27.01.2023 VENERDI’ 3 SETTIMANA P.A. A – MARCO 4,26-34 “L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MARCO 4,26-34

26Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 28Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». 30Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; 32ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra». 33Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il brano evangelico di oggi è costituito da due parabole:

  • La prima, quella del «seme» che germoglia e cresce da solo, è propria di Marco.
  • La seconda è narrata anche da Matteo e Luca ma che riportano una minor ricchezza di particolari.

Nella redazione di Marco, i due brevi racconti fanno parte di un discorso più ampio inglobante altre parabole.

Il tema sviluppato è IL REGNO DI DIO.

L’espressione, di origine veterotestamentaria, designa la SIGNORIA DI DIO SULL’UNIVERSO SUA CREATURA e, in modo particolare, SUL POPOLO DI ISRAELE che, a motivo dell’alleanza, è sua proprietà particolare «…Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa».

La rivelazione veterotestamentaria annuncia e prepara il regno di Dio del quale lascia intravvedere IL PARTICOLARE RAPPORTO DEL POPOLO CON DIO.

Inoltre, LA SIGNORIA DI DIO, strettamente connessa con la felicità e il benessere di Israele, sarà esercitata abbracciando tutte le nazioni.

E Gesù, riprendendo il tema del regno di Dio e ne fa l’oggetto centrale della sua predicazione. Alza il velo sul mistero del regno, ne evidenzia la natura, le caratteristiche, le esigenze e fa chiaramente vedere che è una realtà essenzialmente soprannaturale.

E la sua realizzazione, annunciata da Gesù, è confermata dai miracoli che il Maestro compie: «Se io scaccerò i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto a voi il regno di Dio» (dirà Mt.12,28).

E, la sua instaurazione avviene nel momento in cui il Messia porta a compimento la propria missione, che apporta all’uomo il dono della salvezza, ovvero la liberazione dal peccato, dal dominio di satana, e lo rende partecipazione alla vita stessa di Dio.

E questo ci racconta che non è l’azione dell’uomo che produce il Regno, ma la potenza stessa di Dio, nascosta nel seme della sua parola.

Tante nostre ansie per il bene, non solo non sono utili, ma dannose. Tutte le nostre inquietudini non vengono da Dio, che ci ha comandato di non affannarci, MA DALLA NOSTRA MANCANZA DI FEDE.

Ha detto il compianto Papa Benedetto XVI, nell’Angelus, del 17 giugno 2012:

  • “Nella prima parabola l’attenzione è posta sul dinamismo della semina: il seme che viene gettato nella terra, sia che il contadino dorma sia che vegli, germoglia e cresce da solo. L’uomo semina con la fiducia che il suo lavoro non sarà infecondo. Ciò che sostiene l’agricoltore nelle sue quotidiane fatiche è proprio la fiducia nella forza del seme e nella bontà del terreno. Questa parabola richiama il mistero della creazione e della redenzione, dell’opera feconda di Dio nella storia. È Lui il Signore del Regno, l’uomo è suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell’azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti. Il raccolto finale ci fa pensare all’intervento conclusivo di Dio alla fine dei tempi, quando Egli realizzerà pienamente il suo Regno. Il tempo presente è tempo di semina, e la crescita del seme è assicurata dal Signore. Ogni cristiano, allora, sa bene di dover fare tutto quello che può, ma che il risultato finale dipende da Dio: questa consapevolezza lo sostiene nella fatica di ogni giorno, specialmente nelle situazioni difficili. A tale proposito scrive Sant’ Ignazio di Loyola: «Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio» (Pedro de Ribadeneira, Vita di S. Ignazio di Loyola, Milano 1998). Anche la seconda parabola utilizza l’immagine della semina. Qui, però, si tratta di un seme specifico, il granello di senape, considerato il più piccolo di tutti i semi. Pur così minuto, però, esso è pieno di vita , ; dal suo spezzarsi nasce un germoglio capace di rompere il terreno, di uscire alla luce del sole e di crescere fino a diventare «più grande di tutte le piante dell’orto» (Mc 4,32): la debolezza è la forza del seme, lo spezzarsi è la sua potenza. E così è il Regno di Dio: una realtà umanamente piccola, composta da chi è povero nel cuore, da chi non confida nella propria forza, ma in quella dell’amore di Dio, da chi non è importante agli occhi del mondo; eppure proprio attraverso di loro irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è apparentemente insignificante. L’immagine del seme è particolarmente cara a Gesù, perché esprime bene il mistero del Regno di Dio. Nelle due parabole di oggi esso rappresenta una «crescita» e un «contrasto»: la crescita che avviene grazie a un dinamismo insito nel seme stesso e il contrasto che esiste tra la piccolezza del seme e la grandezza di ciò che produce. Il messaggio è chiaro: il Regno di Dio, anche se esige la nostra collaborazione, è innanzitutto dono del Signore, GRAZIA che precede l’uomo e le sue opere. La nostra piccola forza, apparentemente impotente dinanzi ai problemi del mondo, se immessa in quella di Dio non teme ostacoli, perché certa è la vittoria del Signore. È il miracolo dell’amore di Dio, che fa germogliare e fa crescere ogni seme di bene sparso sulla terra. E l’esperienza di questo miracolo d’amore ci fa essere ottimisti, nonostante le difficoltà, le sofferenze e il male che incontriamo. Il seme germoglia e cresce, perché lo fa crescere l’amore di Dio”.

Fratelli e Sorelle, questa parabola vuole comunicarci qualcosa di decisivo: LA PAROLA DI DIO CHE CI È STATA DONATA PUÒ SEMBRARE PICCOLA COSA, RIVESTITA COM’È DI PAROLA UMANA, FRAGILE E DEBOLE, MESSA IN BOCCA A UOMINI E DONNE POVERI, NON INTELLETTUALI, NON SAGGI SECONDO IL MONDO (dirà Paolo di Tarso in 1Cor 1,26).

EPPURE QUANDO ESSA È SEMINATA E PREDICATA DA LORO, PROPRIO PERCHÉ È PAROLA DI DIO CONTENUTA IN PAROLE UMANE, È FECONDA E PUÒ CRESCERE COME UN ALBERO CAPACE DI ACCOGLIERE TANTE CREATURE.

Queste parabole ci devono interrogare sul nostro amore riguardo alla PAROLA DI DIO, che ci è data, e che noi dobbiamo seminare, e sulla nostra visione del Regno come realtà di piccoli e di poveri, realtà di un “piccolo gregge” (Lc 12,32), CHE PUÒ DIVENIRE UNA RACCOLTA DELLE GENTI DEL MONDO INTERO, IN CAMMINO VERSO IL REGNO DI DIO VENIENTE PER TUTTI.

Eh sì! Questo perché dobbiamo comprendere che l’infinitamente grande bisogna imparare a contemplarlo nell’infinitamente piccolo.

Dio, ci invita a collaborare, pur se non sappiamo come, quando e verso chi, Egli valorizzerà il nostro impegno.

È certo che nel cuore di tutti c’è quel seme che deve fiorire nella vita in tutte le sue forme. perché noi sappiamo bene che le cose di Dio fioriscono sempre per una misteriosa forza interna, e per quella straordinaria energia segreta che hanno tutte le cose buone, vere e belle, che, in tutte le persone, nel cuore, nonostante i nostri dubbi, Dio matura.

E nessuno può sapere di quanta esposizione al sole – il sole della vita – abbia bisogno il buon grano per maturare: e similmente ad esso, nelle persone, nei figli, nei giovani, in coloro che appaiono distratti, che a volte giudichiamo senza germogli.

La pazienza… è la virtù che aiuta a crescere piano piano, e che alla fine consentirà di cogliere frutti meravigliosi… se riusciremo a dare amore, a ricevere amore, ad accogliere i fratelli più piccoli, a confortare i sofferenti, a consigliare, a incoraggiare, a portare pace, a portare gioia, a far sentire le persone a loro agio quando parlano con noi…

…perché vedono in noi, uomini e donne di Dio…

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!