17.11.2023 – VENERDI’ SANTA ELISABETTA DI UNGHERIA – LUCA 17,26-37 “Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 17,26-37

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero «Dove, Signore?». Ed egli disse loro «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Elisabetta (Ungheria 1207 – Marburg, Germania, 17 novembre 1231).

Figlia di Andrea, re d’Ungheria e di Gertrude, nobildonna di Merano, ebbe una vita breve.

Fu promessa in moglie a Ludovico figlio ed erede del sovrano di Turingia. Sposa a quattordici anni, madre a quindici, restò vedova a 20.

Il marito, Ludovico IV morì ad Otranto in attesa di imbarcarsi con Federico II per la crociata in Terra Santa. Elisabetta aveva tre figli.

Dopo il primogenito Ermanno vennero al mondo due bambine: Sofia e Gertrude, quest’ultima data alla luce già orfana di padre.

Alla morte del marito, Elisabetta si ritirò a Eisenach, poi nel castello di Pottenstein per scegliere infine come dimora una modesta casa di Marburgo dove fece edificare a proprie spese un ospedale, riducendosi in povertà.

La sua scelta di povertà scatenò la rabbia dei cognati che arrivarono a privarla dei figli. Morì a Marburgo, in Germania il 17 novembre 1231.

È stata canonizzata da papa Gregorio IX nel 1235.

Ecco l’esempio da seguire per quanti ricoprano un ruolo di guida nella società.

Elisabetta con le sue ancelle si recava di persona nei tuguri dei poveri a portare farina, carne e vestiti.

Intorno a lei avvengono anche alcuni miracoli:

  • Un giorno, durante l’assenza del marito, Elisabetta accoglie nel proprio letto un lebbroso. LUDOVICO VIENE AVVISATO E TORNATO AL CASTELLO, INFURIATO, QUANDO ALZA LE COPERTE DEL SUO LETTO, INVECE DEL LEBBROSO VEDE GESÙ SOFFERENTE.
  • Un’altra volta chiede alla moglie cosa portasse nel grembiule. È PANE PER I POVERI CHE, PERÒ, IMPROVVISAMENTE SI TRASFORMA IN ROSE.

Ludovico parte per partecipare alla sesta crociata.

Elisabetta ha vent’anni e aspetta il terzo figlio.

Purtroppo, durante il viaggio, il re muore di peste in Puglia, prima di arrivare in Terra Santa.

Elisabetta rimane vedova e avuta la terza bambina, Gertrude, inizia ad elargire aiuti alla popolazione affamata, colpita da una grave carestia.

Cacciata dal castello dai cognati, bramosi di ricchezza e di potere, la giovane si rifugia da una zia suora e poi con le ricchezze rimaste fa costruire un ospedale a Marburgo (Germania), dove va a vivere.

Fattasi povera tra i poveri, come San Francesco d’Assisi, suo contemporaneo e da cui rimane affascinata, Elisabetta trascorre le sue giornate accudendo i malati.

Cuce vestiti per loro e chiede l’elemosina per procurare il cibo e quando non ha nulla da dare da mangiare va a pescare.

Elisabetta subisce tante critiche per il suo stile di vita, eppure quattro anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1231 a Marburgo, viene proclamata santa.

È patrona di panettieri, panificatori, fornai, infermieri, mendicanti, Associazioni di Carità Cattoliche e dell’Ordine Francescano Secolare (OFS) al quale la santa si era iscritta.

Ma veniamo al nostro testo evangelico odierno.

Siamo giunti agli ultimi giorni dell’anno liturgico e, come ogni anno, la Parola ci invita a riflettere sul nostro “dopo”.

Ai miei tempi questa riflessione teologica veniva definita “la riflessione sui novissimi” e serviva a farci guardare un po’ al di là della punta del nostro naso.

Chi determina l’ora della venuta della fine, è Dio.

Pero il tempo di Dio (kairós) non si misura secondo il tempo del nostro orologio (chronos).

Per Dio, un giorno può essere uguale a mille anni, e mille anni uguali a un giorno (Sal 90,4 e 2Pt 3,8).

Il tempo di Dio corre invisibile nel nostro tempo, ma indipendentemente da noi e dal nostro tempo.

Noi non possiamo interferire nel tempo, ma dobbiamo essere preparati per il momento in cui l’ora di Dio si fa presente nel nostro tempo.

Può esser oggi, può essere da qui a mille anni.

Ciò che dà sicurezza non è sapere l’ora della fine del mondo, ma sì la certezza della presenza della Parola di Gesù presente nella vita.

QUESTO MONDO, INESORABILMENTE, PASSERÀ, MA LA PAROLA DI DIO NON PASSERÀ MAI (Is 40,7-8).

Abbiamo fino alla riflessione di ieri, ribadito il concetto che il Regno è già iniziato E LA CHIESA DELLE ORIGINI HA MATURATO L’IDEA DI UN RITORNO DI CRISTO RISORTO DOPO L’ASCENSIONE.

Un ritorno che avevano pensato imminente, all’inizio, ma che poi, avevano posticipato alla fine della Storia.

E di questa fine parla abbondantemente Gesù utilizzando un linguaggio già impiegato nell’Antico testamento: un linguaggio che ha lo stile e il sapore apocalittico, fatto di grandi immagini, di metafore, di visioni da non prendere alla lettera ma nel loro significato profondo.

Ma questo è sempre terribilmente attuale. E vale anche per noi, Fratelli e Sorelle.

Anche oggi ci siamo alzati, lavati, vestiti, abbiamo fatto colazione e siamo andati al lavoro, a scuola, all’università, in vacanza, dal medico.

Siamo andati “a fare” le cose di ogni giorno.

E non abbiamo pensato nemmeno lontanamente che, in questo giorno potremmo anche morire.

E se questa nostra dipartita avvenisse, sarebbe tutto perduto, finito?

ECCO PERCHÈ IL SIGNORE CI INVITA AD ESSERE PRONTI, NELLA VIGILANZA E NELLA FEDE, PER L’INCONTRO CON DIO.

Bisogna che ci fermiamo un attimo a riflettere sul fatto che la nostra ASSURDA routine, ci avvolge talmente tanto che non riusciamo a pensare, che il consumismo e l’individualismo possono farci credere che la vita è tutta qui e non riusciamo a coglierne il suo senso profondo.

Dobbiamo essere pronti. Ma questo non significa che dobbiamo cambiare occupazione.

Si tratta di cambiare la nostra attitudine interiore e di renderci conto che, il modo con cui svolgiamo le nostre normali occupazioni, È IL MODO IN CUI ATTENDIAMO O NON ATTENDIAMO IL SIGNORE.

SE TUTTO CIÒ CHE FACCIAMO LO FACCIAMO CON LUI, LO ASPETTIAMO;.

SE LA NOSTRA VITA È UNA CONTINUA DONAZIONE A LUI NEL SERVIZIO AI FRATELLI, EGLI CI CHIAMERA’ AD ESSERE PER SEMPRE CON LUI.

Solo la persona che è stata capace di darsi completamente agli altri si sarà realizzata nella vita.

  • “Perde la propria vita chi la conserva solo per sé”.

Questo consiglio di Gesù è la conferma della più profonda esperienza umana: LA FONTE DELLA VITA ETERNA, SI TROVA NEL DONO DELLA VITA.

PERCHÈ E’ SOLO DANDO CHE SI RICEVE.

Fratelli e Sorelle, vorrei spendere due parole su una affermazione abbastanza enigmatiche che troviamo in epilogo alla pericope:

  • “Allora gli chiesero «Dove, Signore?». Ed egli disse loro «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi»”.

Una risposta davvero criptica, che ha sempre affascinato gli studiosi della PAROLA DI DIO:

  • Alcuni di essi pensano che Gesù evochi la profezia di Ezechiele, ripresa nell’Apocalisse, in cui il profeta si riferisce alla battaglia vittoriosa finale contro le forze del male. E, gli animali rapaci o gli avvoltoi saranno invitati a mangiare la carne dei cadaveri (Ez 39,4.17-20 e Ap 19,17-18).
  • Altri pensano che si tratti della valle di Giosafat, dove avverrà il giudizio finale secondo la profezia di Gioele (Gal 4,2.12).
  • Altri pensano che si tratti semplicemente di un proverbio popolare che significava più o meno ciò che dice il nostro proverbio “Dove c’è il fumo, c’è anche il fuoco!

In ultimo, ma non per questo si tratta di un particolare di minore importanza, mi corre l’obbligo ci evidenziare che Gesù non parla solo della sua venuta nella pienezza dei tempi ma anche della sua venuta nella vita spirituale di ciascuno di noi.

Il Signore bussa continuamente alla porta del nostro cuore. Il rischio è di essere distratti, altrove, di non avere la prontezza di spirito di vegliare.

Dio passa continuamente nella nostra vita ma sta a noi accorgerci della sua presenza, dedicando del tempo ad educarci al silenzio, all’ascolto, alla meditazione, alla preghiera.

Vegliamo e preghiamo perché il Signore trovi attenzione in noi, perché possa raggiungerci, oggi, con una Parola, con un segno che dia luce alla nostra vita, alle nostre scelte.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!