28 settembre 2024 sabato 25’ settimana p.a. B – LUCA 9,43-45 “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato”.

“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 9,43-45

+ In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento. Parola del Signore

Mediti…AMO

Nel Vangelo troviamo l’aspetto della sofferenza “Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini”.

E un aspetto difficile da accettare, perché è contrario ai sogni umani, nei quali la gloria è senza pena, mentre Dio glorifica, attraverso la prova, che trasforma l’uomo per portarlo all’unione con lui.

Con le sue parole, Gesù sferza con durezza ogni illusione e ogni ingenuo entusiasmo, e annunzia che la sua missione non si compie tra gli onori, ma passa attraverso l’ignominia della croce.

L’evangelista non riporta soltanto le parole del Maestro, ma ne sottolinea anche il tono di rimprovero.

Il testo greco è più rude “…mettetevi nelle orecchie”, che potremmo anche tradurre con “…aprite bene le orecchie”.

Gesù chiede ai discepoli di “mettersi bene in testa”, che il figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini.

Ma i discepoli non capiscono e provano paura all’udire tali parole.

Essi avevano scelto di seguire il Maestro, NELLA VIA DEL SUCCESSO DEI MIRACOLI, mentre ora queste parole sembrano proiettare Gesù in situazioni di sconfitta.

Infatti, al tempo del racconto dell’evangelista, Gesù era impegnato in tante attività e tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva.

Era il leader di quel momento e tutta la Giudea, la Galilea la Samaria, parlavano di lui.

E Gesù, forse nel momento in cui i discepoli si rallegravano di ciò, prospetta un futuro che non si aspettavano e non vogliono chiedere spiegazioni in merito.

Forse preferiscono non capire, per rimanere nell’idea di continuare a vivere da discepoli del maestro acclamato dalle folle.

Ma come si può accettare un Messia sconfitto, che scandalo per i giudei e follia per i pagani.

Eppure è dalla croce che nasce la salvezza. I discepoli sono anche rattristati per non aver compreso.

 

Tutto questo disorienta non poco i discepoli che evidentemente sono pronti a tutto ma non alla sofferenza. E come dar loro torto?

Sant’Agostino scriveva “Chi vorrebbe molestie e difficoltà? Tu ci comandi di sopportarle, non di amarle. Nessuno ama quello che sopporta, anche se ama di sopportare; avviene che uno può godere di sopportare ma tuttavia preferisce che non esista quello che deve sopportare” (Confessioni, 10, 37).

Ciò che essi non compresero, ma che anche noi non comprendiamo, È IL MISTERO DELLA CROCE, DOVE IL SIGNORE SI FA CARICO DEL NOSTRO MALE.

Ma d’altronde come potevano se, per Israele, IL POPOLO DEL SIGNORE SEMPRE È STATO LIBERATO DA PERSONE SUSCITATE DA DIO E DA LUI RESE FORTI.

Basta leggere il Primo e il Secondo Libro dei Maccabei e possiamo avere una pallida idea di ciò che si attendeva dal Messia, ogni figlio di Israele.

L’Unto del Signore era per loro un nuovo Davide, un nuovo Giuda Maccabeo, un nuovo personaggio potente, sommamente potente, per dare liberazione e salvezza.

Con Lui il popolo di Dio non avrebbe conosciuto più schiavitù. Sarebbe stato eternamente libero.

Queste attese di liberazione svaniscono con una sola frase di Gesù Signore «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».

E come se Gesù dicesse “…tutte le vostre speranze sono false. State costruendo sulle sabbie mobili della fantasia, dell’immaginazione, della più pura invenzione. State elaborando pensieri che non appartengono a Dio, non sono sua rivelazione. Sono io la verità del Messia. Ogni parola su di me deve essere letta e compresa dalla mia storia. Attendete gli eventi e saprete chi è un vero Messia di Dio”.

Fratelli e Sorelle, non dimentichiamo mai che Gesù conosce il cuore dell’uomo e sa che l’illusione è un serpente velenoso che accarezza e morde, come un sole accecante che nasconde la strada.

LA FEDE NON CI IMMERGE NEL MONDO DELLE FAVOLE, MA CI SVELA LA REALTÀ, FACENDOCI VEDERE CHE IL MALE CAMMINA DI PARI PASSO CON L’UMANITÀ.

Non è Gesù che fabbrica la croce, sono gli uomini che rifiutano la verità di Dio.

La croce è l’icona del peccato, segno visibile di un potere che cerca di soffocare la luce.

Ma allo stesso tempo, la croce è anche ICONA DI UN AMORE CHE NON FUGGE DINANZI AL MALE, E NON SI NASCONDE NEI FALLACI COMPROMESSI.

Ma è IMMAGINE DELL’AMORE CHE ABBRACCIA TUTTI, ANCHE COLORO CHE CROCIFIGGONO.

Santa Teresa di Lisieux, era ben preparata, non solo alla lotta, ma anche alla sofferenza.

Nella sua autobiografia scrive che fin da giovinetta aveva imparato ad amare la sofferenza.

Con questa consapevolezza affronta l’ultima e più faticosa tappa della sua breve vita terrena, quella di una malattia che consuma il corpo, mentre la sua anima è invasa dalle tenebre più fitte.

Vive in una continua offerta, ma non può esimersi dal sentirne tutto il peso.

Nell’ultimo giorno della sua vita, 30 settembre 1897, immersa in un dolore che sembra schiacciarla, confessa con disarmante semplicità “Mai avrei creduto che fosse possibile soffrire tanto! mai! mai! Non posso spiegarmelo se non con gli ardenti desideri che ho avuto di salvare anime”.

HA VISSUTO LA SUA PASSIONE IN UNIONE ALLA CROCE DI GESÙ, E MAI HA DUBITATO CHE QUEL DOLORE AVESSE UNA SUA FECONDITÀ.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!