MARTEDI’ XX^ SETTIMANA T.O. – Matteo 19,23-30 È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Matteo 19,23-30

regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

È una delle frasi più celebri in assoluto del Nuovo Testamento, e si trova sia nel Vangelo di Luca che quello di Matteo:

È più facile infatti per un cammello passare per la cruna d’un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio! (Luca 18:25)

Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio (Matteo 19:24).

Bisogna premettere che Il linguaggio greco – come anche nell’italiano – è un linguaggio polisémico, I CUI TERMINI POSSONO ESSERE PORTATORI DI PIÙ SIGNIFICATI in base a dove e come vengono utilizzati.

La parola “spirito”, ad esempio, può avere diversi significati proprio a motivo della polisemìa:

  • spirito di squadra,
  • spirito di sacrificio,
  • spirito libero,
  • liquore sotto spirito,
  • “spirito di patate”, per una battuta infelice;
  • spirito come disinfettante
  • “Spirito”, per indicare la TERZA PERSONA DELLA SS. TRINITÀ’.

La particolarità della polisemìa si verifica soprattutto nel passo biblico odierno, pronunciato da Gesù:

  • «È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio» (Mc 10:25; Mt 19:24; Lc 18:25).

Il detto di Gesù, strettamente parlando, non risulta né strano né di ardua interpretazione a chi conosce il linguaggio dell’antico Vicino Oriente CHE AMA IL PARADOSSO, I COLORI ACCESI, LE TONALITÀ FORTI, per far meglio colpo sull’uditorio.

Ma noi “occidentali” siamo sempre più complicati e arrogantemente “logici”, per cui cerchiamo il biblico “pelo nell’uovo” per avere ogni spiegazione.

Il significato veicolato dalla frase di per sé è semplice: per entrare nel regno dei cieli bisogna essere poveri, poiché la ricchezza, intesa come fine a sé stessa e scopo ultimo della vita, conduce alla perdizione.

Ma molto, molto particolare, però, è la scelta simbolica dell’immagine usata: quella del CAMMELLO, che ha fatto aggrottare le ciglia a generazioni di fedeli e non.

La spiegazione potrebbe stare in un errore di traduzione: le possibilità, in tal caso, sono addirittura tre.

  1. risale ai tempi di San Gerolamo, il grande patrono dei traduttori, che tradusse in latino parte dell’Antico Testamento greco e successivamente l’intera Bibbia, dando vita alla VULGATA DI SAN GIROLAMO, appunto. Egli, distrattamente, potrebbe aver trascritto “kamelos” al posto del molto simile “kamilos“, che però ha un significato differente, indicando una grossa fune o una gomena di nave.
  2. Un’altra possibilità è che si tratti di un caso di iotacismo, cioè di un errore di scrittura, frequente nei manoscritti greci, dovuto alla confusione dei grafemi “i” “ē“, “ei”, “oi” e “y”, che nel greco tardo e bizantino avevano tutti assunto la medesima pronuncia i della lettera iota.
  3. L’ultima ipotesi fa riferimento alla versione aramaica e considera una possibile confusione tra i termini “gamla” (cammello) e “gamta” (filo robusto).

In tutti e tre i casi la versione corretta sarebbe:

  • E’ più facile che una grossa fune passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio“.

Certamente così il parallelo perderebbe di particolarità, ma il significato non cambierebbe.

L’utilizzo di “gomena” inoltre sarebbe più azzeccato considerando gli interlocutori di Gesù, gli apostoli, tra cui vi erano pescatori e marinai del lago di Tiberiade, a cui il parallelo sarebbe apparso più evocativo e diretto.

E allora siamo chiamati a porci una domanda: sarebbe meglio correggere la traduzione di questi versetti?

NO!” Non c’è giudizio univoco a riguardo:

  1. Secondo alcuni, infatti, non esistono manoscritti che riportino la variante kamilos. La versione del Vangelo sarebbe soltanto un modo eccentrico di esprimere il concetto.

Dall’altro lato vi è anche chi ha sostenuto che la “cruna dell’ago” vada intesa come una strettissima porta d’ingresso a Gerusalemme, che le guide mostrerebbero ancora ai turisti desiderosi di conoscere l’origine del detto biblico: ovviamente questa porta non esiste.

Tra l’altro nella letteratura rabbinica antica sono presenti paradossi simili:

  • “…Chi può far passare un elefante per la cruna di un ago?” (Talmud Babilonese, Baba Mezi’a 38b);
  • “…Non mostrano una palma d’oro, nemmeno un elefante passante per la cruna di un ago” (Talmud Babilonese, Berakoth, 55b).

In realtà, si deve lasciare così il testo, meraviglioso in tutta la sua forza paradossale:

  • la ricchezza è un ostacolo invalicabile per entrare nel regno di Dio che è destinato ai «poveri in spirito» e costoro non sono tali per un vago distacco “spirituale” dai loro beni, ma perché essi sono radicalmente e totalmente liberi dall’idolatria delle cose e del loro possesso.

Tra l’altro, che questo senso forte sia inteso da Gesù emerge dalla successiva reazione dei discepoli che furono grandemente stupiti, quasi costernati.

E Cristo lo conferma dichiarando che la salvezza del ricco è sostanzialmente possibile solo attraverso un miracolo: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile!»

Che il significato dell’immagine sia quello del contrasto estremo tra la microscopica cruna dell’ago e il mastodontico cammello è confermato anche da altri due paralleli esterni.

Il primo è nello stesso Vangelo di Matteo, all’interno della sequenza di sette “Guai!” che Gesù scaglia contro gli scribi e i farisei, rivelando che, se l’ira è un vizio capitale, lo sdegno in difesa della virtù e del bene è una virtù. Là si legge: «Guide cieche che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!» (23,24).

È allora sempre più chiaro ormai l’implicito nesso tra questo grandioso animale e i piccoli fori dell’ago.

E questa citazione è stata particolarmente utile ai cammelli che sono stati nobilitati da tanta autorevole pregnanza simbolica. Poiché di loro non si è parlato solo citando carovane, caravanserragli o per la loro commestibile carne.

Ma perché i cammelli saranno menzionati -anche se si estinguessero- come avviene per il leggendario Leviathan, in miliardi di testi e citati miliardi e miliardi di volte in chiese ed altrove nel corso di dotte omelie e sofferti sermoni “in saecula saeculorum”.

Un altro cenno approfondito merita un aggettivo contenuto nella frase, che passa quasi inosservato: FACILE.

Esso è collegato alla parola «cammello», e vuole veicolarci il concetto che questo “cammello” riscontrerebbe minori difficoltà a «passare attraverso la cruna di un ago» rispetto a un «ricco entrare nel regno di Dio».

Infatti non viene menzionata la parola “impossibile” nei confronti del ricco perché altrimenti al ricco non sarebbe stata data la possibilità di «entrare nel regno di Dio» per il semplice assurdo motivo di essere ricco.

Allora appare chiaro che il testo non dice che «per un ricco è impossibile entrare nel regno di Dio», ma che riscontrerebbe maggiori difficoltà di accedervi rispetto alla “facilità” con la quale, PARADOSSALMENTE, un “cammello” potrebbe passare «attraverso la cruna di un ago».

Oggi magari avrebbero scritto «È più facile essere colpiti da un fulmine, che vincere alla lotteria».

Tuttavia, in entrambe le circostanze non viene espressa l’impossibilità di essere colpiti da un fulmine o di vincere alla lotteria: sono due cose molto difficili, ma non impossibili; semplicemente che è più facile essere folgorati da un fulmine che vincere alla lotteria.

Il senso che trasmette il passo biblico è esattamente questo: la difficoltà è di livello:

  • “fattibile”,
  • ma non “impossibile”.

Attenzione allora, Fratelli e Sorelle a non intendere questo passaggio alla lettera. Così facendo faremmo cadere la Bibbia nel ridicolo in quanto qui, tirare in ballo la frase «a Dio ogni cosa è possibile» sarebbe assurdo.

Qui si parla non della capacità di Dio nel fare qualcosa, ma delle capacità di un cammello per fare qualcosa che logicamente gli è impossibile fare.

  • “23-24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Amen, dico a voi che un ricco difficilmente entrerà nel regno dei cieli”.
  • 24 Di nuovo dico a voi: È più facile che un cammello passi attraverso una cruna di ago che un ricco entri nel regno di Dio.

San Girolamo, commentando questi versetti, scrisse “…In che modo Abramo, Isacco e Giacobbe, che erano ricchi, poterono entrare nel regno dei cieli? E, nel Vangelo, Matteo e Zaccheo, abbandonate le ricchezze, come poterono testimoniare il Signore? È perché al tempo in cui entrarono nel regno dei cieli avevano cessato di essere ricchi. Quindi, non entreranno finché saranno ricchi. E tuttavia, poiché è solo difficile che le ricchezze vengano disprezzate, non ha detto che è impossibile a un ricco entrare nel regno dei cieli, ma ha detto che è difficile. Quando si dice che è difficile, non si afferma che è impossibile, ma si vuol dire che è raro che avvenga.

Con queste parole mostra non che è difficile, ma che è impossibile a un ricco entrare nel regno dei cieli. Se, infatti, un cammello non può certamente entrare nella cruna di un ago, del pari il ricco non potrà entrare nel regno dei cieli, per cui nessun ricco potrà salvarsi. Ma se leggiamo Isaia, laddove narra dei cammelli di Madian e di Efa che venivano a Gerusalemme carichi di doni e di gioielli, vedremo che essi, che prima erano curvi, come schiacciati dal peso delle malvagità e dei vizi, riuscirono tuttavia a entrare per le porte di Gerusalemme; cioè questi cammelli, ai 109 quali qui sono paragonati i ricchi, allorché deposero il grave peso dei loro peccati e abbandonarono del tutto la loro carnale malvagità, riuscirono a entrare per la porta stretta, per la via angusta che conduce alla vita”.

 

Ma allora chi si salva? Se un cammello non può entrare per la cruna di un ago, così un ricco non può entrare nel regno dei cieli. Bisogna dunque concludere che la cosa sia impossibile. E questa è la conclusione che ne traggono i discepoli allorché presi da un grande spavento esclamarono: “chi potrà dunque essere salvo?

Ma essi non comprendevano ancora quella grande verità che il loro divino maestro allora insegnò dicendo che quel che era impossibile all’uomo, era possibile a Dio; cioè che quello che l’uomo non poteva da sé stesso lo poteva con l’aiuto di Dio. Perché il Signore fa qui conoscere, dice Sant’ Agostino, LA NECESSITÀ DELLA SUA GRAZIA.

Questa sentenza che il Figlio di Dio aveva pronunciato contro l’amore delle ricchezze li faceva tremare per tutti gli uomini. Ma questo loro turbamento poteva anche venire dal considerare la furiosa inclinazione che tutti hanno, poveri e ricchi, ai beni della terra e perciò concepirono dalle parole del Figlio di Dio che la salvezza era dunque necessariamente esposta a gravi pericoli.

E questo spavento fu tale che ebbero essi bisogno di essere consolati prontamente da Gesù Cristo.

Questo egli fece, secondo l’osservazione di Sant’Agostino, prima con uno sguardo benevolo e pieno di bontà che calmò la loro inquietudine e dissipò il loro spavento; e dopo con l’assicurarli che la sua grazia renderebbe possibile agli uomini ciò che non potevano da sé stessi…

Che se avviene qualche volta, dice San Giovanni Crisostomo che ti trovi come colpito e come abbagliato dalla vista di quella magnificenza e di quello splendore che accompagnano ordinariamente le ricchezze e se avviene che l’anima tua si senta all’improvviso come violentemente trascinata ad attaccarvisi, ascolta questa terribile sentenza di Gesù Cristo: è impossibile che un ricco entri nel regno dei cieli.

Accumula se vuoi montagne d’oro, una terra d’oro, un mare con tutto un mondo d’oro e giudica da te stesso se quanto mai la tua immaginazione è capace di rappresentarsi di più ricco, possa essere in qualche modo paragonato alla perdita che tu farai perdendo il cielo”

PICCOLE CURIOSITA’ BIBLICHE

Il Cristo rivela, così, non solo la ferma condanna della ricchezza egoista che impedisce all’uomo di seguirlo, come era accaduto al giovane ricco nel cui contesto è collocato il nostro detto (19,16-22), ma ci fa vedere anche la sua perfetta aderenza al linguaggio colorito della cultura in cui egli era incarnato.

In appendice ricordiamo che il cammello – in ebraico gamal, termine che vale anche per il dromedario a una sola gobba – è menzionato nella Bibbia a partire già dai patriarchi (Genesi 24,10-67 e 31,17.34).

Curiosamente notiamo che, secoli dopo, secondo un registro riferito dal libro biblico di Esdra 2,66-67, gli Ebrei rimpatriati dall’esilio a Babilonia avevano una dotazione di ben 435 cammelli, molto più dei 245 muli, ma ovviamente meno dei più semplici asini che erano 6.720 e dei 736 cavalli.

Nel Nuovo Testamento Giovanni Battista indossava abiti tessuti con peli di cammello (Matteo 3,4), mentre nella tradizione popolare beduina l’urina di cammella è considerata, a livello di cosmesi femminile, una sorta di “acqua di colonia“…!

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!