… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Luca 7,24-30
Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro». Parola del Signore
Mediti…AMO
Giovanni è rinchiuso nella fortezza del Macheronte e gli inviati fanno ritorno da lui.
Il Macheronte (dall’arabo Qal’atu Mkawer – “spada”) è una collina fortificata situata in Giordania a 24 km a sud-est della foce del fiume Giordano, sulla riva est del Mar Morto, in cui insisteva una inespugnabile prigione/fortezza, resa nota dallo storico romano pagano Giuseppe Flavio, che la indica come il luogo di prigionia e di morte di Giovanni Battista.
Essa era circondata su 4 lati da profondi burroni non attraversabili. Era stata costruita nel 90 a.C. dal re Alessandro IANNEO (sovrano e sacerdote ebreo antico, re di Giudea e Sommo sacerdote, come base militare per controllare i territori a est del Giordano, contro i Nabatei. Questa fortezza fu distrutta da Aulo Gabinio, generale di Pompeo, nel 57 a.C.) e dopo una prima distruzione, il re Erode la fece diventare possente.
Ma lo scaltro generale romano SESTO LUCILIO BASSO, “legatus augusti pro praetore”, cioè GOVERNATORE, ne prese possesso E LA RASE AL SUOLO, facendo uso della X^ Legione romana “Fretensis” emblematica feroce legione del “verro”, che era distaccata in Palestina su ordine di Cesare.
Dopo la sua distruzione il sito non venne più occupato nelle epoche successive e se ne perse completamente la memoria.
Ma entriamo nel testo del Vangelo.
Appena partiti i messaggeri del Battista, Gesù sente il dovere di dire alla folla una parola su Giovanni.
Chi era veramente costui?
Un uomo saldo e convinto, che non tremava davanti ai poteri di questo mondo (Ger 1,17-19): sapientemente usa l’immagine di una canna sbattuta a ogni soffio di vento.
Attestando che il Battista era esattamente l’opposto, poiché era un uomo roccioso, con una postura diritta, che non si piegava davanti a nessuno, SE NON AL SIGNORE.
Un uomo rimasto sempre lontano dai palazzi dei re e dei sacerdoti, che non conosceva le vesti sfolgoranti, preziose o morbide.
Che non frequentava salotti e sapeva tenersi lontano da quelli che usano il potere per contaminare e rendere schiavi gli altri.
Giovanni era un profeta, messaggero e precursore del Signore.
Attesta Gesù che “…fra i nati da donna non è sorto nessuno più grande di lui”, per i suoi doni e la sua qualità umana ed etica.
Tuttavia “il più piccolo”, CIOÈ GESÙ STESSO, ABBASSATOSI FINO ALL’ULTIMO POSTO, RIFIUTATO FINO ALLA CONDANNA DELLA CROCE “…nel regno dei cieli è più grande di lui”.
I discepoli di Giovanni avevano fatto una domanda precisa a Gesù circa la sua identità, come abbiamo visto nella lectio di domenica scorsa.
Ora è Gesù a porre la domanda alla folla sull’identità di Giovanni: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto?”
Questo interrogativo ritorna per ben tre volte sulla bocca di Gesù.
Ma Egli non attende la risposta della folla. È lui stesso a rispondere tessendo l’elogio della grandezza del Battista, che non consiste soltanto nell’austerità della sua vita e nella fortezza del suo carattere rude ma vero, ma piuttosto nell’aver accolto pienamente la missione di preparare la strada al Messia.
Giovanni è venuto per rendere testimonianza a un Altro, non a sé stesso.
Qui c’è tutta la grandezza del Precursore! Egli si può definire semplicemente come un indice puntato verso il Cristo Signore.
È interessante guardare al verbo usato da Gesù con la folla: “che cosa siete andati a vedere?”
Non dice a sentire, come sarebbe stato più logico.
Dice “vedere”, perché Giovanni e la sua vita, è testimonianza a sé stessa, e il suo annuncio e la sua profezia, SONO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI… SI VEDONO!!!
Perché QUASI SEMPRE le NOSTRE PAROLE non bastano, non servono, a volte sono in contraddizione con quanto diciamo.
Giovanni il Battista no!
EGLI È UN PROFETA ASCIUTTO E RUDE, CONSUMATO DAL VENTO E DAL FUOCO DI DIO. E QUESTO FUOCO SI VEDE DA LONTANO.
Ecco di cosa dovremmo preoccuparci. Diventare noi quella profezia, UNA PROFEZIA VIVENTE.
È un grande elogio di Giovanni, che è il maggiore dei grandi profeti e re d’Israele perché “tutti i profeti e la legge hanno profetato fino a Giovanni”.
Per questo – come Gesù conclude con una parola dai tratti anche misteriosi – “dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12).
È la pacifica violenza di Giovanni, è il suo sofferto ma saldo discernimento la chiave per accedere al Regno e per accogliere colui che è il Regno fatto persona: Gesù, il Veniente, la cui buona notizia è così lontana dai nostri schemi religiosi!
Ma vediamo ancora più nel dettaglio…
- “anzi, più che un profeta”
Gesù parlando di Giovanni lo definisce “più che un profeta”. Ora il profeta è “colui che vede, colui che parla in nome di Dio”. Nel senso che è capace di vedere oltre il visibile, perché viene a dirci ciò che Dio vuole che noi sappiamo.
La sua visione della realtà è significativamente prospettica, con una panoramica più vasta dei fatti costatati che gli permette di capire dove la storia si sta dirigendo.
Ecco perché il profeta ci aiuta sempre ad avere un punto di vista “altro”, dal quale ci avverte, ci sprona, ma a volte ci fa sentire minacciati o irritati, perché vediamo in pericolo le nostre false sicurezze e le nostre fallaci certezze, che ci rendono però simili alle simboliche “canne”.
Era proverbiale l’attività della canna, presenti anche in una favola di Esòpo.
La canna cos’è? è quella graminacea tubercolata legnosa, che si piega al vento e che nel simbolismo è l’immagine della persona opportunista, che è sempre disposta a piegare la schiena, pur di rimanere al suo posto.
Il vento soffia da una parte, soffia dall’altra, e la accondiscendente canna si piega sempre in modo da poter sopravvivere comunque.
LA CANNA È QUINDI L’IMMAGINE DELL’OPPORTUNISTA.
Ma Giovanni il Battista non è affatto così. Anzi, mai si piegherà nella vita, perché egli “è più che un profeta” perché non solo intuisce ciò che sta accadendo, ma perché prepara le condizioni affinché ciò che ha intuito accada.
Perché Giovanni il Battista è colui che è stato inviato da Dio a preparare la strada al Signore che viene.
Ecco allora che Gesù ci fa comprendere che, per essere inviati da Dio, quali collaboratori di Dio, non si può essere opportunisti.
Questo è il compito profetico di una Chiesa che è chiamata a condurre la storia, sempre pronta a rispondere “…a chiunque le domandi ragione della speranza che è in essa” (1Pt 3,15).
- “il più piccolo”
Gesù conclude dicendo che il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui: è nella Chiesa che la visione della storia diventa profetica e rende ciascuno grande.
Oggi è difficile non rendersi conto di ciò che sta accadendo nella nostra realtà in cui l’ideologia e la demagogia sembrano condurre la realtà.
Ma allo stesso tempo è facile lamentarsi, unirsi alle lamentazioni collettive o alle gioie degli altri.
Ma è assolutamente più difficile avere uno sguardo “altro”, che ci aiuti ad uscire da un individualismo collettivo incapace di guardare lontano.
Chi appartiene al Regno ha accettato che la presenza di Dio, che Giovanni ha intuito e indicato presente nel mondo, non si manifesti in maniera trionfalistica e imponente, ma sommessa e piccola, nascosta, come il lievito o come un granellino di senapa, nelle IMPENSABILI VESTI DI UN PICCOLO, INERME, POVERO, INDIFESO BAMBINO.
Chi ha accettato questo, lo ha fatto perché -PER GRAZIA- ha compreso che, grazie a questo piccolo bambino, saremo FIGLI NEL FIGLIO, e potremo rivolgerci a Dio, chiamandolo “Abbà” … “papà”.
Fratelli e Sorelle, ci interessa il Battista… ci interessa come persona, come modello di messaggero, di annunciatore, di evangelizzatore.
Gesù, infatti, ci ricorda che chiunque ha ricevuto il Battesimo e si nutre del Corpo e Sangue di Cristo è chiamato “…a spianare la strada dinanzi al Signore che viene”.
Di conseguenza, conoscere Giovanni, capirlo, leggerne con attenzione gesti e parole, ci aiuta a crescere nella nostra vita.
Per preparare i cuori dei nostri fratelli e dei nostri familiari, per far sì che tutti possano accogliere la venuta del Signore nella propria vita.
E per fare questo abbiamo bisogno soprattutto di una cosa: che la nostra vita diventi testimonianza VIVA.
E POSSIAMO FARLO VIVENDO ALLA SEQUELA DI CRISTO MANIFESTANDO QUELL’AMORE CHE CI HA DONATO.
ECCO LA TESTIMONIANZA CHE NOI SIAMO CHIAMATI A DARE.
Certamente tutto questo costa ed è particolarmente impegnativo, direte voi.
Certamente, dico io!
Infatti Giovanni il Battista ha pagato un prezzo carissimo.
Ma seguire il Signore significa camminare, aver il coraggio di osare, di rischiare, per intraprendere strade sempre nuove per poi percorrerle.
Anche avendo, come Giovanni il coraggio di andare controcorrente, contro il pensiero comune e di pagare, se necessario, con la nostra vita.
NON È LA MONOTONIA DELLE VITE PIATTE CHE FA INNAMORARE GLI ALTRI DEL VANGELO.
MA È L’AMORE CON CUI VIVIAMO E SPENDIAMO LA NOSTRA VITA IN NOME DI DIO
Lo stesso Signore, nell’invitarci a seguirlo, ci avvisa che “se qualcuno vuol venire dietro a Lui, deve rinnegare sé stesso, prendere la sua croce e seguirlo”.
Come ci ricorda SAN JOSEMARÍA ESCRIVÀ, nel suo Libro “È Gesù che passa”, n.82:
- “questa forza non è una violenza contro gli altri: ma fortezza per combattere le proprie debolezze e le proprie miserie, coraggio di non mascherare le proprie infedeltà, audacia per confessare la fede anche quando l’ambiente è ostile”.
Questa lotta e questo sforzo, lungi dal rattristarci, ci riempiranno di pace e di gioia perché ci permetteranno di stare più facilmente vicino a Dio.
E vi lascio con la voce della Liturgia tratta dal prefazio proprio dell’Avvento:
- «Il Cristo fu annunziato da tutti i profeti, la Vergine Madre l’attese e lo portò in grembo con ineffabile amore, Giovanni proclamò la sua venuta e lo indicò presente nel mondo. Lo stesso Signore, che ci invita a preparare il suo Natale, ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode»
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!