MARTEDI’ XXXII^ SETT. T.O. DEDICAZIONE BASILICA LATERANENSE 09.11.2021 – Gv 2,13-22 “…parlava del tempio del suo corpo”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Giovanni 2,13-22

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

OGGI LA CHIESA CELEBRA LA DEDICAZIONE DELLA CHIESA CATTEDRALE DI ROMA –che non è la basilica di san Pietro-, come alcuni pensano, MA QUELLA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO (come completo Archibasilica Sanctissimi Salvatoris et Sanctorum Ioannis Baptistae et Ioannis Evangelistae in Laterano).

È la prima delle quattro basiliche papali maggiori e la più antica e importante basilica d’Occidente.

Sita sul colle del Celio, la basilica è la rappresentazione materiale della Santa Sede, che ha qui la sua residenza.

La basilica e il vasto complesso circostante (comprendente il Palazzo Pontificio del Laterano, il Palazzo dei Canonici, il Pontificio Seminario Romano Maggiore e la Pontificia Università Lateranense) godono dei privilegi di extraterritorialità riconosciuti dalla Repubblica Italiana alla Santa Sede che pertanto ne ha la piena ed esclusiva giurisdizione.

È l’occasione per noi per sentire vicina la comunione con la Chiesa romana prima fra tutte le chiese del mondo, in perfetta parità, PERCHÉ PRESIEDE NELLA CARITA’.

Ci sono strane idee sulla Chiesa, in un mondo diventato piccolo, in cui tutti si sentono autorizzati a sapere cos’è la Chiesa, il vero messaggio della Chiesa rischia di passare in secondo piano.

La Chiesa non è un’organizzazione religiosa, come non è una specie di holding del sacro che cerca di sopravvivere in un mondo di squali. E nemmeno si riduce alla propria gerarchia.

La Chiesa è la comunità dei fratelli radunati nel Nome della Trinità Santissima, per vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo e stare con lui ed annunciare il Vangelo. Ognuno secondo i carismi ricevuti per l’edificazione vicendevole e per la costruzione del Regno di Dio.

La Chiesa che annunzia il Cristo, è completamente rivolta all’annuncio del vero volto di Dio in attesa del suo ritorno glorioso nella pienezza dei tempi.

A partire da questa prospettiva siamo chiamati a rileggere tutto ciò che storicamente è stato costruito intorno a alla Chiesa e a purificare ogni idea distorta che abbiamo su di essa.

La Chiesa, come annota sant’Ambrogio, è casta meretrix, una prostituta vergine. Santa perché di Dio e peccatrice perché composta da uomini spesso fragili e incoerenti.

Ma cerchiamo di vedere qualcosa in più sulla CHIESA CATTEDRALE DI ROMA.

Quando l’imperatore romano Costantino si convertì alla religione cristiana, verso il 312, donò al papa Milziade il palazzo del Laterano, che egli aveva fatto costruire sul Celio per sua moglie Fausta.

Il terreno e il palazzo che vi sorgeva vennero a suo tempo in possesso dell’imperatore Costantino quando questi sposò nel 307 la sua seconda moglie, Fausta, figlia dell’ex-imperatore Massimiano e sorella dell’usurpatore Massenzio.

La residenza era dunque nota, a quell’epoca, con il nome di Domus Faustae e Costantino ne disponeva come proprietà personale quando vinse Massenzio alla battaglia di Ponte Milvio, nel 312.

Verso il 320, vi aggiunse una chiesa, la chiesa del Laterano, la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d’Occidente. Essa è ritenuta madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe.

Consacrata dal papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santo Salvatore, ESSA FU LA PRIMA CHIESA IN ASSOLUTO AD ESSERE PUBBLICAMENTE CONSACRATA.

Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO.

Per più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero 250 concili, di cui 5 ecumenici.

Semidistrutta dagli incendi, dalle guerre e dall’abbandono, venne ricostruita sotto il pontificato di Benedetto XIII e venne di nuovo consacrata nel 1726.

BASILICA E CATTEDRALE DI ROMA, LA PRIMA DI TUTTE LE CHIESE DEL MONDO, ESSA È IL PRIMO SEGNO ESTERIORE E SENSIBILE DELLA VITTORIA DELLA FEDE CRISTIANA SUL PAGANESIMO OCCIDENTALE.

Durante l’era delle persecuzioni, che si estende ai primi tre secoli della storia della Chiesa, ogni manifestazione di fede si rivelava pericolosa e perciò i cristiani non potevano celebrare il loro Dio apertamente.

Per tutti i cristiani reduci dalle “catacombe”, la basilica del Laterano fu il luogo dove potevano finalmente adorare e celebrare pubblicamente Cristo Salvatore.

Quell’edificio di pietre, costruito per onorare il Salvatore del mondo, era il simbolo della vittoria, fino ad allora nascosta, della testimonianza dei numerosi martiri.

SEGNO TANGIBILE DEL TEMPIO SPIRITUALE CHE È IL CUORE DEL CRISTIANO, ESORTA A RENDERE GLORIA A COLUI CHE SI È FATTO CARNE E CHE, MORTO E RISORTO, ORA VIVE NELL’ETERNITÀ.

L’anniversario della sua dedicazione, celebrato originariamente solo a Roma, si commemora da tutte le comunità di rito romano.

Il mistero di Cristo, venuto “non per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47), deve infiammare i nostri cuori, e la testimonianza delle nostre vite dedicate completamente al servizio del Signore e dei nostri fratelli potrà ricordare al mondo la forza dell’amore di Dio, meglio di quanto lo possa fare un edificio in pietra.

ESAME DEL TESTO EVANGELICO

Si avvicinava il tempo della Pasqua e Gesù salì a Gerusalemme.

A Pasqua, in occasione del primo raccolto dell’anno, venivano portate al Signore delle offerte di orzo, grano e frumento.

In questo periodo si mangiava già il pane nuovo, che però non era lievitato, come prescriveva la Legge.

Quindi la festa degli Azzimi poteva avere luogo solo quando il grano del nuovo raccolto poteva essere trasformato in farina, non però quando il grano viene seminato.

Infatti, in Giudea, se l’annata è favorevole, il grano matura quattordici o venti giorni prima che qui da noi, perché, se in Egitto è raro che la mietitura del frumento e del grano possa essere fatta prima della fine di maggio, figuriamoci in Giudea, dove la temperatura è considerevolmente più bassa che in Egitto.

Con l’occasione della Pasqua una grande moltitudine affluiva a Gerusalemme, tra cui i pagani che là compravano e vendevano ogni tipo di mercanzie, e questa festa aveva perduto totalmente il suo carattere religioso e santo.

E l’avidità del guadagno spingeva, in quei giorni, perfino i sacerdoti a cedere in locazione ai mercanti, ebrei o pagani che fossero, i cortili e gli atri del Tempio in cambio di un compenso considerevole.

Perfino all’interno del Tempio si riservavano dei posti da affittare ai venditori di colombe e ad alcuni piccoli banchieri.

Il popolo, desideroso di visitare il Tempio, temeva di entrare a causa del bestiame che vi era introdotto, perché spesso i buoi si imbizzarrivano e causavano dei danni agli uomini e agli arredi sacri.

Inoltre, nel Tempio, regnavano un tale fetore e un tale strepito che era difficile resistervi e avveniva che, se qualcuno si arrischiava in quella confusione, perdeva tutto quanto avesse indosso.

C’era gente che veniva da chissà dove, che piangeva fuori del tempio per l’impossibilità di entrarvi a causa dello strepito, della confusione e del fetore.

La misura era colma. Pietro andò a prendere tre robuste corde dal funaiolo che aveva il suo banco nelle vicinanze, e poi Gesù le intrecciò a mo’ di frusta.

Gesù chiese ai mercanti chi avesse dato loro il diritto di trasformare la Sua casa di preghiera in una spelonca di ladri.

Ma loro si sentivano protetti, perché avevano pagato a caro prezzo presso i sacerdoti il loro diritto a vendere i loro servizi e le loro mercanzie. Lo derisero e minacciarono anzi di mettere le mani addosso al Signore.

In questo contesto, Gesù arriva e vuole pregare nel Tempio, dove desidera incontrarsi con suo Padre nella preghiera per i suoi fratelli.

Ma, giunto al tempio, come ho già detto, non trova gente che cerca Dio, ma solamente gente che fa i propri affari:

  • i mercanti di bestiame che “trafficavano”, a proprio guadagno, l’offerta dei sacrifici.
  • i cambiamonete, che, sempre a proprio guadagno, scambiavano denaro “impuro” avente l’immagine dell’imperatore, con monete approvate dall’autorità religiosa, per pagare la tassa annuale del tempio.

E il luogo riservato al culto di Dio era stato trasformato in un luogo di commercio.

IL CULTO ERA DIVENTATO SOLO IL PRETESTO PER FARE LUCRO.

Il gesto che Gesù compie, non è un gesto d’ira. È impossibile interpretare Gesù come violento: la violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza.

In verità, è un gesto di purificazione, è un richiamo al culto autentico, alla corrispondenza tra liturgia e vita; è un richiamo che vale per ogni epoca e anche per noi.

Gesù disse compiendo quel gesto “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”.

E i discepoli allora si ricordarono che sta scritto in un Salmo “Mi divora lo zelo per la tua casa” (69,10).

Questo salmo è un’invocazione di aiuto in una situazione di estremo pericolo a causa dell’odio dei nemici: la situazione che Gesù vivrà nella sua passione.

Lo zelo per il Padre e per la sua casa lo porterà fino alla croce: il suo è lo zelo dell’amore che paga di persona, non quello che vorrebbe servire Dio mediante la violenza.

Infatti il “segno” che Gesù darà come prova della sua autorità sarà proprio la sua morte e risurrezione.

Distruggete questo tempio – disse – e in tre giorni lo farò risorgere”.

E san Giovanni annota “Egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2,20-21).

Con la Pasqua di Gesù inizia un nuovo culto, il culto dell’amore, e un nuovo tempio che è Lui stesso, Cristo risorto, mediante il quale ogni credente può adorare Dio Padre “in spirito e verità” (Gv 4,23).

Anche per noi ormai il culto ha perduto la sua bellezza e il suo vero senso originario e spesso non c’è più una corrispondenza tra la celebrazione liturgica e la nostra vita.

Io non faccio altro che ripetere a quelli che frequentano gli incontri sul Vangelo, che oltre alla Scrittura santa, debbono tornare al Magistero, alla Tradizione, ai documenti conciliari, che ci restituiscono la bellezza della nostra Fede e del nostro credere.

LA COSTITUZIONE CONCILIARE DEL VATICANO II’, LA “SACROSANCTUM CONCILIUM” DEFINISCE LA LITURGIA COME «LA PRIMA E INDISPENSABILE FONTE ALLA QUALE I FEDELI POSSONO ATTINGERE IL VERO SPIRITO CRISTIANO».

Per cui è necessario che il discepolo di Gesù vada in chiesa per incontrare il Signore e trovare nella sua GRAZIA, la forza di pensare e agire e VIVERE secondo il Vangelo.

Non possiamo illuderci, quindi, di entrare nella Casa del Signore e “ricoprire“, con preghiere e pratiche di devozione, tutti quei comportamenti contrari alle esigenze della giustizia, dell’onestà o della carità verso il prossimo, che ogni giorno siamo bravi a mettere in atto.

Non possiamo sostituire con “omaggi religiosi” quello che è dovuto al prossimo, rimandando una vera conversione.

Il gesto provocatorio compiuto da Gesù, descritto così vivamente da Giovanni, intende contestare lo schema religioso mercantile, aveva soffocato la «casa del Padre suo», allora identificata nel Tempio di Gerusalemme.

L’idea di fondo che tutti avevano, infatti, era quella di pagare una prestazione e di comprare il favore divino: un “do ut des” fondato su una specie di scambio di mercato.

Una vera e propria, vergognosa, mentalità da mercanti.

I discepoli capirono il vero senso del gesto solo dopo la Risurrezione, annota Giovanni.

Finalmente oggi il tempio della dimora di Dio tra gli uomini, viene ora identificato con il corpo del Risorto: è IL CRISTO nella sua persona il vero tempio di Dio.

Ecco perché l’episodio è collocato dall’Evangelista nella vicinanza della festa di Pasqua (Gv 2,13).

Il vero tempio di Dio non è più un luogo materiale dove si compra la salvezza, ma è il luogo teologico della Persona stessa del Salvatore, che dona gratuitamente la salvezza a tutti coloro che credono in Lui.

Si tratta di un cambiamento radicale di prospettiva, che non abolisce certo il tempio, ma lo “porta a compimento” nel suo significato più alto, secondo il disegno biblico della Paola di Dio, incentrato in Cristo Risorto (Gv 4,21ss; 1 Pt 2,5;2,20).

L’antica idea sacrale del tempio non è più condivisa dalla Chiesa primitiva e dai Padri più antichi.

Infatti, l’Apostolo Paolo, nella prima epistola ai Corinti, afferma esplicitamente «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1 Cor 3,16).

E nella sua prima lettera (1Pt 2,4-5), l’apostolo Pietro asserisce che “ogni cristiano è pietra viva e santa che contribuisce a edificare il tempio spirituale che è la comunità cristiana”: la Chiesa tempio ci rimanda alla Chiesa Comunità.

Sant’Ignazio, Vescovo di Antiochia, Martire, con immagini scolpite a tutto tondo, descrive la Chiesa come una costruzione di pietre vive portate in alto dalla macchina della Croce di Gesù e tenute saldamente unite dalla corda dello Spirito (cfr. qui sotto il testo) nella sua Epistola agli Efesini, al capitolo 9,1:

«Voi siete pietre del tempio del Padre,
preparate in vista della costruzione di Dio Padre,
elevate in alto per mezzo della macchina di Gesù Cristo che è la croce,
usando come corda lo Spirito Santo.
La vostra fede è la guida che vi porta in alto,
mentre l’amore è la via che innalza verso Dio
»

Papa Francesco ebbe a dire nell’udienza del 7 marzo 2015:

Vi auguro che questa circostanza ravvivi in tutti voi l’amore per la casa di Dio. In essa voi trovate un grande aiuto spirituale. Qui potete sperimentare, ogni volta che lo volete, la potenza rigeneratrice della preghiera personale e della preghiera comunitaria. L’ascolto della Parola di Dio, proclamata nell’assemblea liturgica, vi sostiene nel cammino della vostra vita cristiana. Vi incontrate tra queste mura non come estranei, ma come fratelli, capaci di darsi volentieri la mano, perché accomunati dall’amore per Cristo, fondamento della speranza e dell’impegno di ogni credente. A Lui, Gesù Cristo, Pietra angolare, ci stringiamo fiduciosi in questa Santa Messa, rinnovando il proposito di impegnarci per la purificazione e la pulizia interiore della Chiesa edificio spirituale, di cui ognuno di noi è parte viva in forza del Battesimo.”

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!