09.01.2023 LUNEDI’ 1 SETTIMANA P.A. A – MARCO 1,14-20 “Convertitevi e credete nel Vangelo”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MARCO 1,14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

È finito il tempo di Natale! Iniziamo oggi il tempo “per annum“, con la lettera agli Ebrei e il Vangelo di Marco.

La lettera agli Ebrei, in questo esordio magnifico, presenta Cristo come colui che ha ereditato un nome ben diverso da quello degli Angeli. Qual è questo nome?

Nella liturgia di oggi sembra quello di Figlio di Dio, ma se consideriamo la prima parte della lettera, non è limitato a questo.

Certo, Cristo è Figlio, ma qui si tratta del Cristo glorificato nella glorificazione pasquale. C’è però l’altro aspetto, e lo vedremo domani: Cristo è fratello degli uomini. Come Figlio è superiore agli Angeli, come fratello degli uomini è meno degli Angeli; è più vicino a Dio perché Figlio, è più vicino a noi perché fratello.

Questi due aspetti si possono sintetizzare nel nome di Sommo Sacerdote, perfetto Mediatore per mezzo del quale entriamo nell’intimità della Trinità. Il suo nome è quindi un nome misterioso, profondo, motivo di speranza e di fiducia.

E per mezzo del suo Figlio dice la lettera “Dio, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi“.

In questo inizio del tempo ordinario la liturgia ci mette davanti una parola di Gesù che ci dice “Seguitemi“, alla quale segue una duplice risposta “E lo seguirono“.

Egli è un camminatore instancabile e un annunciatore entusiasta del Vangelo di Dio. Seguire Gesù presenta due aspetti: un aspetto di umiltà, di sacrificio, di rinuncia e un aspetto positivo, perché “…siamo con lui“. Ed essere con Gesù, significa non essere soli, non essere nelle tenebre MA NELLA LUCE, perché ha detto “Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita“.

Seguitemi” allora è la condizione per vivere nell’amore. Chi stabilisce il proprio cammino non vive nell’amore, vive nella solitudine, anche se nel decidere autonomamente ci può essere una Certa gioia. Chi segue Gesù invece è sempre con lui, con suo fratello e Signore, ed è in una gioia immensa.

Ma bisogna stare bene attenti a riconoscere Gesù che passa. Infatti oggi vediamo che Gesù passa, guarda e chiama, i primi quattro discepoli, Simone, Andrea, Giovanni e Giacomo, che, ascoltano, lasciano tutto e seguono Gesù per formare comunità con Lui.

Secondo la narrazione di Marco, tutto avvenne nel primo incontro con Gesù. analizzando gli altri evangeli, si percepisce che i quattro già conoscevano Gesù (Gv.1,39 “«Venite e vedrete»”; Lc.5,1-ss “1 Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsareth, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca””).

Ebbero l’opportunità di convivere con lui, di vederlo aiutare la gente e di ascoltarlo nella sinagoga. Sapevano come lui viveva e ciò che pensava.

Fratelli e Sorelle, voi sapete bene che la chiamata non è questione di un solo momento, ma è questione di ripetute chiamate ed inviti, di progressi e regressi.

Per i discepoli la chiamata coincide con la convivenza di due tre anni con Gesù, fin dal battesimo, fino al momento in cui Gesù fu innalzato al cielo (At 1,21-22).

Marco lo presenta a noi come un fatto repentino d’amore a prima vista, perché vuole farci comprendere che il nostro incontro con Gesù deve provocare una mutazione radicale nella nostra vita.

E il Gesù di Marco è un Gesù che annunzia a tutti che un’altra storia è possibile, che un altro modo di vivere è possibile, che la felicità è sempre possibile.

E LUI, IL MAESTRO, ne possiede il segreto.

Giovanni è arrestato ma la Buona notizia del Regno non è incatenata. E, il Regno di Dio, ovvero il mondo come Dio lo sogna, è ormai alle porte.

Perché Dio si è avvicinato, ci ha raggiunto nella nostra quotidianità. Non a tutti è concesso entrare nel tempio, né tutti sono in grado di farlo. Ed è per questo che, in Gesù, Dio ci viene a trovare in casa nostra.

Certamente nasce spontanea una domanda: ma quale Dio?

Questa domanda nasce perché l’umanità si è fatta molte immagini, molte rappresentazioni di Dio. Spesso rappresentandolo come la somma e la sintesi delle paure e dei timori del cuore umano. Noi tutti sappiamo bene quanti orrori, l’umanità ha commesso e continua a perpetrare, in Nome di Dio!

E Gesù, finalmente, ci mostra il vero volto del Padre (Gv.14,8-10 “8 Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?”).

Ed è un volto bellissimo questo di Dio, che Gesù ci mostra.

Perché Dio nessuno mai lo ha visto, dunque tutte le rappresentazioni che abbiamo di lui sono approssimative, e troppo spesso, anche sbagliate.

Gesù, VERBO ETERNO che viene dal seno, cioè dall’intimità del Padre, Lui ce lo fa conoscere, facendosi carico del grande desiderio di felicità che abita nel profondo, il cuore di ogni umano.

Colui che era chiamato “IMMANU’EL”, il “Dio-con-noi” (cantato da Isaia 7,14 e Matteo 1,23), nel quarto vangelo è colui che viene a prenderci con sé, per vivere un’intimità, un’amicizia, un’inabitazione reciproca SENZA FINE, nel suo cuore immenso e di ETERNO PADRE.

Questa coabitazione di Gesù e dei discepoli, proprio attraverso l’esaltazione, la glorificazione di Gesù nella sua Pasqua, nel suo esodo, sarà più intensa di quella vissuta fino ad allora.

Così Gesù chiede di non essere preda della paura, ma di entrare in una nuova modalità di comunione con Lui.

Sarà una coabitazione alla quale si accede attraverso un cammino che i discepoli conoscono: la via percorsa da Gesù, quella dell’amore vissuto fino alla fine, fino all’estremo.

Proprio l’esodo di Gesù da questo mondo era stato descritto come amore fino alla fine (Gv.13,1): vivere concretamente l’amore, spendendo la vita e deponendola per gi altri, è il CAMMINO tracciato da Gesù per andare al Padre.

Gesù ricorre alla metafora del CAMMINO per dirci chiaramente che Lui stesso è LA STRADA da percorrere per andare verso il Padre; Lui stesso è la verità come conoscenza del Padre; Lui stesso è la vita eterna, quella vita, che ci è donata sin da adesso -NEL BATTESIMO- per sempre, come dono del Padre.

Il Cristo ci chiede di essere accolto, e per accoglierlo, ci chiede di convertirci a Lui. E questa conversione, che ci è richiesta da Gesù, non è tanto una esigenza di tipo morale, ovvero non ci è richiesto di smettere di fare il male.

Certamente sì, soprattutto questo, ma Gesù va oltre e ci parla di conversione come di un rendersi conto, di un accorgersi che stiamo camminando su una strada sbagliata, che non porta alla felicità. Perché la felicità VERA sta da un’altra parte: laddove Egli ci indica la meta.

Convertirsi allora è un invito a girarsi (cum+vertere), a voltarsi verso la luce.

Ad uscire dall’ombra, a rimettersi in cammino, e ci ricorda che, per vivere bene questa nostra storia, dobbiamo essere persone profondamente innamorate e, che per esserlo siamo chiamati ad uscire dalle nostre chiusure e dalle nostre certezze perché, il rischio che corriamo tutti è quello di camminare senza vedere e di calpestare i miracoli che la vita fa germogliare intorno a noi, senza che nemmeno ce ne accorgiamo.

E, quindi, anche noi, come ai pescatori di Galilea, ci invita a seguirlo.

È importante nella vita avere un maestro, per discernere e raggiungere quell’innamoramento, che prima di tutto è un bisogno che vive nell’animo dell’uomo. Perché l’uomo, pur con tutta la sua fragilità, è fatto per un’altra luce, un’altra aria. L’Essere Umano è colui che sa accogliere il divino.

E vorrei chiudere con questa frase evangelica “…vi farò pescatori di uomini”.

Gesù indica due movimenti: andare dietro a Lui, e andare verso gli uomini. È la duplice direzione essenziale di ogni vita:

  • andare dietro a Cristo, cercare di mettere i nostri passi nelle sue orme, moltiplicare i suoi gesti, prolungare le sue azioni,
  • e poi andare verso il prossimo, custodendo con la nostra vita altre vite, condividendo insieme gli spazi che respiriamo, le risorse, le necessità, i sogni e le speranze.

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!