«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 24,13-35
+ Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro «Che cosa?». Gli risposero «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore
Mediti…AMO
La liturgia ci propone una serie di letture nelle quali Gesù Cristo, morto e risorto, è posto al centro della vita delle prime comunità e che Pietro ci indica come modello da seguire (1Pt 1,17-21).
Il racconto dell’incontro tra Gesù risorto e i due discepoli in cammino verso Emmaus è stato sapientemente collocato da Luca nell’ultimo capitolo del suo vangelo, a significare una conclusione e nello stesso tempo un’apertura Di una narrazione che proseguirà negli Atti degli Apostoli.
Siamo di fronte a una sintesi di tutto il vangelo, perché questo testo riassume non solo l’intera vicenda di Gesù di Nazareth, ma anche l’intera storia di salvezza che Gesù stesso traccia “spiegando tutte le Scritture” (Lc 24,27).
Proprio la seconda parte dell’opera lucana, gli Atti, sarà un’interpretazione, una spiegazione di tutte le Scritture dell’Antico Testamento compiutesi in Gesù e, nel contempo, la narrazione degli eventi avvenuti nel ricordo delle sue parole.
In questo contesto, ma anche nel cammino della nostra vita, mai dobbiamo dimenticate che il nemico più insidioso, che si annida in noi, è l’incapacità di vedere e ascoltare.
Del resto il percorso da Pasqua a Pentecoste È UN CAMMINO DI CRESCITA E DI NUOVE ESPERIENZE NELLA FEDE, È RICONOSCERE GESÙ NELLA FEDE, CIOÈ PASSARE DA CRISTO UOMO A CRISTO RISORTO E QUESTO SPESSO NOI LO DIAMO PER SCONTATO.
Ma cerchiamo di contestualizzare storicamente il brano.
Luca scrive negli anni 80 per le comunità di Grecia che nella loro stragrande maggioranza erano formate da pagani convertiti.
Gli anni 60 e 70 erano stati molto difficili. C’era stata la grande persecuzione di Nerone nell’anno 64.
Sei anni dopo, nel 70, Gerusalemme fu totalmente distrutta dai romani.
Nel 72, a Massada, nel deserto di Giuda, ci fu il massacro degli ultimi giudei ribelli.
In quegli anni, gli apostoli, testimoni della resurrezione, stavano scomparendo E si cominciava a sentire la stanchezza del cammino.
La situazione era veramente pesante e ci si chiedeva dove attingere forza e coraggio per non scoraggiarsi? Come scoprire la presenza di Gesù in questa situazione?
La narrazione dell’apparizione di Gesù ai discepoli di Emmaus cerca di essere una risposta a queste domande angoscianti.
Luca vuole insegnare alle comunità come interpretare la Scrittura per poter riscoprire la presenza di Gesù nella vita.
E in questo contesto, la scena di Emmaus è un capolavoro di catechesi liturgica e missionaria.
“Due di loro”, che certamente non appartengono al gruppo degli Apostoli, ma più in generale, ad un gruppo più allargato dei Discepoli, forse in riferimento ai 70 dei quali solo Luca ne parla e ai quali dedica attenzione (Lc.10,1-20). Uno si chiama Clèopa e l’altro non si sa.
È impossibile identificare il villaggio di Emmaus, anche perché nei manoscritti vi è esitazione: alcuni indicano la distanza in 60 stadi (11 km) altri 160 stadi (30 km).
Numerose sono le ipotesi, ma una cosa pare sicura: parlare di 30 stadi nell’antichità significava indicare un percorso di una ora circa.
Secondo Luca quindi Emmaus si trovava a due ore di cammino da Gerusalemme.
Il fatto che Luca fornisca questa precisazione dipende dal suo desiderio di localizzare le apparizioni del risorto nella città santa o nei suoi dintorni.
Per Luca tutto finisce e incomincia a Gerusalemme e tale è il messaggio teologico.
L’inizio del loro cammino era stato un allontanarsi dal Cristo morto in Croce, e la crisi della croce sembrava aver seppellito loro ogni speranza di riscatto.
Perché era evidente che Colui che l’aveva fatta nascere, l’aveva portata con sé nella tomba.
Leggendo nei loro cuori, Gesù si avvicinò e camminava con loro.
Possiamo evidenziare i momenti attraverso i quali Gesù si rivela:
- dapprima l’uomo cerca ma Cristo è ancora uno straniero;
- tuttavia Cristo è lì come una luce che sta per illuminare anche se l’uomo ancora non se ne accorge (13-18);
- poi viene ricordata, proclamata e spiegata la Scrittura che quasi corrisponde alla nostra liturgia della Parola nella messa (18-27);
- segue la frazione del pane, che corrisponde alla nostra liturgia eucaristica, il momento dell’incontro vero, della comprensione del mistero (28-32);
- infine il momento della testimonianza in cui chi crede si fa profeta, chi ha sperimentato si fa testimone, chi ha conosciuto il mistero di Cristo morto e risorto ne diviene arando (33-35).
“Ma i loro occhi erano impediti dal riconoscerlo”. I due discepoli sanno tutto su Gesù di Nazareth eppure non capiscono, non sanno cogliere il senso e il valore salvifico della vita, morte e risurrezione di Gesù.
Notare che Luca ha già dato un nome al pellegrino che si affianca (già lo indica come GESU’): è un dettaglio attraverso il quale Luca sottolinea la condizione dei pellegrini, IDENTICA ALLA NOSTRA.
E il Cristo non si avvicina con un messaggio da proclamare, ma con il desiderio di ascoltare quel dialogo, di comprendere cosa i due hanno nel cuore, di accompagnarli.
Ecco il primo segno: CRISTO CI RAGGIUNGE SULLA STRADA DELLA NOSTRA FEDE INCOMPIUTA.
Gesù non ARRIVA di fronte, ma DA DIETRO, come dice il testo greco, E CAMMINA A FIANCO, COME FOSSE UN FORESTIERO.
Tanto che il suo riconoscimento ha bisogno della spiegazione delle Scritture, di cui, solo il Cristo Risorto ne è l’interprete perfetto.
Allora Gesù, come tante volte aveva fatto con i suoi discepoli, rilegge la Toràh di Mosè e i Profeti, e attraverso le Scritture fa comprendere ai due la necessità della sua morte.
Ma facciamo bene attenzione: non il destino, ma la necessità, illumina la morte di Gesù: in un mondo ingiusto, il giusto viene rifiutato, osteggiato e tolto di mezzo, perché “è insopportabile al solo vederlo” (ci ricorda il libro della Sapienza al capitolo 2,14).
E, SE IL GIUSTO, IL SERVO DEL SIGNORE, RESTA FEDELE A DIO E ALLA SUA VOLONTÀ, RIFIUTANDO LE TENTAZIONI DEL POTERE, DELLA RICCHEZZA E DEL SUCCESSO, ALLORA È CONDOTTO ALLA MORTE RIGETTATO DA TUTTI.
Quegli eventi che a una lettura umana significano solo fallimento e vuoto, possono essere compresi diversamente, se Dio lo concede, con i suoi doni.
Ma proprio perché quei discepoli non credono alle Scritture, non possono neppure riconoscere Gesù nel viandante che cammina con loro.
Ma ecco che, il cuore riscaldato e riaperto dal segno della Parola spezzata, prelude al pane spezzato.
GESÙ, PERÒ, SPARISCE, PERCHÉ ORMAI LA CHIESA NON PUÒ PIÙ TRATTENERE GESÙ, NELLA VISIBILITÀ STORICA DI PRIMA.
MA LA CHIESA DEVE SAPERE E CREDERE CHE EGLI È VIVO, E CHE LA VIVIFICA NELLA SANTA EUCARISTIA.
I discepoli finalmente capiscono e tornano a Gerusalemme per condividere con gli apostoli la loro testimonianza.
Emmaus è quel capolavoro di dialogo che assicura all’uomo di tutti i tempi che, quando ascolta la Scrittura nella Liturgia della Parola e partecipa allo spezzare del pane nella Liturgia Eucaristica, incontrata realmente Cristo e ritrova fede e speranza.
Ma c’è un altro particolare.
In quest’ultimo capitolo Luca, narrando eventi racchiusi in un solo giorno, il giorno della resurrezione del Signore, ci rivela che si tratta di un giorno senza fine, un giorno unico, il “giorno uno” (Gen 1,5) della nuova creazione, il “giorno uno che solo il Signore conosce” (Zc 14,7).
Ma è anche il giorno “nostro”, il nostro tempo, l’oggi nel quale camminiamo sulle strade del mondo, mentre il Risorto cammina con noi, fino a quando lo riconosceremo definitivamente alla tavola del Regno eterno.
Ecco allora che, risuscitare vuol dire ritornare a Gerusalemme. I due riprendono coraggio e ritornano a Gerusalemme. Ma ora è cambiato tutto.
Se Gesù è vivo, allora IN LUI PER LUI E CON LUI c’è un potere più forte del potere che lo uccise.
E questa esperienza li fa risuscitare. Non fuggono più, ma ritornano, con fede e speranza, senza disperazione, perché ora i due sperimentano la vita, e vita in abbondanza! (Gv 10,10).
Luca fa di questo episodio una pagina esemplare per mostrarci come il Signore risorto è presente ancora oggi nella nostra vita di credenti e come possiamo incontrarlo.
I DUE PELLEGRINI SONO FIGURA DELLA CHIESA: essa cambia cuore, volto e cammino quando, nella duplice mensa della Parola e del pane, sperimenta il Vivente.
In questo racconto in cui si passa dal non riconoscere al riconoscere, Luca ritraccia la sintesi di tutto il cammino proposto al lettore.
Fin dall’inizio si era proposto di far conoscere a Teofilo la fondatezza della parola in cui è stato istruito, e lo fa in due tappe successive: l’ascolto del Signore che annuncia la parola e la visione del suo volto mentre spezza il pane.
CENTRO DELLA DUPLICE CATECHESI È IL MISTERO DEL FIGLIO DELL’UOMO MORTO E RISORTO.
I due discepoli conoscono le scritture ma rifiutano lo scandalo della croce, ignorando che essa è la chiave per comprenderla.
Il Signore morto e risorto ci porta ad accogliere la storia di Gesù come realizzazione e spiegazione di tutto il disegno di salvezza.
I cristiani ai quali Luca si rivolge sono di terza generazione: possiamo andare al sepolcro come le donne e Pietro, finché vogliamo, ma, come loro, lo troviamo vuoto, non è più lì.
PERCHÉ IL CRISTO CONTINUA A CAMMINARE PER LE STRADE DEL MONDO FIN CHE IL SUO REGNO NON SIA COMPIUTO.
E questo perché il Figlio Unigenito -che dimora presso il Padre- è uscito alla ricerca dei fratelli smarriti: li segue, li incontra e si unisce a loro per trasformare la loro fuga in pellegrinaggio.
E, come ai due di Emmaus, si fa vicino a tutti noi, fa i nostri stessi passi, sia di delusione che di speranza, sia di morte che di vita.
E questo è segno che lo Spirito di Gesù agisce continuamente in noi, attraverso LA PAROLA CONTENUTA NELLE SCRITTURE, L’EUCARISTIA E LA COMUNITÀ, che sono i segni privilegiati della presenza del Risorto, il quale non si stanca di donarsi a noi, “stolti e tardi di cuore nel credere alla Parola”, ma DA LUI AMATI, PERDONATI E RIUNITI –PER SEMPRE- NELLA SUA COMUNIONE.!
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!