GIOVEDI’ 8^ SETTIMANA DEL T.O. – Mc 10,46-52 Rabbunì, che io veda di nuovo

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

 

Dal Vangelo secondo Marco 10,46-52

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Nelle Sante Scritture, ma anche nella letteratura antica VEDERE LA LUCE era SINONIMO DI VITA, tanto che ciò che faceva più paura, pensando alla morte, era di non veder più la luce Per questo si diceva, SIMBOLOGICAMENTE:

  • nel Salmo 22 “…se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male…”
  • di abitare in una regione di tenebre:
    • Isaia 9,1 e vai a vedere anche Matteo 4,12-25“Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.”

Se abbiamo occhi per vedere, grazie anche al dono della luce naturale, possiamo allora GIOIRE, perché siamo in grado di contemplare tutte le opere di Dio, come dice un grande Libro scritto nel secondo secolo avanti Cristo, da un sapiente scriba ebreo, chiamato YEHOSHUA (GESÙ) BEN SIRACH, “figlio di Sirach”, figlio di Eleazaro, di Gerusalemme. Il Libro è IL SIRACIDE: “il sole con il suo splendore illumina tutto, della gloria del Signore è piena la sua opera“.

Se vuoi approfondire questo antico sapiente ti consiglio di vedere il nostro sito web: www.insaeculasaeculorum.org

Ecco allora che SE NON ABBIAMO NEL CUORE IL DESIDERIO DI LODARE IL SIGNORE È PERCHÉ I NOSTRI OCCHI SONO PRIVI DI QUELLA LUCE DI DIO, CHE CI PERMETTE DI VEDERE LE COSE NEL MODO GIUSTO.

Ma se GLI OCCHI DELLA NOSTRA VISTA E QUELLI DEL NOSTRO CUORE SONO APERTI ALLA LUCE DEL SIGNORE, allora SPONTANEAMENTE IL NOSTRO CUORE ESULTERÀ E TROVERÀ LE PAROLE PER LODARE DIO, per cantare la letizia che prova nell’ammirare quell’armonia che IL PADRE CELESTE ha posto nell’opera della CREAZIONE. E di quest’ultimo aspetto scriverà ancora il Siracide “Una cosa conferma i pregi dell’altra“.

Stupenda icòna diventa il figlio di Timèo, BAR-TIMÈO, cieco, perché PUNITO DA DIO per sue colpe o per quelle dei suoi padri, secondo la mentalità del tempo.

Egli diventa il modello di ogni credente, immagine mia e di tutti noi…

Da tempo viveva mendicando pochi spiccioli, sul ciglio della strada, gridando al mondo intero il suo dolore e chiedendo quell’elemosina misera che gli consentiva di sopravvivere.

BAR-TIMÈO era consapevole di non avere in sé la luce e viveva nella sua triste esistenza questo dramma: viveva nella regione delle tenebre. Ma per lui si avvera la grande PROFEZIA DI ISAIA “Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce”.

E allora, subito SI METTE A GRIDARE FORTE. Non vuole assolutamente perdere l’occasione di parlare CON COLUI CHE RICONOSCE –CON GLI OCCHI DEL CUORE- COME SIGNORE DELLA SUA VITA.

E guardate che tristezza e che miseria, fratelli e sorelle mie….

ANCHE GLI UOMINI DELLA CHIESA NASCENTE, CHE ACCOMPAGNAVANO IL SIGNORE GLI DICONO DI NON DISTURBARE IL SALVATORE, CHE È MEGLIO TACERE.

VI IMPLORO DI VERGOGNARVI INSIEME A ME! Facciamo pubblica ammenda della nostra poca Fede e della miseria della nostra Testimonianza.

Perché anche noi, come gli apostoli, siamo chiamati a dire ad ogni uomo di avere coraggio perché il Signore ci chiama a salvezza, E QUASI MAI LO FACCIAMO!

Assistito dalla Luce dello Spirito, Grazie a Dio, BAR-TIMÈO non aveva dato loro ascolto e “GRIDAVA ANCORA PIU’ FORTE…”

LODE A DIO, Fratelli e Sorelle… LODE A DIO!!

E il Signore lo ascolta, lo accoglie, lo chiama.

E così avviene: BAR-TIMÈO getta via il mantello che tiene sul grembo per raccogliere le monete, ovvero l’unica cosa che gli permetteva di vivere, per diventare discepolo del Cristo Signore!

Ironia della sorte, Fratelli e Sorelle… colui che doveva IN TUTTO dipendere dagli altri per sopravvivere, DIVENTA L’UNICO CHE HA CAPITO COSA FARE… DIVENTA IL MODELLO DI OGNI CREDENTE…

…LASCIA TUTTO E SI METTE A SEGUIRE IL SIGNORE…

Una piccola curiosità. Nel Vangelo di oggi vediamo che Gesù dà due volte la vista a questo cieco:

  1. gli guarisce gli occhi, certamente,
  2. ma nello stesso tempo gli rivela che è LA PROPRIA FEDE ad averlo salvato “Va’, la tua fede ti ha salvato”.

E la PAROLA che GESÙ pronunzia che è ancora più importante della guarigione fisica.

Ed è in forza della PAROLA che il cieco RICEVE, CON LA LUCE DEGLI OCCHI, ANCHE LA LUCE DI DIO CHE GLI FA PRENDERE COSCIENZA CHE È LA FEDE CHE ILLUMINA.

Per la fede in Gesù egli ha ottenuto il miracolo, ma ora capisce che è grazie alla fede in Gesù che viene la vera luce. Infatti come abbiamo detto “…subito prese a seguirlo…”. Perché HA TROVATO LA VERA LUCE, LA LUCE DELLA VITA.

È quanto già diceva il Siracide ricordando che soltanto l’Altissimo conosce tutta la scienza. Noi vediamo le cose, ma se non siamo uniti al Signore le vediamo in modo molto superficiale: “L’Altissimo osserva i segni dei tempi, annunziando le cose passate e future e svelando le tracce di quelle nascoste. Nessun pensiero gli sfugge…”. È nella luce di Cristo che noi vediamo LA LUCE DI DIO e abbiamo modo di riconoscere ciò che è male e fuggirlo.

Un giorno, mentre FRANCESCO FORGIONE, meglio noto come PADRE PIO stava facendo un’omelia, usò una similitudine per spiegare molto bene quanto è facile incappare nelle grinfie del demonio e così lasciarsi condizionare dalla sua visione del mondo e corrompere la semplicità della nostra natura.

Raccontava di quella madre che ricamava una tela, mentre, ai suoi piedi, il suo bambino sedeva su uno sgabello basso e da quel punto di vista il piccolo non capiva cosa stesse facendo la madre. Perché vedeva la tela al rovescio e gli appariva solo come un groviglio di fili senza senso.

Si domandava cosa la mamma stesse facendo e perché. Allora lei gli mostrò la parte dritta della tela e il bambino ne comprese il disegno e ne apprezzò la bellezza. Era riuscito in tal modo a vedere la parte buona del ricamo, dove l’armonia dei colori e le figure avevano finalmente un senso CHIARISSIMO.

IL MALE, spiegava Francesco Forgione (1887-1968), Santo Taumaturgo Frate Minore Cappuccino, Sacerdote, È COME IL ROVESCIO DELLA TELA E NOI SIAMO TUTTI SEDUTI SULLO SGABELLO BASSO. Lo diceva per farci capire QUANTO SIAMO LONTANI DALLA VERITÀ DEL CRISTO, se non ci affidiamo alla guida del Signore, che tesse ogni azione per il nostro bene.

Sia Lodato Gesù, il Cristo!