18.06.2023 – XI DOMENICA P.A. A – MATTEO 9,36-10,8 “…gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 9,36-10,8

Mediti…AMO

Questo testo segna l’inizio del secondo dei cinque grandi discorsi di Gesù che formano l’ossatura del vangelo di Matteo, quello cioè che ha come tema la missione della chiesa (9,36– 10,42).

Va subito precisato che questo discorso si riferisce ad una missione temporanea, limitata nel tempo e nello spazio, circoscritta infatti al territorio di Israele, mentre la missione universale e perenne è quella che concluderà il vangelo di Matteo (Mt 28, 18-20).

Con questo non si intende dire che la missione nei confronti del popolo di Israele si concluda definitivamente con questo invio: anch’essa, come la missione alle genti, durerà per sempre.

Sia la missione verso Israele, sia la missione verso tutti i popoli della terra hanno come durata e come limite il ritorno di Gesù, la parusia del Figlio dell’uomo.

Infatti, percorrendo tutte le città e i villaggi, Gesù si rende conto che ci sono molti malati da curare e molte orecchie desiderose di ascoltare il Vangelo del Regno.

Matteo ci dice che, vedendo tutta quella gente, il Signore “ne sentì compassione” e, con viscere di misericordia, esprime il desiderio di condividere questo sentimento con altri cuori.

Pregate il signore della messe perché mandi operai nella sua messe”, ovvero persone che possano aiutarlo a sostenere il peso delle anime.

Chiamando i Dodici, Gesù aveva trasmesso una potestà speciale per determinati compiti indispensabili per la vita della Chiesa, COME LA CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI.

PERÒ È A TUTTI I BATTEZZATI CHE IL SIGNORE CHIEDE DI PARTECIPARE ALLA MISSIONE DI PORTARE IL VANGELO, ILLUMINANDOLO CON LA NOSTRA VITA SINO AI CONFINI DELLA TERRA.

Aveva detto SAN JOSEMARÍA ESCRIVÀ, in “Amici di Dio”, n. 262:

  • Se lottiamo ogni giorno per raggiungere la santità, ciascuno nel suo stato in mezzo al mondo e nell’esercizio della sua professione, il Signore farà anche di noi, nella nostra vita ordinaria, strumenti capaci di operare miracoli, e dei più straordinari, se fosse necessario”.

Al momento dell’Ascensione, Cristo dirà agli apostoli:

  • Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni” (Mt 28,19).

Tutti i popoli devono essere ammaestrati per poter accedere al regno di Dio, che è il bene più grande. È così che Cristo propone la redenzione universale.

Ognuno di noi, sacerdote, religioso, religiosa o laico, è chiamato e mandato da Dio. Può dunque essere apostolo e far conoscere nel mondo d’oggi, per mezzo della sua vita, la verità di Cristo.

Lavorare per Cristo e con Cristo è un grande privilegio e, insieme, un dovere, come diceva il papa, SAN LEONE MAGNO “…Cristiano, non dimenticare la grande dignità di cui sei stato rivestito!

Ma torniamo al testo e vediamo che Gesù aveva già associato a sé molti discepoli -significativamente Matteo si mette fra gli ultimi chiamati- ma non aveva ancora costituito il gruppo dei dodici Apostoli.

Apostolo” significa “inviato”, ovvero è il rappresentante che ha gli stessi poteri di chi lo invia.

ANCHE DIO PADRE, SI ERA SERVITO DI MESSAGGERI, PER FAR RENDERSI PRESENTE AL POPOLO DI ISRAELE: I PROFETI, che si erano presentati numerosi al principio e poi via via erano diminuiti fino a scomparire.

Nel momento in cui Giovanni Battista comincia a predicare nel deserto, molti si recano a sentirlo perché vedono in lui ridestarsi lo spirito degli antichi profeti.

E di fronte alla stessa manifestazione di Gesù di Nazareth, potente in opere e in parole, qualcuno non sa darsi spiegazione migliore che pensare ad uno degli antichi profeti tornato in vita.

MA, A SUA VOLTA, INVIA ANCHE IN NOME E PER CONTO DI DIO.

Il fatto che gli apostoli che Gesù riunisce per destinarli alla missione fossero precisamente dodici È UN DATO SIMBOLICO CHE NON SFUGGIVA A NESSUN PIO EBREO:

  • Dodici erano i figli di Giacobbe recatisi in Egitto al tempo della carestia e da cui poi si sarebbero formate le dodici tribù di Israele. Infatti Israele, altro nome di Giacobbe, entra in Egitto sotto forma di famiglia patriarcale e ne esce dopo qualche centinaio di anni come popolo numeroso.
  • Apostoli, Gesù dunque da inizio a un nuovo popolo di Dio, la Chiesa, che troverà in quelli che Egli sceglie dei punti di riferimento stabili e sicuri.

Altrove infatti nel Nuovo Testamento con riferimento agli Apostoli si parla di COLONNE:

  • Aveva detto il compianto Papa, BENEDETTO XVI nel “Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni 2008”:

    • È venuto quindi il Figlio, mandato dal Padre, il quale in Lui prima della fondazione del mondo ci ha eletti e ci ha predestinati ad essere adottati come figli … Perciò Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in terra il regno dei cieli e ce ne ha rivelato il mistero, E CON LA SUA OBBEDIENZA HA OPERATO LA REDENZIONE” (Cost.dogm.Lumen gentium, n.3). E Gesù si scelse, come stretti collaboratori nel ministero messianico, dei discepoli già nella vita pubblica, durante la predicazione in Galilea…Era mosso a compassione verso la gente, perché mentre percorreva le città ed i villaggi, incontrava folle stanche e sfinite, “come pecore senza pastore” (Mt 9,36). Da questo sguardo di amore sgorgava il suo invito ai discepoli: “Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe” (Mt 9,38), e inviò i Dodici prima “alle pecore perdute della casa d’Israele”, con precise istruzioni. Se ci soffermiamo a meditare questa pagina del Vangelo di Matteo, che viene solitamente chiamata “discorso missionario”, notiamo tutti quegli aspetti che caratterizzano l’attività missionaria di una comunità cristiana, che voglia restare fedele all’esempio e all’insegnamento di Gesù. Corrispondere alla chiamata del Signore comporta affrontare con prudenza e semplicità ogni pericolo e persino le persecuzioni, giacché “un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone” (Mt 10,24). DIVENTATI UNA COSA SOLA CON IL MAESTRO, I DISCEPOLI NON SONO PIÙ SOLI AD ANNUNCIARE IL REGNO DEI CIELI, MA È LO STESSO GESÙ AD AGIRE IN ESSI: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato” (Mt 10,40). Ed inoltre, come veri testimoni, “rivestiti di potenza dall’alto” (Lc 24,49), essi predicano “la conversione e il perdono dei peccati” (Lc 24,47) a tutte le genti”.

    Fratelli e Sorelle, ecco allora, alla luce di quanto sin qui argomentato, perchè risvegliare il senso di Dio è importante anche ai nostri giorni.

    Vivere per Dio è la migliore testimonianza che un cristiano possa dare e la maniera più semplice che ha per partecipare alla missione della Chiesa.

    Ma dovrà farlo seguendo I CINQUE IMPERATIVI IMPOSTI DAL SIGNORE:

    • il primo è il compito della parola (predicare). Lo stesso annuncio caratterizza Giovanni il Battista (3,2), il Signore Gesù (4,17) e gli stessi apostoli (qui). La profezia in Giovanni, l’adempimento in Cristo da Lui e dagli Apostoli annunziato, sono incentrati su questo: si è avvicinato il Regno dei cieli. GIOVANNI E GLI APOSTOLI DANNO TESTIMONIANZA AL CRISTO CHE CONFERMA, A SUA VOLTA, LA LORO PREDICAZIONE.
    • Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

      Ragioniamoci sopra…

      Il Signore IDDIO ti Benedica

      E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

      Sia Lodato Gesù, il Cristo!