“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 8,16-18
+ In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». Parola del Signore
Mediti…AMO
Francesco Forgione nasce a Pietrelcina, nella diocesi di Benevento, il 25 maggio 1887, figlio dei contadini Grazio Forgione e Giuseppa De Nunzio.
Il soprannaturale irrompe assai presto nella sua vita: fin da bambino egli riceveva visite frequenti di Gesù e Maria, vedeva demoni e angeli, e credendo fosse cosa normale, non ne faceva parola con nessuno.
Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, presso il convento di Morcone e prende il nome di “fra Pio da Pietrelcina”.
Diventa sacerdote il 10 agosto 1910 e nel 1916, dopo che ha trascorso in famiglia sei anni per via della salute precaria, viene trasferito a San Giovanni Rotondo, nel convento di Santa Maria delle Grazie, dove, per oltre cinquant’anni, accorda il Perdono di Dio nel Sacramento della Confessione, inimicandosi le autorità ecclesiastiche, che dispongono numerose ispezioni e gli impongono, di non celebrare Messa, fino al 16 luglio 1933.
Padre Pio tra stenti, imposizioni e amarezze e abusi, obbedisce, e arriva anche a costruire un Ospedale, la “Casa Sollievo della Sofferenza”, a san Giovanni Rotondo, e da il via a Gruppi di Preghiera avviati durante la seconda guerra mondiale e diffusi poi in tutto il mondo.
Alle sue sofferenze sanitarie e umane, si vanno ad aggiungere le terribili vessazioni a cui il demonio lo sottopone, che non lasciano mai in pace il povero frate, torturato nel corpo e nello spirito.
Confessa anche per 16 ore al giorno: è il suo ministero, che attinge la propria forza dalla preghiera e dall’altare, e che Padre Pio realizza non senza grandi sofferenze fisiche e morali, tanto che il 20 settembre 1918, riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni.
Ma il “frate delle stimmate” …figlio dell’obbedienza, sopporta tutto con serafica pazienza. Infine, viene anche sospeso a divinis e solo dopo diversi anni, prosciolto dalle accuse calunniose e reintegrato nel suo ministero sacerdotale.
Quando muore, il 23 settembre 1968, a 81 anni, le stimmate scompaiono dal suo corpo.
Viene canonizzato in piazza San Pietro a Roma da san Giovanni Paolo II, il 16 giugno 2002 e i suoi resti mortali sono venerati a San Giovanni Rotondo, nel santuario a lui dedicato.
Maria è il segreto della grandezza di Padre Pio, il segreto della sua santità, a cui, nel maggio 1956, dedica la “Casa Sollievo della Sofferenza”, una delle strutture sanitarie oggi più qualificate a livello nazionale e internazionale, con 70.000 ricoveri l’anno, attrezzature modernissime e collegamenti con i principali istituti di ricerca nel mondo.
Negli anni ‘40, per combattere con l’arma della preghiera la tremenda realtà della seconda guerra mondiale, Padre Pio diede avvio ai Gruppi di Preghiera, una delle realtà ecclesiali più diffuse attualmente nel mondo, con oltre duecentomila devoti sparsi in tutta la terra.
Con la “Casa Sollievo della Sofferenza” essi costituiscono la sua eredità spirituale, il segno di una vita tutta dedicata alla preghiera e contrassegnata da una devozione ardente alla Vergine.
Padre Raniero Cantalamessa dice “…se tutto il mondo corre dietro a Padre Pio – come un giorno correva dietro a Francesco d’Assisi – è perché intuisce vagamente che non sarà la tecnica con tutte le sue risorse, né la scienza con tutte le sue promesse a salvarci, ma solo la santità. Che è poi come dire l’amore”.
Ma veniamo al testo Evangelico che ci regala tre brevi frasi dette da Gesù, sparse, che Luca colloca qui dopo la parabola della semina (Lc 8,4-8) e della sua spiegazione ai discepoli (Lc 8,9-15), per aiutarci a capire come vuole che la gente capisca queste tre frasi di Gesù:
- “Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce.”
Questa frase di Gesù è una breve parabola. Gesù non spiega, perché tutti sanno di cosa si trattava. Apparteneva alla vita di ogni giorno,perché in quel tempo, non c’era luce elettrica. Ovviamente è l’immagine della Parola di Dio, che è una lampada che bisogna accendere nell’oscurità della notte. Se rimane chiusa nel libro della Bibbia, è come la lampada sotto un vaso. Solo quando è posta sul tavolo illumina tutta la casa e coloro che vi abitano ne traggono vita, e quando è letta in comunità è comunicata la stessa vita, a tutti coloro che ascoltano liberamente.
Sapiamo bene che non ha senso accendere una luce, se non illumina, affinchè quella casa possa accogliere qualcuno. Allo stesso modo, il cristiano è colui che porta nel suo cuore la luce di Cristo, “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
Affinché questo potere non gli sia tolto deve perseverare nel prestare attenzione, nell’“ascoltare” con la sua anima la Parola di Dio, per rimanere sempre una lampada non accesa.
Questa luce è stata seminata già nel nostro cuore il giorno in cui abbiamo ricevuto il Santo Battesimo, nel quale Dio ci ha dato LA LUCE DELLA FEDE, poichè “FIGLI DELLA LUCE”. Il sacerdote ha detto ai nostri genitori e padrini, mentre consegnava loro una candela accesa “Ricevete la luce di Cristo”. Un gesto e delle parole con cui la Chiesa ci invita a diffondere quella luce. Non avrebbe senso che Qualcuno, così luminoso per il mondo come Dio stesso fatto uomo, rimanesse nascosto, sconosciuto alla gente.
- “Non c’è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce.”
Questa seconda frase di Gesù si riferisce anche agli insegnamenti dati da Gesù ai discepoli (Lc 8,9-10), i quali non possono tenerli per loro, ma devono divulgarli, perché fanno parte della Buona Notizia portata da Gesù.
E questo perché ogni Parola di Dio chiede di essere seminata –DA ME- e da ognuno di noi, nel solco della propria storia, per poter portare a suo tempo frutti abbondanti, di vita eterna.
- “Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere”.
Questa espressione di Gesù, davvero strana, assomiglia a un vecchio proverbio “Chi è ricco, arricchisce, chi è povero impoverisce”. Inoltre il Signore la usa a conclusione della parabola dei talenti (Matteo 25,14-30) e delle monete (Luca 19,11-28), dove i servi devono “investire” ben il denaro del padrone. Ovviamente il significato è metaforico, come appare dagli altri contesti in cui Gesù usa la frase.
La domanda è, allora: che cos’è che uno deve avere? Non certo il denaro, MA LA DISPONIBILITÀ ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO, AL DESIDERIO DI PORTARE FRUTTI DI BENE CON LA PROPRIA TESTIMONIANZA DI VITA, IMPIEGANDO I TALENTI RICEVUTI PER AMARE GLI ALTRI, FACENDO DONO DI SE STESSI.
Lasciandoci trasformare dalla Parola del Signore, diventiamo sempre più capaci di amare, aperti e disponibili. E’ una sorta di circolo virtuoso che si autoalimenta.
Chi invece chiude il suo cuore all’ascolto della Parola, e non dà spazio all’amore, alla benevolenza, al perdono ricevuti da Dio, interrompe quel circolo, si autoesclude dalla dolcezza dell’amore di Dio, si atrofizza e si trova senza più nulla, tanto che non ha più nemmeno quello che credeva di possedere. E’ diventato vuoto, arido.
Unendo questa terza frase alla prima, possiamo concludere quanto segue: chi trattiene per sé ciò che riceve, e non lo condividere con gli altri, perde ciò che ha, perché si corrompe.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!