… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo LUCA 11,1-4
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione». Parola del Signore
Mediti…AMO
Luca ha posto l’insegnamento di Gesù, non su una collina, durante il discorso inaugurale di Gesù, come fa Matteo (Mt 5,1-7,29), ma sulla strada per Gerusalemme (Lc 9,51-19, 46), dopo aver lui stesso pregato (Lc 10,21-22) e dopo aver lodato Maria di Betania per aver scelto “l’unica cosa necessaria” (Lc 10,42).
Non è l’unica volta che il Vangelo parla di Gesù, ritraendolo intento a pregare. E non è difficile pensare che “l’orante del Padre” deve aver impressionato così tanto i discepoli, che uno di loro gli chiese che essi venissero istruiti circa la preghiera:
“Insegnaci a pregare, Signore, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli.”
A ben riflettere questa domanda del discepolo è ASSURDA.
Poiché in quel tempo la gente imparava a pregare fin da piccola. Tutti pregavano tre volte al giorno, la mattina, a mezzogiorno e la sera, utilizzando i salmi di Davide.
Avevano le loro pratiche di devozione, avevano i salmi, avevano le riunioni settimanali nella sinagoga e gli incontri quotidiani a casa.
Ma sembra che non bastasse. Il discepolo aveva intuito che c’era di più, e invoca “…Signore Insegnaci a pregare!”
Nell’atteggiamento di Gesù aveva scoperto che poteva avanzare di più nel cammino della preghiera, e che per questo aveva bisogno di un’iniziazione.
Il desiderio di pregare è in tutti, ma il modo di pregare richiede un aiuto.
Il modo di pregare matura lungo la vita e cambia lungo i secoli. Gesù fu un buon maestro. Insegnava a pregare con le parole e con la testimonianza.
Un grande filosofo SOREEN KIERKEGAARD, ha detto:
- “Gli antichi dicevano che pregare è respirare. Qui si vede quanto sia sciocco chiedersi: ma perché io devo pregare? Forse mi chiedo: Perché io respiro? Perché altrimenti morrei. Così è per la preghiera”.
Quindi, Gesù realizza ciò che insegna e insegna ciò che fa: se l’unica cosa necessaria è quella di ascoltare Dio, questa è la prima cosa da fare. E insegnando ai suoi discepoli a pregare ha trasformato la preghiera in un elemento integrante della sequela.
Se dunque prego Abbà, il tenerissimo Padre mio e dei fratelli, se chiedo a lui che sia glorificato come si conviene e che il suo regno di giustizia, d’amore e di pace venga anche attraverso la mia piccola vita, certo avrò la forza per diventare sempre di più, nella porzione di chiesa in cui vivo, quel che oggi sono chiamato a essere.
Certo siamo molto lontani da ciò. E allora dobbiamo “volgere il nostro sguardo su di Lui” e guardando il Maestro ci accorgiamo che la preghiera, è un intimo dialogo con Dio, è ringraziamento, lode, intercessione, supplica, silenzio, sguardo del cuore nel cuore di Dio, richiesta di perdono…
E ci accorgiamo di quanto sia misera e lontana la nostra preghiera, senza orizzonti, senza fiato, senza fede, CHE ALLA FINE SI RIDUCE SEMPRE E SOLO AD UNA RICHIESTA PER OTTENERE CIO’ DI CUI CREDIAMO DI AVER BISOGNO.
“Insegnaci a pregare, Signore”, cioè INSEGNACI AD AVERE UNA CORRETTA IDEA DI DIO E DI NOI STESSI, insegnaci a vedere le cose come Tu le vedi. E il Signore ci risponderà: “quando pregate dite Padre…” e così sgorgherà la preghiera per eccellenza, quella preghiera che illumina ogni nostra giornata e che dovrebbe salire alle nostre labbra con stupore continuo, quella preghiera che è gradita a Dio.
Perché non chiede a Dio nulla, perché sa che Dio sa già DI COSA ABBIAMO VERAMENTE BISOGNO.
Sant’Agostino ci dice che Dio esaudisce sempre le nostre domande, tranne quando “petimus male, petimus mali, petimus malo“.
Cioè quando chiediamo nel male, nel peccato, quando chiediamo cose malvagie, cioè fuori della volontà di Dio e quando le chiediamo senza fiducia.
In ogni caso la preghiera di supplica non ha la finalità di istruire Dio, ma di costruire l’uomo.
Questo pensiero di sant’Agostino è stato maggiormente elaborato da san Tommaso che chiarifica: “Dio va avanti per la sua strada, non può cambiare idea in base alle nostre preghiere. Sarebbe un suicidio, non solo di Dio ma anche dell’umanità”.
Pensate se due tifosi di due opposte squadre chiedessero la vittoria della loro squadra nella medesima partita. E questo è un esempio banale.
Ma allora a cosa serve la preghiera di richiesta?
Anzitutto, dice Tommaso, “a farci prendere consapevolezza. Le preghiere non svelano a Dio i nostri bisogni. Lui li sa già. Servono invece a noi per chiarire a noi stessi quel bisogno. Le preghiere non vanno a cambiare i disegni della Provvidenza, ma ad ottenere ciò che Dio aveva già prestabilito di donarci. Noi preghiamo affinché siamo disposti ad accogliere, quanto Dio aveva già preordinato dall’eternità”.
C’è un vecchio aneddoto che gira da anni e dice che le suore di clausura conoscevano un ragazzo che andava a pregare sempre, affinché Dio gli facesse trovare la fidanzata. Ha pregato così tanto che è entrato nei frati.
Ecco allora che ci ricorda Isaia 55,8-9, il pensiero di Dio “… Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.”
E Gesù insegna in Luca la Preghiera del PADRE NOSTRO, una orazione che esprime la nuova relazione con Dio, che viene chiamato per la prima volta “Padre”, e che è alla base della fraternità.
Analizziamo i suoi contenuti base:
- Santificare il Nome di YAHVÉ. Sono con te! Dio con noi. Dio si fece conoscere con questo NOME (Esodo 3,11-15). Il Nome di Dio è santificato quando viene usato con fede e non con magia; quando è usato secondo il suo vero obiettivo, cioè: non per l’oppressione, ma per la liberazione della gente e per la costruzione del Regno.
- Venga il tuo Regno: L’unico signore e re della vita umana è Dio (Is 45,21; 46,9). La venuta del Regno è la realizzazione di tutte le speranze e promesse. È la vita piena, il superamento delle frustrazioni sofferte a causa dei re ed i governi dell’uomo. Questo Regno si compirà, quando la volontà di Dio sarà fatta in pieno.
- Pane di ogni giorno: Nell’esodo, ogni giorno, la gente riceveva la manna nel deserto (Esodo 16,35). La Provvidenza Divina passava per l’organizzazione fraterna, per la condivisione. Gesù ci invita a compiere un nuovo esodo, un nuovo modo di condividere in fraternità che garantisce il pane per tutti (Mt 6,34-44; Gv 6,48-51).
- Perdono dei debiti: Ogni 50 anni, l’Anno Giubilare obbligava tutti a perdonare i debiti. Era un nuovo inizio (Lv 25,8-55). Gesù annuncia un nuovo Anno Giubilare, “un anno di grazie da parte del Signore” (Lc 4,19). Il Vangelo vuole ricominciare tutto di nuovo! Oggi, il debito esterno non è perdonato! Luca cambia “debiti” per “peccati”.
- Non cadere in Tentazione: Nell’esodo, la gente fu tentata e cadde (Dt 9,6-12). Mormorò e volle tornare indietro (Es 16,3; 17,3). Nel nuovo esodo, la tentazione fu superata grazie alla forza che la gente ricevette da Dio (1Cor 10,12-13).
La preghiera quindi è comunione con Gesù e con i fratelli per vivere la vera fraternità e la vera filialità in Cristo ed essere inseriti nel dialogo d’amore di Gesù con il Padre.
Nella preghiera troviamo la sorgente della nostra vita, il Padre; per questo, chi prega vive e chi non prega muore, secondo il detto di sant’Alfonso de’ Liguori “Chi prega si salva e chi non prega si danna“.
E sant’Agostino ci insegna “Chi impara a pregare, impara a vivere“.
Si impara a pregare pregando Gesù perché ci insegni a pregare “Signore, insegnaci a pregare“.
Solamente imparando da Cristo, i cristiani pregano da cristiani, figli del Padre e fratelli di Cristo, e vivono secondo il vangelo.
La preghiera insegnataci da Cristo ci rivela la nostra vera identità di figli nel Figlio. Il Padre ci ama come ama il Figlio; ci ama più di sé stesso “Egli non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi” (Rm 8,32).
Avvolti dalla tenerezza di questo amore infinito, possiamo vivere nella serenità e nella fiducia, che sono l’olio e il vino che guariscono le nostre ferite mortali (Lc 10,34).
“È l’amore di Dio riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato” (Rm 5,5).
Dio sarà sempre nostro Padre, perché il Figlio si è fatto per sempre nostro fratello.
Ha detto il Cardinale CARLO MARIA MARTINI, biblista, teologo:
- “L’educazione alla preghiera consiste sia nel cercare di favorire quelle condizioni che mettono la persona in stato di autenticità, sia nel cercare dentro di noi la voce dello Spirito che prega, per dargli spazio, per dargli voce.”
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!