18.11.2023 – SABATO XXXII SETTIMANA P.A. A – LUCA 18,1-8 “Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 18,1-8

+ In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il vangelo di oggi riporta un elemento molto caro a Luca: LA PREGHIERA.

E’ la seconda volta che Luca riporta le parole di Gesù per insegnarci a pregare:

  • La prima volta (Lc 11,1-13), ci insegnò il Padre Nostro e, per mezzo di paragoni e parabole, insegnò che dobbiamo pregare con insistenza, senza stancarci.
  • Ora, questa seconda volta (Lc 18,1-8), ricorre di nuovo ad una parabola tratta dalla vita per insegnare la costanza nella preghiera.

E’ la parabola della “vedova che scomoda il giudice senza morale”.

Il modo di presentare la parabola è certamente molto didattico.

In primo luogo, Luca presenta una breve introduzione che serve da chiave di lettura, poi racconta la parabola, che ha un senso e un contesto storico di inquadramento ben preciso.

Luca, infatti scrive il suo Evangelo quando le comunità cristiane nascenti sono travolte dalla follia dell’Imperatore, CHE CHIEDE DI ESSERE VENERATO COME UN DIO, e sono sconfortate e scoraggiate.

Ma Gesù dice a loro e a noi: continuate a pregare, tenete legato il filo che vi unisce all’interiorità.

E tanto più il mondo sbraita e si agita tanto più siamo chiamati a dimorare, a insistere, a tenere duro.

Siamo chiamati a insistere.

Non per convincere Dio, ma per convertire il nostro cuore. Insistere per purificare il nostro cuore e scoprire che Dio non è un giudice, né giusto né ingiusto, ma un padre tenerissimo.

Insistere non per cambiare radicalmente le cose, neppure per cambiare noi stessi, ma per vedere nel mondo il cuore di Dio che pulsa.

Insistere nella battaglia che, quotidianamente, dobbiamo affrontare, come Mosè che prega per vincere

Una parabola sulla necessità di pregare senza mai stancarsi.

La raccomandazione di “pregare senza stancarsi” appare molte volte nel Nuovo Testamento (1Tes 5,17 e Rom 12,12 e Ef 6,18; ecc). Ed è una caratteristica della spiritualità delle prime comunità cristiane.

I primi cristiani avevano un’immagine di Gesù in preghiera, in contatto permanente con il Padre. Infatti, la respirazione della vita di Gesù era fare la volontà del Padre (Gv 5,19).

GESÙ PREGAVA MOLTO ED INSISTEVA, AFFINCHÉ LA GENTE E I SUOI DISCEPOLI PREGASSERO.

Poiché è confrontandosi con Dio che emerge la verità e che la persona ritrova se stessa in tutta la sua realtà ed umiltà.

La preghiera rivela qualcosa che va oltre se stessa, riguarda il nostro modo di vivere, la nostra relazione con Dio, con noi stessi e con il prossimo.

Così Gesù insegna ai discepoli ad assumere un atteggiamento nuovo verso Dio.

Non un Dio estraneo e indifferente ma un Padre pronto a fare giustizia ai suoi eletti che gridano a Lui.

In queste parole possiamo ascoltare l’eco di quel Dio misericordioso che si chinò a guardare e scese a vedere ciò che stava accadendo al suo popolo in Egitto che gridava a Lui trai lavori forzati a cui furono soggiogati. (Es 3,7).

Gesù invita così i discepoli a riscoprire il volto autentico del Dio biblico che una falsa religione aveva coperto con la coltre del legalismo.

Non è un giudice impietoso ma un Padre pronto a sovvenire alle necessità di giustizia dei suoi figli amati.

Fratelli e Sorelle, ecco alcuni momenti in cui Gesù appare in preghiera:

  • A dodici anni va al Tempio, alla Casa del Padre (Lc 2,46-50).
  • Prega quando è battezzato e nell’assumere la missione (Lc 3,21).
  • All’inizio della missione, trascorre quaranta giorni nel deserto (Lc 4,1-2).
  • Nell’ora della tentazione, affronta il diavolo con testi della Scrittura (Lc 4,3-12).
  • Gesù ha l’abitudine di partecipare il sabato a celebrazioni nelle sinagoghe (Lc 4,16)
  • Cerca la solitudine del deserto per pregare ( Lc 5,16; 9,18).
  • Prima di scegliere i dodici Apostoli, trascorre la notte in preghiera (Lc 6,12).
  • Prega prima dei pasti (Lc 9,16; 24,30).
  • Prega prima della sua passione e nell’affrontare la realtà (Lc 9,18).
  • Nella crisi, sale sulla Montagna ed è trasfigurato quando prega (Lc 9,28).
  • Dinanzi alla rivelazione del vangelo ai piccoli, dice: “Padre io ti ringrazio!” (Lc 10,21)
  • Pregando, suscita negli apostoli la volontà di pregare (Lc 11,1).
  • Prega per Pietro affinché non perda la fede (Lc 22,32).
  • Celebra la Cena Pasquale con i suoi discepoli (Lc 22,7-14).
  • Nell’Orto degli Ulivi, prega, anche sudando sangue (Lc 22,41-42).
  • Nell’angoscia dell’agonia, chiede ai suoi amici di pregare con lui (Lc 22,40.46).
  • Nell’ora di essere inchiodato sulla croce, chiede perdono per i malfattori (Lc 23,34).
  • Nell’ora della morte dice: “Nelle tue mani consegno il mio spirito!” (Lc 23,46 e Sal 31,6)
  • Gesù muore emettendo il grido del povero (Lc 23,46).

QUESTA LUNGA LISTA INDICA CHE PER GESÙ, LA PREGHIERA È INTIMAMENTE LEGATA ALLA VITA, AI FATTI CONCRETI, ALLE DECISIONI CHE ERA CHIAMATO A PRENDERE.

Per poter essere fedele al progetto del Padre, cercava di rimanere da solo con Lui.

Lo ascoltava.

NEI MOMENTI DIFFICILI E DECISIVI DELLA SUA VITA, GESÙ RECITAVA I SALMI, che come qualsiasi giudeo pio, conosceva a memoria.

La recita dei Salmi non spense in lui la creatività.

ANZI. GESÙ CREÒ LUI STESSO UN SALMO CHE CI TRASMISE: IL PADRE NOSTRO.

La sua vita è una preghiera permanente: “Cerco sempre la volontà di colui che mi ha mandato!” (Gv 5,19.30)

A LUI SI APPLICA CIÒ CHE DICE IL SALMO: “…IO SONO PREGHIERA!” (SAL 109,4)

Ma vorrei spendere due parole su questa domanda che Gesù pone, a NOI SUOI INTERLOCUTORI: “Ma, il figlio dell’uomo, quando verrà, troverà ancora la fede sulla terra?

Può darsi che l’espressione «Il figlio dell’uomo troverà la fede sulla terra?» sia stata detta da Gesù in un altro contesto e che quindi non sia in connessione con il tema della preghiera.

MA IN OGNI CASO C’È UNA RELAZIONE PROFONDA TRA L’ATTEGGIAMENTO DI FEDE E LA CONSAPEVOLEZZA DELLA PRESENZA DI DIO, E QUINDI LA VITA DI PREGHIERA.

È una connessione intrinseca, perché NON CI PUÒ ESSERE PREGHIERA SE NON C’È FEDE.

La ragione della necessità di pregare, e di pregare “sempre”, STA NELLA NATURA STESSA DELLA PREGHIERA.

Noi spesso non comprendiamo la necessità di pregare perché abbiamo un’idea inesatta della preghiera infantile o antropomorfica, come se la preghiera consistesse nell’esporre a Dio i nostri bisogni, o, peggio ancora, nel sollecitare Dio a fare qualcosa che non sta facendo, in modo da supplire alle nostre carenze.

Anche questo è insensato: L’AZIONE DI DIO CI AVVOLGE CONTINUAMENTE E CI OFFRE MOLTO DI PIÙ DI QUELLO CHE NOI DESIDERIAMO; PERCHÉ LA FORZA CREATRICE CONTIENE GIÀ TUTTO.

Anche la perfezione che acquisteremo al termine della vita è già nell’azione di Dio, solo che noi non siamo in grado di intuirla, comprenderla, accoglierla e interiorizzarla.

LA PREGHIERA È UN ESERCIZIO PER ESSERE IN ARMONIA CON LA SUA PAROLA, IN SINTONIA CON LA SUA AZIONE; PER ESSERE IN COMUNIONE CON LUI.

Ragioniamo un attimo, Fratelli e Sorelle.

SE NOI ESISTIAMO A LIVELLO FISICO, è perché un’energia continuamente ci costituisce e ci attraversa, per cui siamo continuamente strutturati nella nostra realtà e siamo inseriti nel grande disegno che Dio ha per l’uomo.

A LIVELLO BIOLOGICO abbiamo continuamente bisogno di essere alimentati attraverso il cibo e il respiro. Siamo viventi solo in modo provvisorio e precario, perché non abbiamo in noi la ragione della vita. Voi capite bene che non ci sarebbe la morte e neppure la malattia o la perdita delle forze, se fossimo noi il principio della nostra vita biologica.

A LIVELLO PSICHICO abbiamo continuo bisogno dell’amore altrui: man mano che cresciamo siamo in grado di coglierlo anche nelle sue espressioni minime, profonde, ma ne abbiamo sempre bisogno.

E così A LIVELLO SPIRITUALE siamo continuamente alimentati dal rapporto con Dio.

Quando giungiamo a sviluppare il livello spirituale, tutti gli altri livelli vengono assunti, per cui siamo in grado di vivere positivamente anche situazioni biologiche e psichiche difficili: abbiamo un altro occhio per vedere in profondità, abbiamo la capacità di scoprire tutte le dinamiche inferiori che ci abitano, e di orientarle diversamente.

Tutti gli uomini debbono pervenire a sviluppare la vita spirituale, quella per cui sono in grado di gestire in un modo armonico tutte le altre dimensioni.

Se non sviluppiamo la dimensione spirituale qualcosa ci manca, perché non riusciamo a vivere bene nessun aspetto della nostra realtà.

Ma attenzione: spirituale non vuol dire “religioso”, ci sono anche spiritualità atee, o spiritualità che non si riferiscono ad un Dio o ad un Dio personale così come noi lo pensiamo.

Comunque, la domanda che Luca pone (se il Signore alla sua venuta, troverà ancora la Fede sulla terra), giunge dopo la parabola del giudice iniquo che serve a Gesù per spiegare che se anche il mondo, rappresentato dal giudice, ignora le richieste di giustizia dei cristiani oppressi, MA IL PADRE SUO E NOSTRO, INVECE, LI ASCOLTA E RISPONDE LORO PRONTAMENTE.

Come a dire: da parte di Dio non ci sono problemi, egli è vigila, sa, interviene, accoglie, ascolta.

Ma da parte degli uomini che si dicono credenti?

Spesso le fatiche della vita e le angustie, la quotidianità e gli errori affievoliscono la fiamma della fede, fino quasi a spegnerla. Sapremo tenerla viva?

Sapremo coltivarla in modo che la sua fiamma bruci alta nelle tenedre del mondo e le rischiari?

LA FEDE, CERTAMENTE, CI È STATA DONATA, MA È COMPITO NOSTRO, FARE IN MODO CHE ESSA NON SI SPENGA.

Gesù si pone questa domanda con una punta di inquietudine; È IN GIOCO LA NOSTRA LIBERTÀ.

NON LA SUA AZIONE. LA NOSTRA FEDE, NON LA SUA.

La voce di uno scrittore, ANTOINE DE SAINT-EXUPERY:

  • “Amare vuol dire soprattutto ascoltare in silenzio.”

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!