24.03.2023 Venerdì della IV settimana di Quaresima A – GIOVANNI 7,1-2.10.25-30 “Cercavano di arrestare Gesù, ma non era ancora giunta la sua ora”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 7,1-2.10.25-30

+ In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La lectio liturgica di Giovanni propone quelle pagine che descrivono il rapporto sempre più conflittuale tra Gesù e i giudei.

La progressiva rivelazione della sua identità si scontra con una crescente e ostinata chiusura. Fino alla rottura che troverà il suo sigillo nella croce.

In questo contesto il Vangelo di oggi ci presenta il dramma di Gesù abbandonato dai capi della sua nazione. Gesù deve nascondersi, e il popolo non sa cosa pensare di lui, perché i capi religiosi della nazione non credono nella sua dignità di Messia.

I farisei non credono in Gesù, perché lo giudicano secondo i principi formali del sabato e delle abluzioni rituali, e non penetrano in profondità nel suo insegnamento. I sacerdoti rifiutano Gesù per motivi politici.

Ecco allora che Gesù sfida la morte per convincere ogni uomo della verità delle sue affermazioni.

E alla morte giungerà, determinato come non mai, nel tentativo di non lasciare che le nostre paure, il nostro peccato, la nostra fragilità stravolgano il bellissimo e luminosissimo volto del Padre suo e Nostro.

Ma non è facile comprendere Gesù, per gli uomini del suo tempo. Infatti per la tradizione ebraica – soprattutto per il primo libro di Enoch – il Messia sarebbe giunto sulla terra senza che nessuno avesse potuto riconoscerlo.

Sarebbe stato custodito e protetto dal Padre al punto tale che non avrebbe voluto rivelarne il volto.

Insomma, il Cristo, nell’immaginario collettivo del popolo d’Israele, avrebbe dovuto ricucire l’alleanza con il Signore senza farsi conoscere:

  • “Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia”.

Ma Gesù – che è il Messia – di certo non aveva la minima intenzione di sottostare ad una tradizione così confusionaria.

E ben sapeva che se Dio si deve rivelare, è necessario che venga riconosciuto perché gli uomini lo accolgano e lo seguano.

Altrimenti sarebbe una perdita di tempo e una fatica inutile credere di poter salvare gli uomini alla maniera che questi reputano più conveniente.

Gesù non è accolto come Messia perché, come Dio, sceglie di incarnarsi.

Una scelta che porta l’uomo ad un salto di qualità spirituale: CREDERE IN UN DIO CHE È ONNIPOTENTE MA ALLO STESSO TEMPO SOFFERENTE, CHE HA CREATO OGNI COSA MA È ANCHE POVERO, CHE È SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA MA ALLO STESSO TEMPO SERVO DEGLI UOMINI.

Gerusalemme e i Giudei non possono concepire un Dio di questa portata e si fermano al confine delle loro credenze e tradizioni.

E noi sappiamo che il giusto riconoscimento delle opere di Gesù è il primo passo per arrivare a credere alla sua natura divina.

L’accettazione di Gesù nella propria vita comporta una conversione personale:

  • “Chi vuole comprendere e gustare pienamente le parole di Cristo deve sforzarsi di conformare tutta la sua vita a Lui” (diceva il frate agostiniano mistico cristiano TOMMASO DA KEMPIS (1380-1471), nella De imitatione Christi al n.1,1,2).

Oggi è ancora più difficile, perché fisicamente, Gesù non è più con noi, ma è presente in una piccola ostia consacrata, nella quale dobbiamo riconoscere il nostro Dio.

Ed è in questo senso che possiamo riflettere con ciò che ci dice SAN GIOVANNI DELLA CROCE, (1542-1591), carmelitano, dottore della Chiesa:

  • «Dove ti sei nascosto?» È come se l’anima dicesse: «Verbo, Sposo mio, mostrami dove sei nascosto». Con queste parole gli chiede di manifestarle la sua essenza divina, perché il «luogo dove è nascosto» il Figlio di Dio è, come dice san Giovanni, «il seno del Padre» (Gv 1,18), cioè l’essenza divina, inaccessibile a ogni occhio mortale e nascosta a ogni umana comprensione. Per questo Isaia, parlando con Dio, si è espresso in questi termini: «Veramente tu sei un Dio nascosto» (Is 45,15). Occorre dunque notare che, per quanto grandi siano le comunicazioni e le presenze di Dio nei confronti dell’anima e per quanto alte e sublimi siano le conoscenze che un’anima può avere di Dio in questa vita, tutto questo non è l’essenza di Dio, né ha a che vedere con lui. In verità, egli rimane ancora nascosto all’anima. Nonostante tutte le perfezioni che scopre di lui, l’anima deve considerarlo un Dio nascosto e mettersi alla sua ricerca, dicendo: «Dove ti sei nascosto?» Né l’alta comunicazione né la presenza sensibile di Dio sono, infatti, una prova certa della sua presenza, come non sono testimonianza della sua assenza nell’anima l’aridità e la mancanza di tali interventi. Per questo il profeta Giobbe afferma: «Mi passa vicino e non lo vedo, se ne va e di lui non m’accorgo» (Gb 9,11). Da ciò si può dedurre che se l’anima sperimentasse grandi comunicazioni, conoscenze di Dio o qualsiasi altra sensazione spirituale, non per questo deve presumere che tutto ciò sia un possedere Dio o essere più dentro di lui, oppure quello che sente o intende sia essenzialmente Dio, per quanto grande sia tutto questo. D’altra parte, se tutte queste comunicazioni sensibili e spirituali venissero a mancare, lasciandola nell’aridità, nelle tenebre e nell’abbandono, non per questo deve pensare che le manchi Dio… L’intento principale dell’anima, quindi, in questo verso del poema non è chiedere solo la devozione affettiva e sensibile, che non dà la certezza evidente che si possiede per grazia lo Sposo in questa vita. Domanda soprattutto la presenza e la chiara visione della sua essenza, di cui desidera avere la certezza e possedere la gioia nell’altra vita”.

Don Oreste Benzi, un volto profetico del nostro tempo, “Pane Quotidiano Marzo – Aprile 2017”, ha detto:

  • “Coloro che non possono sopportare Gesù, perché con la sua vita mette in crisi la loro vita, pensano di ucciderlo. In realtà sono molto meschini, cioè non vedono lontano! La vita del Signore entra dentro il cuore di molti, e loro lo uccidono. Non sanno che quella morte non fa altro che far esplodere la sua vita che è già entrata in tanti. Loro credono di farlo fuori dopo averlo chiuso nel sepolcro, in realtà egli non fa altro che entrare sempre più profondamente nel cuore di coloro nei quali ha seminato la vita. Dio ama per primo, ama anche di amore inutile, ama perché è amore. Dio non ci ama se siamo buoni, e ci ama anche se siamo cattivi; egli non ama a tempo, ma ama del tutto e per sempre. Egli si è incarnato e ci cerca anche se noi lo respingiamo, anche se fuggiamo da lui. Egli affronta qualsiasi sacrificio perché ci ama. Non abbiamo più nulla che ci trattiene e nella totale libertà possiamo percorrere le vie di Dio nel mondo che vuole tornare a lui mentre lo odia, che lo cerca mentre fugge, che spera in lui mentre non vuol sentire la sua Parola”.

Che questo periodo di Quaresima sia un tempo adatto per metterci in ascolto del Padre e vivere da veri e autentici cristiani.

Ha detto un monaco greco del X secolo, SIMEONE IL NUOVO TEOLOGO:

  • “Il Signore ha detto: «Scrutate le Scritture» (Gv 5,39). Scrutatele dunque e ricordate con molta fedeltà e fede quanto esse dicono. Così, conosciuta chiaramente la volontà di Dio… sarete in grado di distinguere senza sbagliarvi, il bene dal male, invece di prestare orecchio a qualsiasi spirito e di essere trascinati da pensieri malsani.”

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!