19 novembre 2024 martedì 33’ settimana p.a. B – LUCA 19,1-10 “Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Dal Vangelo secondo LUCA 19,1-10 |
+ In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando
, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti m
ormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Parola del Signore
Mediti…AMO Marco 4,34 “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa”. |
È un ricco e pubblicano, Zaccheo, e appartiene a quella categoria di persone che sembra non abbiano mai bisogno di Dio, o di una vita spirituale.
Sono soddisfatti nel loro benessere materiale, nella loro furbizia poco “pulita”.
Gerico lo teme: collaborazionista dei romani, è riuscito ad ottenere l’appalto delle tasse per conto dell’odiato invasore.
Non è semplicemente la “storia di Zaccheo”: si tratta sì dell’incontro tra Gesù e Zaccheo, ma, aldilà di quest’incontro, vi troviamo la storia dell’amore di Gesù per ognuno di noi.
Zaccheo sicuramente è un uomo ferito: per amore del denaro si è escluso dalla sua comunità, è odiato dai suoi; forse soffre di essere piccolo di statura ed ha bisogno di affermarsi tramite la sua ricchezza…
Si è anche allontanato dal suo Dio, perché quest’amore del denaro lo spinge non solo a collaborare con i Romani, ma persino a rubare.
Egli è ricco, ma non è sicuramente felice, perché la felicità si trova nella comunione con Dio e con gli altri.
Si rende conto di questa sua situazione, ma non sa come uscirne: il suo mestiere ormai è quello.
E, quando uno è ricco, i soldi non gli bastano mai.
Non solo, anche l’etichetta che si porta addosso nessuno gliela può più togliere…
Ma Zaccheo è anche ricco, nel senso biblico della parola: il ricco è colui che non ha bisogno di nessuno, che confida in se stesso, che disprezza i poveri...
Di conseguenza è un uomo ferito che ferisce gli altri.
Gesù sta andando verso Gerusalemme spinto dal suo desiderio di salvarci e, una delle ultime tappe del suo viaggio, è la città di Gerico, città dove si svolge la vita quotidiana degli uomini, con le sue grandezze e le sue piccolezze.
In questo contesto, in quest’uomo, si è fatto strada il “desiderio” di vedere il Signore.
E ne manifesta una “sete” così evidente, che fa si che Gesù subito risponda.
Gesù non giudica, né teme il giudizio dei benpensanti di ieri e di oggi: va a casa sua, si ferma, e porta la salvezza.
E Zaccheo è talmente grato al Signore del dono, che fa un proclama che lo porterà alla rovina, perechè decide di restituire quattro volte ciò che ha rubato.
E’ salvo ora, perché è diventato un discepolo, finalmente.
Lui, che era temuto ed odiato, ora è discepolo.
Ma ci rendiamo conto quanto sia grande il nostro Dio?
Fratelli e Sorelle in Zaccheo ci siamo tutti noi, che siamo travolti dal delirio quotidiano, concentrati a riuscire, oppure frustrati perché non siamo riusciti a combinare nulla.
Zaccheo sono io che do retta a questa vuota società che mi chiede sempre di più, che mi chiede sempre il massimo: al lavoro, a casa, nell’aspetto fisico.
Eppure Dio ci ripesca lì, dove crediamo ingannevolmente di essere arrivati.
Infatti, il Signore alza gli occhi, lo cerca (e ci cerca) incrociando lo sguardo, lo invita (e invita ognuno di noi) a scendere dal proprio albero, e si autoinvita a casa sua (nostra).
Di solito, siamo noi uomini ad alzare lo sguardo verso Dio:
- (“Alzerò gli occhi… da dove mi verrà l’aiuto?” ( Sal. 121, 1-2)
- “A te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli” (Sal. 123, 1)…)
Noi alziamo lo sguardo verso Colui che ci dà la salvezza.
In questo caso invece è Gesù che alza lo sguardo verso l’uomo: SOLO DIO È COSÌ GRANDE DA POTER FARSI COSÌ PICCOLO!
Solo Dio può alzare lo sguardo verso un peccatore, per supplicarlo di accogliere la salvezza.
Noi alziamo gli occhi per chiedere la gioia di essere salvati, Gesù invece alza gli occhi verso Zaccheo PER MENDICARE LA GIOIA DI DARGLI LA SALVEZZA.
E Zaccheo non solo non oppone resistenza, ma accoglie Gesù nell’intimità della sua casa, e nel suo cuore irrompe la gioia piena, dice il vangelo.
Ed è dentro questa gioia che il suo cuore cambia.
E da cuore avido, attaccato ai beni materiali dentro percorsi illeciti, di nascosta disonestà, diventa un cuore così libero che subito decide di dare la metà dei suoi beni ai poveri e di riparare alle frodi restituendo largamente.
Quello che poi ancora mi sorprende è che, all’invito del Signore, questo uomo, tutt’altro che allineato coi “benpensanti”, subito spalanca il proprio cuore e la propria casa.
Due altre osservazioni vengono spontanee:
- anzitutto il “discendere” che è anche simbolico: un lasciare l’esteriorità, la superficialità per “scendere” nel proprio “sé” profondo.
- E poi la calorosa accoglienza. Il testo dice: lo accolse pieno di gioia.
Ecco, l’elemento principe è proprio quest’ultimo.
Se Gesù viene a a noi ed abbiamo la percezione che è l’AMORE e l’AMATO, come possiamo accoglierlo se non con il cuore “pieno di gioia”?
Illuminante e profetico è il libro dell’Apocalisse, che dice “(Gesù) …Io sto alla porta e busso: Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui; cenerò con lui ed egli con me“.
L’allegorico linguaggio biblico qui esprime il massimo dell’intimità, che diviene la vera fonte della gioia a causa dell’intimità col Signore nostro, Gesù Cristo.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!