliato durante la persecuzione dell’ imperatore Valeriano, quindi, il 14 settembre del 258, morì martire a Cartagine.
Perciò la Chiesa ricorda insieme questi due generosi fratelli nell’episcopato, la cui fede pronta, incrollabile ed eroica trasformò in intrepidi martiri, I CUI NOMI, IN ETERNO SONO NELL’ELENCO DEL CANONE ROMANO.
Ma veniamo al testo biblico
I personaggi della scena sono Gesù, la donna peccatrice, Simone il fariseo e gli altri commensali (attenzione! Non si tratta di SIMON PIETRO!!!).
Tutti sono coinvolti nel medesimo ordito, in cui la logica della legge si scontra con la logica dell’amore.
Simone il fariseo e il suo gruppo rappresentano la legge.
Gesù incarna l’amore.
In mezzo è collocata la donna peccatrice: Simone l’accusa, Gesù la perdona.
L’insolita azione della donna provoca il giudizio di Simone; il giudizio di Simone provoca l’intervento di Gesù; e Gesù scatena la reazione degli invitati.
E Gesù, CON LA SUA MISERICORDIOSA DOLCEZZA, VUOLE SALVARE SIA LA PECCATRICE CHE SIMONE IL FARISEO:
- la donna si concede per poter sopravvivere e sopporta il pesante giudizio dei benpensanti e degli uomini religiosi
- Simone cerca approvazione e manifesta la sua apertura mentale invitando il discusso rabbino che ridicolizza i farisei.
Il luogo è un banchetto organizzato da Simone il fariseo, probabilmente. Invitando Gesù, Simone dimostra un atteggiamento aperto e cordiale verso il Maestro. È il suo modo di avvicinarsi a Gesù.
Non ci è dato di conoscerne le intenzioni occulte, ma se apre le porte della sua casa a Gesù, certo desidera conoscerlo e avviare con lui un qualche tipo di relazione interpersonale.
Questa volta si tratta di un convito speciale, perché l’ospite è d’onore, conosciuto da tutti tra il popolo, è Gesù.
Nei banchetti si mangia, si beve e si gode la compagnia di altre persone; si conversa e condivide in un clima festoso e disteso. È quanto avvenne nella casa di Simone. Gesù accetta volentieri l’invito: entra nella casa del fariseo e si distende, secondo l’usanza greco-romana, a tavola con gli altri commensali.
Gesù non fa commenti; non mostra riserbo o diffidenza. Ed egli sa molto bene che condividere la mensa con un fariseo significa in qualche modo entrare nel suo mondo, un mondo ermeticamente chiuso in cui il valore più alto è lo zelo per la santità. Il racconto, dunque, inizia con un tono specificatamente positivo. C’è cordialità da parte del padrone di casa, e anche da parte dell’ospite.
Senza l’improvvisa comparsa della donna del profumo, in casa di Simone certamente non sarebbe avvenuto nulla di particolare.
Ma questa donna irrompe sulla scena di sorpresa. Di fatto nessuno l’aveva invitata. È una intrusa, che non appartiene al gruppo. La donna del profumo non è «farisea» e non è colta.
È solamente una peccatrice e, peggio ancora, una donna chiacchierata. Ma ella non se ne cura, non le danno fastidio i titoli di emarginazione nei suoi confronti e si introduce al banchetto, luogo esclusivo dei maschi.
Si informa dov’è Gesù e va direttamente da lui, perché desidera incontrarlo, infrangendo tutte le strette regole sociali. Affronta il rischio del rifiuto, l’incomprensione, il disprezzo, la condanna.
Per lei l’amore e la gratitudine verso Gesù superano di molto i codici sociali. Entra in casa di Simone con un vaso di alabastro ripieno di profumo e si pone dietro a Gesù, piangendo ai suoi piedi.
Come abbia potuto far ciò non ci è dato di sapere….
Ma vediamo la simbolica che si mette subito a brillare:
- Ella è seduta a terra, in basso e piange, lo guarda e gli parla, in silenzio, senza parole. Parla con il suo corpo. Prostrata ai suoi piedi, la donna mostra un atteggiamento di servizio, da discepola che è in ascolto del Maestro, disposta a accoglierne la Parola.
- Fece così anche Maria di Betania «Si sedette ai piedi di Gesù e ne ascoltava la parola» (Lc.10,39).
- La stessa posizione di servizio è ripresa da Gesù nella lavanda dei piedi durante l’ultima cena (Gv.13,5).
In casa di Simone tutti hanno un seggio:
- Soltanto lei è sul pavimento.
- Tutti sono collocati uno di fronte all’altro.
- Lei è dietro.
- Tutti vedono il volto degli altri.
- Lei vede soltanto i piedi di Gesù.
- Al momento lei è esclusa dal banchetto, ma presto strapperà il posto a Simone: da emarginata passerà ad essere l’autentica ospitante.
- Ora è in basso e dietro.
- Non tarderà, però, ad occupare il posto centrale della scena.
Le lacrime della donna
La donna aveva un enorme interesse a incontrare Gesù. C’era da attendersi un dialogo o almeno un breve scambio di parole. Ma questo non avviene.
GESÙ E LA DONNA RIMANGONO IN SILENZIO O, MEGLIO ANCORA, COMUNICANO NEL SILENZIO.
È che la donna non riesce a parlare, la donna si emoziona e piange. Perché piange?
Per gratitudine, pentimento, amore, commozione interiore?
Noi non lo sappiamo, ma certo Gesù lo sa.
Al pianto della donna Gesù risponde con un silenzio che è attenzione, accettazione, apprezzamento, riconoscimento della persona che ha accanto.
Gesù non muta la sua posizione, continua a stare reclinato verso la tavola e la donna piange ai suoi piedi. La scena è tenera e invita a una tranquilla contemplazione.
Al posto delle parole la donna ricorre al linguaggio del corpo (specialmente con le mani, la bocca e i capelli) essa trasmette pienamente il suo messaggio: sentimenti di amore verso Gesù e sentimenti di scandalo verso Simone e i suoi invitati.
La donna non dice nulla. In tutto il racconto non pronuncia neppure una parola, e tuttavia nel suo sorprendente silenzio svolge una intensa attività.
Poi compie quattro azioni successive che hanno al centro i piedi di Gesù:
- li bacia,
- li bagna con le lacrime,
- li asciuga con i capelli
- e li unge con il profumo.
Queste quattro azioni comportano un contatto fisico che Gesù accetta con tutta naturalezza, perché le carezze di quella donna sono l’espressione corporale di un amore sincero e riconoscente, che ha bisogno di uscire da sé stesso per entrare nell’alterità dell’altro.
Certamente baciò e accarezzò a lungo i piedi di Gesù. Ella sa che sta tenendo nelle mani un oggetto di grande valore per lei: SONO I PIEDI DI GESÙ. Il dettaglio della durata e insistenza dell’azione della donna è avvertito dallo stesso Gesù e lo comunica a Simone «Essa da quando è entrata, non ha cessato di baciarmi i piedi…». La donna bacia i piedi del Maestro disinteressatamente, senza nulla attendere in contraccambio. Li bacia senza pretendere ricompensa, neppure una risposta. Li bacia per esprimere quello che sente il suo cuore.
Il suo è un gesto d’amore, come quello di Maria Maddalena nella scena della risurrezione: il misterioso giardiniere pronuncia il suo nome e Maria Maddalena si emoziona nel riconoscere Gesù risorto (Gv 20, 17).
Bagnare di lacrime: perché bagnare di lacrime i piedi di Gesù? PERCHÉ LE LACRIME LAVANO E PURIFICANO IL CUORE DI COLUI CHE LE LASCIA SCORRERE. E la donna aveva bisogno di purificazione interiore.
Bagnando di lacrime i piedi di Gesù, la donna lava sé stessa di dentro. Si sciolgono i suoi mali e i legami che stringevano il suo cuore.
E le lacrime della donna diventano anche lacrime di Gesù. La donna non piange da sola, Gesù piange con lei. Nel brano c’è scritto che la donna asciugava i piedi del Signore con i capelli. Ma perché asciugare i piedi di Gesù con i capelli?
L’immagine ci riporta al Cantico dei Cantici, dove lo sposo, estasiato dalla capigliatura dell’amata, esclama: «I tuoi capelli sono un gregge di capre che scendono dalle pendici del Galaad» (Ct 4, 1; 6, 5).
E dopo averli asciugati li unge con del buon profumo. La donna infatti, nella sua riconoscenza, desidera mostrare con un generoso dono quanto il suo cuore prova per Gesù.
L’olio profumato, infatti, è un liquido pregiato in serbo per occasioni straordinarie, eccezionali. Non si usa come l’acqua, perchè è delicato e costoso.
Ricordiamo il profumo di nardo puro che con la sua fragranza riempì la casa di Maria di Betania (Gv 12, 3.16)?
Il profumo non si dona a chiunque, né si usa inutilmente. È UN DONO DESTINATO A DIMOSTRARE DEFERENZA A PERSONE MOLTO AMATE. Le sue mani impregnate di profumo come quelle della sposa del Cantico (Ct 5, 5), toccano, soavi e delicate, i piedi di Gesù. La fragranza avvolge discepola e Maestro. E ora il profumo della donna è pure il profumo di Gesù.
Gesù conosce il pensiero di Simone e già con questo gli mostra la sua qualità di vero profeta. Per la prima volta prende la parola, si rivolge al fariseo chiamandolo per nome. L’intervento del maestro mostra due cose: primo, che Gesù è profeta, quindi sa e conosce questa donna e conosce perfino i giudizi di Simone. E Simone, riconoscendolo maestro, si mostra sollecito ad ascoltarlo.
La strategia dialogica di Gesù è sottile in sommo grado, giacché gioca con la sensibilità e la capacità di coinvolgimento del suo interlocutore. Per risolvere il conflitto, Gesù sceglie di procedere con una parabola che metterà in luce la debolezza di Simone!
Al termine della parabola chiederà al fariseo: «Vedi questa donna?». Nel senso, impara a vederla in altra maniera: non come la trasgreditrice di alcuni riti intoccabili, ma come una donna nuova, liberata e perdonata. E a partire da questo momento la donna prende il posto centrale della scena e si trasforma nel personaggio principale, in punto di riferimento e modello di condotta.
Prima avevamo visto il gesto della donna nell’ottica di Simone, ora dobbiamo gustarlo in quella di Gesù.
In questa nuova prospettiva gli atti di amore della donna contrastano vigorosamente con le negligenze del padrone di casa.
Simone aveva tralasciato nei confronti di Gesù i gesti più comuni d’ospitalità, come erano quelli di lavargli i piedi, di dargli il bacio di pace e di ungergli il capo con olio.
DI CONSEGUENZA ANCHE SIMONE È UN TRASGRESSORE DELLA LEGGE, UN PADRONE DI CASA CHE NON HA COMPIUTO IL SUO DOVERE.
L’azione della donna, invece, ha superato con larghezza tutte le norme di cortesia riservate agli ospiti. La donna si era prodigata a festeggiare l’invitato senza trascurare nessun dettaglio. Per Gesù la vera padrona di casa era stata quella donna.
E quanto essa aveva fatto per amore pone in evidenza quanto Simone aveva omesso sicuramente per paura. Gesù conclude il suo ragionamento con una frase che riassume tutto l’insegnamento che voleva impartire. Nel caso che Simone non lo avesse compreso in pieno, Gesù aggiunge: «PER QUESTO TI DICO CHE SE LE SONO STATI PERDONATI I SUOI MOLTI PECCATI, È PERCHÉ HA DIMOSTRATO MOLTO AMORE. A CHI POCO SI PERDONA, DIMOSTRA POCO AMORE»
E Gesù li salva entrambi con delicatezza: va al di là dell’apparenza con la donna che compie una serie di gesti ambigui e scabrosi, come sciogliersi i capelli (gesto intimo riservato al talamo) impensabile da compiere in pubblico. Ma non c’è seduzione nel suo gesto, ma solo assenza di parole: è l’unico linguaggio che la donna conosce.
Gesù lo sa e lo apprezza, va al di là dell’apparenza e lo accoglie come manifestazione d’amore.
Simone, pur essendo una bella persona, ESPRIME GIUDIZI TAGLIENTI che sono certezze: Gesù certamente non è un profeta altrimenti non si farebbe contaminare da donne come quella.
E Gesù, per salvarlo, come fece Nathan e la donna saggia di Tekoa con il re Davide in distinte circostanze (2Sam.12, -15 e 14,1-24), si appella alla sua giustizia senza umiliarlo, senza rimproverarlo: COSTRINGERÀ CON DOLCEZZA SIMONE A GIUDICARE SE’ STESSO.
Simone il fariseo, dal canto suo, aveva fatto un gesto coraggioso.
Non aveva fatto come gli altri del suo movimento che giudicavano Gesù senza conoscerlo: lo aveva invitato a casa propria, tenendo aperta la porta, per far vedere agli altri, il tipo di accoglienza che gli aveva riservato.
Simone il fariseo era ben disposto, generoso e molto attento all’ospite, fino a che non era entrata quella dona dai facili costumi, che si era messa a piangere ai piedi di Gesù, per essere perdonata.
Il ragionamento segreto di Simone è rispettoso, anche se un po’ curioso per la nostra cultura:
- Gesù ha fama di essere un profeta,
- i profeti conoscono i segreti dei cuori,
- quindi se Gesù non sa chi è questa donna, infatti si lascia toccare, contraendo l’impurità rituale,
- evidentemente non è un profeta.
E mentre Simone fa le sue sante elucubrazioni, Gesù lo spiazza leggendo nel suo cuore, con dolcezza E LO INVITA A DIVENTARE GIUDICE DELLA SITUAZIONE.
Non lo mette in imbarazzo: HA SALVATO LA PECCATRICE, VUOLE SALVARE ANCHE SIMONE DALLA SUA RISTRETTA VISIONE DI FEDE.
Gli presenta un caso paradossale da giudicare. E Simone giudica bene, capendo che si sta parlando del suo atteggiamento senza misericordia.
La nostra storia ha avuto inizio con un fariseo che invita Gesù a mangiare a casa sua e termina con un fariseo che scompare in silenzio dalla scena.
La nostra storia ha avuto inizio con una donna «pubblica peccatrice» che entra nella casa del fariseo piangendo sconsolata, e si è conclusa con una donna perdonata che lascia il racconto con un cuore florido e traboccante di pace.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!