SABATO 1’ SETTIMANA DI AVVENTO, Anno C – 04.12.2021 – Matteo 9,35-10,1.6-8 “vedendo le folle ne ebbe compassione”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo Matteo 9,35-10,1.6-8

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Parola del Signore

Mediti…AMO

Nel brano odierno emerge tutta la compassione di Dio che vede la sofferenza delle folle smarrite, immagine di un gregge di pecore abbandonate, che vivono senza pastore.

È la nostra immagine. Anche noi non cerchiamo e non vogliamo un vero pastore per la nostra vita.

Siamo come pecore senza pastore, sfiniti ed inquieti, pur sapendo bene che il Signore ci sta accanto, ci ama e cammina con noi.

Ben sapendo che “si è fatto uomo” perché potessimo incontrare Dio con facilità, usando le nostre parole, i nostri sguardi, le nostre emozioni.

Di conseguenza, tutto ciò che siamo chiamati a fare è, semplicemente, avere compassione e aprire le porte del nostro cuore all’accoglienza e all’ascolto dei nostri Fratelli.

Dobbiamo tornare ad essere il VOLTO MISERICORDIOSO DI DIO, consolando gli altri con quella consolazione che noi già abbiamo ricevuto, vissuto e sperimentato…

MA CI PIACE TROPPO, ESSERE ATTORNIATI DA GURU E DA OPINIONISTI, DA TUTTOLOGI E DA MEDIATICI NULLA-SAPIENTI, ammaliati E TRAVOLTI da una filmografia vergognosa alla “Beautiful”, o alla “Isola dei famosi” (tanto per citarne alcuni). Scelleratamente pronti a seguire con determinazione il primo affabulatore, CHE CI OFFRA UNA FALLACE SPERANZA, E CHE ACCENDA IN NOI UNA PSEUDO-LUCE CHE NON CI AVVIA VERSO NESSUNA DIREZIONE.

E trascorriamo inesorabilmente la nostra vita da una delusione ad un’altra, fagocitati da discutibilissimi venditori di sogni.

Ma anche nella Chiesa spesso ci limitiamo a seguire il primo capo carismatico senza approfondire la nostra, già inesistente, fede.

E NON VOGLIAMO faticare nella meditazione della Parola, o confrontarci col carisma del magistero e dei Padri e dei Dottori della Chiesa.

E davanti a questa triste folla, all’interno della quale siamo noi, la compassione di Gesù si trasforma in azione e ci FA Chiesa, volto misericordioso di un Dio che è AMORE, E CHE SI FIDA!

E questo noi dobbiamo ridiventare e ricominciare a fare: ESSERE VOLTO MISERICORDIOSO DI UN DIO CHE È AMORE.

E dobbiamo farlo senza compromessi, senza scorciatoie, tornando ad essere consolazione di Dio per l’uomo che vive la sua fragilità.

Ma cerchiamo di approfondire l’origine del testo evangelico e la sua SIMBOLOGIA.

In Gesù persona e missione coincidono: la compassione che egli prova davanti alle folle che gli appaiono “stanche e sfinite come pecore senza pastore” è l’esperienza terrena che il Cristo fa quando si presenta al suo popolo: ma questa esperienza manifesta come il suo “io filiale”, già da tutta l’eternità, sia costituito davanti al Padre in una “responsabilità salvifica” nei riguardi dell’intera creazione. Gesù non solo prova compassione, ma è la compassione di Dio che si è fatta presente nella storia.

Vedendo il profondo bisogno di senso delle folle, ne prova compassione “perché erano come pecore senza pastore”.

L’immagine delle pecore e del pastore, viene mutuata da Gesù a compimento di quanto già preannunciato nell’Antico Testamento. In modo particolare nei testi di Nm 27,15-17 e, in modo ancor più dettagliato, da Ez 34,1-31. TESTI CHE SOTTOLINEANO IL SENSO DI SMARRIMENTO DEL POPOLO E L’ATTESA DI UN PASTORE MESSIANICO:

Nm 27,15-17:

  • “15 Mosè disse al Signore: 16 «Il Signore, il Dio della vita in ogni essere vivente, metta a capo di questa comunità un uomo 17 che li preceda nell’uscire e nel tornare, li faccia uscire e li faccia tornare, perché la comunità del Signore non sia un gregge senza pastore»”.

Ez 34,1-31

  • “1 Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2 «Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, predici e riferisci ai pastori: Dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono sé stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? 3 Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. 4 Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. 5 Per colpa del pastore si sono disperse e son preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. 6 Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura. 7 Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: 8 Com’è vero ch’io vivo, – parla il Signore Dio – poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge – 9 udite quindi, pastori, la parola del Signore: 10 Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così i pastori non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. 11 Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. 12 Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. 13 Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione. 14 Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d’Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d’Israele. 15 Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. 16 Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. 17 A te, mio gregge, dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri. 18 Non vi basta pascolare in buone pasture, volete calpestare con i piedi il resto della vostra pastura; non vi basta bere acqua chiara, volete intorbidare con i piedi quella che resta. 19 Le mie pecore devono brucare ciò che i vostri piedi hanno calpestato e bere ciò che i vostri piedi hanno intorbidato. 20 Perciò dice il Signore Dio a loro riguardo: Ecco, io giudicherò fra pecora grassa e pecora magra. 21 Poiché voi avete spinto con il fianco e con le spalle e cozzato con le corna le più deboli fino a cacciarle e disperderle, 22 io salverò le mie pecore e non saranno più oggetto di preda: farò giustizia fra pecora e pecora. 23 Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore; 24 io, il Signore, sarò il loro Dio e Davide mio servo sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato. 25 Stringerò con esse un’alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive, cosicché potranno dimorare tranquille anche nel deserto e riposare nelle selve. 26 Farò di loro e delle regioni attorno al mio colle una benedizione: manderò la pioggia a tempo opportuno e sarà pioggia di benedizione. 27 Gli alberi del campo daranno i loro frutti e la terra i suoi prodotti; essi abiteranno in piena sicurezza nella loro terra. Sapranno che io sono il Signore, quando avrò spezzato le spranghe del loro giogo e li avrò liberati dalle mani di coloro che li tiranneggiano. 28 Non saranno più preda delle genti, né li divoreranno le fiere selvatiche, ma saranno al sicuro e nessuno li spaventerà. 29 Farò germogliare per loro una florida vegetazione; non saranno più consumati dalla fame nel paese e non soffriranno più il disprezzo delle genti. 30 Sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio e loro, la gente d’Israele, sono il mio popolo. Parola del Signore Dio. 31 Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio». Oracolo del Signore Dio.”

MARCO IMPLICITAMENTE PRESENTA GESÙ COME COLUI CHE SOSTITUISCE IN MODO DEFINITIVO IL MOSÈ PASTORE, E ASSUME SI DI SÉ LA CURA PASTORALE DI DIO PER IL SUO POPOLO, rendendola marcatamente visibile.

E, come fa il Padre Suo e Nostro si commuove, “ha viscere di compassione” (rahàmin), si sente sconvolgere nel profondo delle viscere.

La passione d’amore che Cristo prova per gli uomini, è la stessa del Padre, e non lo porta a recriminare sui cattivi pastori che hanno la responsabilità dello sbandamento delle folle, MA A COMMUOVERSI E A MUOVERE VERSO LA FOLLA, SPENDENDO LA SUA VITA PER ESSA.

E nel far ciò ci chiede di elevare “domanda al padrone della messe”, il PADRE, affinché invii operai per lavorare a tempo pieno nel suo campo.

E questa è la preghiera terrena che i discepoli devono fare, che peraltro è già esaudita nel dono della venuta di Cristo.

Ed è solo in virtù del fatto che il PADRE ha accolto la loro preghiera, che ha inviato il suo Figlio Unigenito.

E noi, eterni discepoli, viatori nel tempo, possiamo offrire noi stessi, concretizzando nella nostra vita, quell’invito che in Cristo stesso ci ha raggiunti ed afferrati

E dobbiamo prendere sempre esempio da Gesù, che non è come noi, che a volte vediamo la folla come un irritante fastidio. Ma ha una compassione DOLCE ED ETERNA. E questa compassione è un suo attributo assolutamente essenziale per chiunque cerca in Lui la salvezza.

Per mezzo della sua grande compassione, Gesù è disposto ad operare in nostro favore, riversando la sua GRAZIA su di noi quando cerchiamo la salvezza in Lui con umiltà.

Vi leggo qualche altro brano in modo da considerare di più la sua compassione: Marco 6,34:

  • “Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose…”

Gesù vedeva le persone come pecore sperdute.

E leggiamo anche Matteo 9,35-36, per capire meglio il cuore di Gesù:

  • 35 Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. 36 Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore…”

Gesù vedeva le persone come pecore che non hanno pastore, pecore stanche e sfinite, ed aveva compassione di loro.

La parola “stanche” nell’originale indica l’essere affaticato, l’essere maltrattato, descrive pecore ferite dalle spine. La parola “sfinite” vuol dire cadute a terra, per quanto grande è la stanchezza, e incapaci di alzarsi e proseguire il cammino.

Anziché vedere le persone come un disturbo, Gesù le vedeva nella loro condizione spirituale. Come persone che avevano come guide i farisei e gli scribi, e non dei veri pastori.

Per cui non venivano guidate nella via di Dio, ma solo caricate con grandi pesi di inutili tradizioni religiose, che erano anche impossibili da portare.

In più rimanevano aggravate dai loro peccati, senza modo di esserne liberate. Erano maltrattate da coloro che avrebbero dovuto curarle spiritualmente.

Gesù, riconoscendo la loro triste condizione “…ne ebbe compassione”.

Ma. C’è sempre un “ma”.

Gesù in loro, spesso vedeva anche molto di più di questo. Leggendo nei loro cuori sapeva che la maggior parte della folla non lo cercava per dei motivi buoni. Ma perché voleva un Messia comodo, che poteva risolvere i loro problemi materiali, senza entrare però nei loro problemi spirituali.

Infatti, in Giovanni 6,1-ss, che racconta questo stesso miracolo, leggiamo che il giorno dopo questo avvenimento, le stesse persone mormorarono contro Gesù. Ma Gesù “…ne ebbe compassione”.

La parola usata per “compassione”, ma il suo senso letterale è “…ebbe viscere commosse”.

Questa frase di Gesù Cristo viene ripetuta molte volte nel Nuovo Testamento.

La parola originale è veramente straordinaria.

Non c’è nella lingua classica greca. Non è stata trovata neppure nella Traduzione dei Settanta.

Perché “compassione” è una parola coniata dagli evangelisti.

È l’espressione dell’emozione più profonda; è uno sforzo proveniente dagli intestini; è un desiderio ardente dell’intima natura mista a pietà, esattamente come i dizionari ci dicono: “Ex intimis visceribus misericordia commoveor” (mi commuoverò di misericordia fin dalle viscere più interne).

Certo è che, quando il nostro Salvatore vedeva certe situazioni, coloro lo guardavano da vicino percepivano che la sua agitazione interna era molto grande, le sue emozioni erano molto profonde, e vedevano i suoi occhi che si commuovevano, e percepivano che il suo grande cuore era pronto a scoppiare dalla pietà per il dolore sul ciò che i suoi occhi stavano guardando.

La natura intera di Gesù era agitata dalla commiserazione per quelli che soffrivano davanti a Lui.

Gli ebrei conoscevano bene queste sfumature. Per essi, le viscere, gli organi interni, erano la fonte dei sentimenti più profondi. Essi sapevano che, quando uno è fortemente toccato da una situazione, lo sente nelle sue viscere, lo “interiorizza” diremmo oggi con una parola moderna e immediatamente comprensibile.

E quando questo accade, quando succede qualcosa di molto grave, di conseguenza perdiamo l’appetito.

Immaginiamo un genitore, il cui bambino piccolo è gravemente malato, e piange a causa del forte dolore.

Quel genitore proverebbe commozione fino alle viscere, fino a perdere l’appetito. E se fosse possibile, vorrebbe poter scambiarsi di posto con suo figlio, soffrendo al posto suo. Quel genitore avrebbe una profonda compassione.

Questa è la parola che la Bibbia usa per descrivere la compassione di Gesù verso la folla, tra i quali c’erano anche non credenti, e quindi persone che non erano discepoli suoi.

In realtà, è stata questa compassione a portare Gesù a prendere realmente su di Sé la sofferenza per il peccato, in modo da salvare un popolo.

Quando ci sentiamo schiacciati dai nostri problemi, quando ci sentiamo soli, quando ci sentiamo scoraggiati, se abbiamo riconosciuto il nostro peccato e ci siamo ravveduti e abbiamo veramente creduto in Cristo, possiamo avere gioia e grande sollievo, ricordando che Gesù Cristo è pieno di compassione verso coloro che credono veramente in Lui!

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!