LUNEDI’ 23^ SETTIMANA T.O. – Luca 6,6-11 Àlzati e mettiti qui in mezzo

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo Luca 6,6-11

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Oggi, Gesù ci dà esempio di “libertà”. E di libertà ne parliamo tantissimo nei nostri giorni. Ma nulla ha a che vedere con quella di Gesù, che è una libertà totalmente modellata sull’azione del Padre.

Lui stesso dirà «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa» (Gv 5,19).

Ed il Padre solamente agisce per amore. L’amore non s’impone, ma mobilita, restituendo con pienezza la vita.

Quel comando di Gesù: «Alzati e mettiti nel mezzo!» (Lc 6,8), possiede la forza ricreatrice di Colui che ama, e attraverso la parola agisce. Ancora di più l’altro «Stendi la mano!» (Lc 6,10), che finisce con l’ottenere il miracolo, ristabilisce definitivamente la forza e la vita in chi era debole e morto.

Gesù guarisce quest’uomo che ha la mano destra secca, ovvero la mano che lavora, che benedice, che si alza nel rito del giuramento, che si porge nel saluto…

Quando un ramo secca significa che la radice non riceve il nutrimento giusto.

È interessante vedere che Gesù comanda a quest’uomo di mettersi nel mezzo. La questione infatti diventa centrale: questa mano che è chiamata a lavorare per il Regno di Dio, a benedire, a giurare, a salutare, ha la sua RADICE NEL NOSTRO CUORE.

E ciò che riuscirà a “produrre” sarà la nostra carta di identità «…Dai loro frutti li potrete riconoscere» (Mt 7,20).

Ecco che “salvare”, la mano di quest’uomo significa simbolicamente strappare quest’uomo stesso dalla sua morte spirituale, e questa stessa parola si traduce in “guarire”. E Gesù, guarendo, salva quanto di morto c’era in quel pover’uomo ammalato. Manifestando così un segno chiaro DELL’AMORE DI DIO PADRE VERSO LE SUE CREATURE.

Così, nella nuova creazione dove il Figlio non fa altro, se non ciò che vede fare al Padre, LA NUOVA LEGGE CHE DOMINERÀ SARÀ QUELLA DELL’AMORE CHE SI REALIZZA CONCRETAMENTE. E non quella di un riposo che distrugge, “inertizza”, rende inutile, persino ciò che di buono facciamo al fratello bisognoso.

Libertà ed amore messi insieme allo stile di Gesù, faranno dire a sant’Agostino «…Ama e fa ciò che vuoi». Solo vivere questa dimensione appieno ci farà imparare a trasformarci pian piano in Cristo.

Ma torniamo al testo evangelico: È ancora sabato!

La disputa sul sabato giunge al suo apice di incomprensione e di violenza. I farisei e gli scribi sono fuori di sé.

Il secondo comandamento della Legge di Dio ordinava di “santificare il sabato”. Era proibito lavorare in quel giorno (Es 20,8-11).

I farisei dicevano che curare un malato era lo stesso che lavorare. Per questo insegnavano “É proibito curare in giorno di sabato!” Mettevano la legge al di sopra del benessere delle persone.

Gesù era una presenza scomoda, perché lui metteva il benessere delle persone al di sopra delle norme e delle leggi.

La preoccupazione dei farisei e degli erodiani non era zelo per la legge, bensì volontà di accusare e di eliminare Gesù.

Ma Gesù non è certo venuto per trasgredire le norme, anche se sa ben distinguere cosa viene da Dio e cosa viene dagli uomini. Ricordate i famosi numerosi precetti orali che il pio israelita era tenuto ad osservare, dei quali vi ho parlato nei giorni scorsi?

E certamente non vuole mettere in discussione una delle intuizioni più originali del popolo di Israele, quella del sabato come momento di memoria della libertà e della dignità dell’essere umano!

Ma il messaggio che Gesù porta avanti è potente: Dio non ha gravato i credenti con norme assurde fatte per manifestare la propria divina autorità MA PER RENDERLI LIBERI!

Egli insegna, come sempre, con la forza della parola e con i gesti e i segni che pone.

E Gesù rimette in ordine la corretta interpretazione della norma ponendo NEL MEZZO L’UOMO DALLA MANO INARIDITA.

È l’uomo ad essere al centro, non l’osservanza di una pur giusta regola! Dio ha donato agli uomini le regole perché essi siano più liberi e non perché ne divengano schiavi.

E allora fa alzare l’ammalato, gli restituisce dignità, pesantemente compromessa in una società che attribuiva alla punizione divina la malattia, aumentando a dismisura la ferocia di scribi e farisei, e lo mette in mezzo.

È l’ammalato al centro dell’attenzione di Gesù, non certo una norma attribuita a Dio!

Alzati e mettiti in mezzo! Gesù chiede due cose al disabile fisico: Alzati e mettiti in mezzo! La parola “alzati” “anistèmi” è quella che anche le comunità di Marco usavano per dire “risuscitare“.

Il disabile deve “risuscitare“, alzarsi, vivere in mezzo ed occupare il suo posto nel centro della comunità!

Purtroppo non segue l’ammirazione per l’accaduto, non segue la loro conversione e ancor mano la lode a Dio, ma “pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù”.

S’intrecciano in questo episodio la cura amorevole del medico divino, l’attenzione che Cristo ha per ciascuno di noi e la rabbia degli scribi e dei farisei.

È una storia che ha avuto e ha ancora il suo seguito. Sono ancora tanti i seguaci degli scribi e dei farisei!

Per fortuna sono ancora tanti coloro che fiduciosamente stendono le mani verso Cristo, tanti ad essere guariti, tanti a cantare la misericordia di Dio per i suoi prodigi di grazia e di amore.

Gli emarginati, gli esclusi, devono vivere in mezzo! Non possono essere esclusi. Devono stare insieme a tutti gli altri! Gesù chiama l’escluso a mettersi in mezzo.

Attenzione, però, oggi corriamo il rischio contrario. Ce ne freghiamo di qualsiasi norma, in nome di un inopportuno buonismo ma anche del nostro tornaconto personale e ci dimentichiamo che LA NORMA È L’ABITO DELL’AMORE…

In quella sinagoga si trattava di salvare simbolicamente la vita ad “un uomo” (anthrōpos), immagine di ogni uomo.

Per l’uomo Dio ha “fatto il sabato”, il riposo preparato per chi ha sperimentato, durante la settimana, la durezza della vita, conseguenza del peccato di Adamo.

Ma questo “shabbàt”, questo luogo privilegiato per rendere grazie ALL’AMORE DI DIO, può essere sporcato dall’ipocrisia, e trasformarsi in luogo reietto, ove alberga il male e la morte. Ma agli occhi di Gesù che scrutano e abbracciano “a 360 gradi”ogni pensiero, non sfugge il cuore indurito di chi gli era accanto.

E IL SIGNORE DEL TEMPO E DELLA STORIA, ATTRAVERSO QUELLA MANO INCAPACE DI STENDERSI PER ACCOGLIERE E DONARE, MOSTRA COSA SIGNIFICHI DARE AL SABATO PIENO COMPIMENTO.

Anche un cuore indurito può alzarsi e risuscitare, se si apre alla PAROLA DEL SIGNORE.

Proprio la debolezza che ci costituisce è la prova che “scagiona” Gesù, GIUSTIFICANDO CON LA NECESSITÀ E L’URGENZA DELL’AMORE, la liceità di fare il bene e salvare una vita, anche di sabato. Perché il cuore e la mano, SONO INDURITI ANCHE DI SABATO, COME OGNI ALTRO GIORNO.

Ed è proprio NEL SABATO SANTO, IL SABATO DELLA TOMBA, QUANDO NELLA SEPOLTURA E NELLA DISCESA AGLI INFERI, GESÙ RENDE PIENA E DEFINITIVA LA LICEITÀ DI AMARE PERCHÉ, DANDO IL GIUSTO SENSO ALLO “SABBÀT HA SANATO E SALVATO DEFINITIVAMENTE LA VITA DAL PECCATO E DALLA MORTE, DI QUELL’UOMO CREATO, PERDONATO, SALVATO E REDENTO DALL’AMORE DEL PADRE CELESTE.

Per questo, in questa pericope evangelica dice “Alzati e mettiti in mezzo!”, “anistèmi”, alzàti dall’aridità, come recita, non a caso, il termine originale greco usato anche per la “risurrezione” di Gesù.

Questo pover’uomo è incapace di tutto. Non può prendere, scrivere, guidare, mangiare, qualunque relazione gli è assolutamente compromessa.

PER QUESTO POVERETTO OGNI GIORNO È SABATO. MA NON DI FESTA E RIPOSO.

È UN SABATO DI CONDANNA E DI MORTE CHE SI SPALMA SU TUTTA LA SUA POVERA ESISTENZA.

E nella condizione di quest’uomo si scorge l’esito di una religione vestita d’ipocrisia: in quel sabato, infatti, si trova nella sinagoga e NESSUNO DEI SUOI CORRELIGIONARI, SE NON IL CRISTO fa nulla, compiendo così MISERAMENTE la Legge.

C’è una bella differenza tra il non poter e IL NON VOLER FARE NULLA, come quella che passa tra l’amore e il timore.

Ma a quell’uomo una cosa non è impedita, L’OBBEDIENZA A GESU’, L’UNICA CHE APRE IL CAMMINO ALLA RISURREZIONE.

Guardiamo il parallelismo, anche qui. La prefigurazione: ANCHE GESÙ HA OBBEDITO, HA “STESO” LE SUE MANI SULLA CROCE E “DISTESO” IL CORPO NEL SEPOLCRO, è entrato nella morte, l’ha vinta e ci consegna gratuitamente l’obbedienza per risorgere.

Alzati e mettiti nel mezzo!“, “stendi la mano“, e quell’uomo non ha fatto altro che ascoltare e obbedire: “Egli lo fece e la sua mano fu guarita”. E così è risuscitato, recuperando una vita piena, da spendere in tutte le sue potenzialità.

Alzati e mettiti nel mezzo! Continua a dirci Gesù. Ma anche qui si tratta di capire per il verso giusto.

Non si tratta del nostro “stare al centro dell’attenzione”, facendo buona mostra della nostra parte migliore. MA DI ESSERE POSTI NEL MEZZO AFFINCHÉ SI VEDA BENE LA MANO STERILE CHE GUARISCE PER OPERA DI DIO. QUELLA MANO FERITA SANATA DALLA MISERICORDIA DI DIO, NEL NOME DI GESU’ PER LA POTENZA DELLO SPIRITO SANTO.

Come Gesù, che tutti hanno potuto vedere crocifisso, perché doveva essere evidente la risurrezione proprio attraverso la certezza della crocifissione.

AFFINCHÉ TUTTI VEDESSERO E SI RENDESSERO CONTO CHE LO STESSO UOMO CROCIFISSO ERA LO STESSO UOMO RESUSCITATO.

Così Dio sceglie la sterilità, la piccolezza, la debolezza, i peccatori, come Giacobbe, Davide, Sansone, e Pietro, il traditore.

DIO SCEGLIE “IL NULLA” PER MOSTRARE CHE COSA SIGNIFICHI IL SABATO, IL GIORNO IN CUI “NULLA” SI FA PERCHÉ È DIO CHE FA “TUTTO”. È IN DIO CHE SI FA TUTTO. È PER DIO CHE SI FA TUTTO.

Per il Battesimo, siamo stati crocifissi con Cristo, in mezzo ai due ladroni, immagine del mondo schiavo dei peccati.

È IL MISTERO DELLA NOSTRA ELEZIONE, PER LA QUALE I NOSTRI DIFETTI, LE DEBOLEZZE, GLI STESSI PECCATI, INCHIODATI ALLA CROCE DEL SIGNORE, SONO ISSATI SOPRA IL MOGGIO, SUL CANDELIERE, PERCHÉ IL MONDO RICEVA UN RAGGIO DELLA LUCE CHE BRILLA SUL VOLTO DI CRISTO.

In questo tutto riacquista un senso ben preciso:

  • le nostre ferite “stese” davanti al mondo, infatti, sono il luogo della misericordia di Dio che “ristabilisce” la vita laddove era la morte,
  • il suo amore fa ritornare ad essere la mano (secondo il significato del termine greco “risanata”), com’era al principio, nel progetto del Padre,
  • aperta” per donare, come il cuore di Cristo, per inondarci del suo Divino Amore.

La nostra carne povera, debole, ferita è la pietra scartata dai legalisti che “osservano” ogni passo falso dei peccatori. Essi “tengono consiglio per togliere di mezzo” la nostra debolezza, dimenticando che essa rappresenta quella porta spalancata sul Signore, e che è preludio alla sua opera.

Come lui, anche noi siamo chiamati dal Signore ad alzarci dall’egoismo e a metterci in mezzo, divenendo esempio per il mondo che non conosce l’obbedienza. E non fa affatto nulla se siamo peccatori o santi, ma sempre amati, pur se viviamo tra l’ipocrisia e la menzogna. Dobbiamo solo riconoscere che l’unica verità capace di salvare, è l’amore infinito di Dio per ogni uomo.

Di questo AMORE DIVINO portiamo le stigmate, che non essere celate, come fu per Padre Pio e per San Francesco.

Come fu per Gesù dopo la Risurrezione, quando, proprio attraverso le sue ferite, provava agli apostoli la vittoria sulla sua carne e sulla morte: QUELLE FERITE ERANO LA MEMORIA della sua carne crocifissa per amore, e la prova che proprio con quella carne lì aveva vinto il peccato.

Così noi, quando avviene che Dio ci usa Misericordia, dobbiamo mettere le nostre ferite “in mezzo”, davanti a tutti, PERCHÉ CHI CI È ACCANTO POSSA VEDERVI L’OPERA SOPRANNATURALE CHE LE GUARISCE E TRASFIGURA, L’AMORE INFINITO DI DIO CHE HA PRESO DIMORA NELLE NOSTRE FRAGILITA’ UMANE. Perché il Signore, così, nel suo disegno di salvezza, le rende gloriose.

Un’ultima piccola riflessione su un particolare apparentemente insignificante:

  • ma Gesù non poteva guarire quell’uomo nel posto dove si trovava, senza chiedergli di alzarsi e “METTERSI NEL MEZZO”?

Nella sua infinita capacità e pazienza pedagogica Nostro Signore vede che, mentre stava insegnando nella sinagoga, lo sguardo di molti era fisso sull’uomo che aveva la mano inaridita.

Decide quindi di intervenire e “correggere” lo sguardo di quelle persone.

Gesù lo mette in mezzo per aiutare gli altri a guardarlo secondo la prospettiva di Dio che non ha sguardi deviati, che non guarda le persone, come loro, con secondi fini.

Mi piace pensare che per Dio ognuno di noi sia “in mezzo”, al centro della sua attenzione.

La domanda che Gesù pone dovrebbe aiutare a guardare le cose nella prospettiva di Dio.

È “shabbàt”, come abbiamo detto, è il giorno di Dio: e in esso il Creatore del mondo, che ha donato al suo popolo il giorno di sabato perché ogni cosa fosse compiuta, ma che vuole, al di sopra di esso, che è tutto per la vita e per il bene, per mezzo di Cristo, per la potenza dello Spirito Santo, guarisce quell’uomo, restituendolo alla pienezza della vita di GRAZIA.

Fratelli e Sorelle, non dimentichiamo mai che LA LEGGE È GIUSTA SOLO SE CONTEMPLA UN’ECCEZIONE. NOI SIAMO GUARDATI DA GESÙ SEMPRE COME ECCEZIONE, ma ciò non toglie nulla al valore di una regola, semplicemente la umanizza, la compie. E lo “Shabbàt” è il giorno del Signore di ogni misericordia e dell’onore di Dio.

E a noi che dovremmo essere cristiani, e non solo esclusivamente vacanzieri, ricordo ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica al n.2175:

  • LA DOMENICA – COMPIMENTO DEL SABATO – La domenica si distingue nettamente dal sabato al quale, ogni settimana, cronologicamente succede, e del quale, per i cristiani, sostituisce la prescrizione rituale. Porta a compimento, nella pasqua di Cristo, la verità spirituale del sabato ebraico ed annuncia il riposo eterno dell’uomo in Dio. Infatti, il culto della Legge preparava il mistero di Cristo, e ciò che vi si compiva prefigurava qualche aspetto relativo a Cristo: «Coloro che vivevano nell’antico ordine di cose si sono rivolti alla nuova speranza, non più guardando al sabato, ma vivendo secondo la domenica, giorno in cui è sorta la nostra vita, per la grazia del Signore e per la sua morte».

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!