14.03.2024 – GIOVEDI’ 4’ SETTIMANA QUARESIMA B – Gv 5,31-47 “…Vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo Gv 5,31-47

+ In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il testo costituisce la 2° parte di un ampio monologo di Gesù (Gv.5,19-47), nel quale Egli risponde alle accuse riportate nel v. 18 “…per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.”

Giovanni è un buon interprete delle parole di Gesù, e lo fa con una duplice fedeltà, alle parole di Colui che parla, e fedeltà al linguaggio di chi ascolta.

Nel quarto evangelo, le parole di Gesù non sono trasmesse letteralmente, BENSÌ SONO TRADOTTE E TRASPOSTE NEL LINGUAGGIO DELLA GENTE, DELLE COMUNITÀ CRISTIANE DEL PRIMO SECOLO, CHE VIVEVANO IN ASIA MINORE.

Per questo motivo, le riflessioni del vangelo di Giovanni non sono sempre facili da capirsi.

Poiché in esse si mescolano le parole di Gesù e le parole dell’evangelista stesso che rispecchia il linguaggio della fede delle comunità dell’Asia Minore.

Per questo, non basta lo studio erudito o scientifico di Gesù, ma è necessario capire anche il vissuto comunitario della fede.

Deve essere la nostra vita che deve illuminare il testo sacro, e solo allora il testo sacro illuminerà la vita.

E, se a volte, il testo non ci dice nulla, non è per mancanza di studio o per mancanza di preghiera, ma semplicemente per mancanza di profondità e di amore per esso, che non abbiamo nella nostra vita.

Il vangelo di oggi è un tipico esempio della profondità spirituale e mistica del vangelo del discepolo amato.

In questo testo c’è una grande affermazione: Il Padre è sorgente dell’attività del Figlio. E questo è un “leit motiv” della teologia giovannea.

Gesù ricorda che:

già Giovanni Battista aveva testimoniato in suo favore (Gv.1,32-34 e 3,28-34) presentandolo alla gente come l’inviato di Dio che deve venire in questo mondo.

Inoltre le sue stesse opere certificano che il Padre lo ha mandato.

Infine nel brano odierno si sofferma particolarmente su altre due testimonianze: quella del Padre e quella delle Scritture.

E ovviamente, il Padre è il testimone più competente, che sta alla base anche delle altre tre testimonianze, perché ha una conoscenza connaturale di Gesù, essendogli uguale.

E questa testimonianza del Padre è particolarmente forte e incontestabile, perché l’uomo può ingannarsi nei suoi giudizi, ma Dio no.

La testimonianza del Padre è costituita sia dalla teofania sul Sinai, dove Jahvè donò agli uomini la sua Legge, tutta orientata al compimento in Cristo, sia dal fatto che Dio ha reso e continua a rendere testimonianza al Figlio suo nel cuore di ogni uomo.

Quanto alle Scritture, continua il Signore “…danno testimonianza di me“, perché, come specificherà meglio dopo, “Mosè ha scritto di me“.

È chiaro che per “Scritture” si intende il Primo Testamento nel suo complesso, essendo il medesimo orientato al suo compimento Cristologico (Gv.1,41.45; Gv 5,46; 12,16.41; 20,9), visto che proprio Gesù adempirà l’intera Legge.

Quanto al fatto che “Mosè ha scritto di me“, non si tratta di cercare qualche passo particolare, ma è il complesso delle Scritture, personificate in Mosè, che in taluni versetti allude o anticipa il Cristo.

Si vedano ad esempio:

  • l’attesa del Salvatore nel libro della Genesi (Gen.3,15 “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno»),
  • la profezia sul discendente di Giuda (Gen.49,10-12 “10Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli. 11 Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell’uva il manto; 12 lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte”),
  • il preannuncio di Gesù profeta in Deut.18,18 “io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò”,
  • il versetto di Isaia “la vergine partorirà un figlio“(Is.7,14),
  • le pagine del Deuteroisaia relative al Servo di Jahvè, l’affermazione di Gv.12,41 “…questo disse Isaia perché vide la sua gloria [=del Cristo] e parlò di LUI“.

E’ significativo che la Chiesa primitiva si preoccupasse subito di raccogliere una nutrita serie di testimonianze, cioè un insieme di quei passi dell’Antico Testamento che sono stati adempiuti da Gesù, passi che ora ritroviamo distribuiti sia nei Vangeli che negli Atti degli apostoli.

Infatti, la controversia, che il Signore svolge con i suoi contemporanei, riguarda la promessa che quel popolo eletto aveva ricevuto nell’antica alleanza: e Cristo viene come compimento di quella Promessa.

Ed ecco, non vogliono accoglierlo. Quindi, egli disputa con essi, richiamandosi all’autorità che per essi era la più grande: Mosè.

Gesù dice “…se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me, perché di me egli ha scritto” (Gv 5,46).

E perciò aggiunge “…non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c’è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza” (Gv 5,45).

Così, dunque, si svolge una sorta di lite, che ha, in un certo senso, le caratteristiche di un processo giudiziario.

Cristo si richiama ai testimoni:

  • testimone è Mosè e tutto il Vecchio Testamento fino a Giovanni Battista.
  • Testimone è la Scrittura e testimone è tutta l’attesa del Popolo eletto.
  • Ma, soprattutto, testimone sono le “opere” che Cristo compie per intervento del Padre.

Dinanzi a questa testimonianza, i testimoni dell’antica alleanza, e soprattutto Mosè, assumono ancora un nuovo carattere: si prestano nel ruolo di accusatori.

Essi sembrano dire: perché non accogliete Gesù di Nazareth, dato che tutto indica che proprio egli è Colui che Dio ha mandato conformemente alla Promessa?

Con questa domanda, quei testimoni sembrano però non soltanto chiedere, ma addirittura accusare!

Mi piace il tema della testimonianza.

Perchè è proprio sulla testimonianza, e SULLA QUALITÀ DELLA TESTIMONIANZA, che si gioca l’esistenza dell’uomo.

Fratellie e Sorelle, l’oggetto della testimonianza è il bisogno fondamentale dell’uomo, OVVERO L’ESSERE O NON ESSERE FIGLIO AMATO.

L’UOMO È IN QUANTO FIGLIO, ma se uno è figlio di nessuno non esiste. MA SE È FIGLIO, ALLORA ESISTE COME PERSONA AMATA.

Quindi l’oggetto della testimonianza che Gesù da, è che c’è per noi UN AMORE ASSOLUTO, DI CUI TUTTI ANDIAMO IN RICERCA, CHE È L’AMORE DEL PADRE ED È QUELL’AMORE CHE GESÙ HA TESTIMONIATO, CE VA BEN OLTRE QUELLO CHE PENSANO LA LEGGE E I FARISEI.

E noi siamo i destinatari della testimonianza, perchè ogni uomo è fatto per la verità.

E chi non capisce questo… non ama….

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!