“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MARCO 1,29-39
+ In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, SUBITO andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Parola del Signore
Mediti…AMO
La liturgia di domenica scorsa ci ha presentato un Gesù che predica nella sinagoga ed insegna: egli parla con “autorità” perché annuncia il messaggio di Dio.
La liturgia di questa domenica, invece, ci presenta un Gesù che vede le miserie e le sofferenze degli uomini, e cerca di alleviarle, facendosene carico, cercando di far entrare l’uomo in relazione con quel Padre che annunzia, e che Lui stesso ci mostra.
E desidera che i malati, da Lui guariti, si devono aprire all’incontro con Dio, e con la sua Parola, per vivere in santità la propria esistenza.
Nello scorso commento abbiamo notato come il tempo narrativo venga qui accelerato: quel “SUBITO” che l’evangelista usa tante volte, dice la fretta di Gesù per l’annuncio del regno.
Ora, nel brano odierno, anche i luoghi sono presi in considerazione, come uno spazio che tende ad allargarsi sempre di più.
Il movimento del racconto passa infatti:
- dalla sinagoga della cittadina sul lago (Mc 1,29)
- alla casa di Pietro,
- poi ancora dalla casa alla strada aperta davanti alla porta del cortile della casa di Pietro (v. 33),
- da una città ai villaggi vicini (v. 38);
- infine, dai villaggi fino a “tutta la Galilea” (v. 39).
Tutto lo spazio deve essere occupato da Gesù e dal suo annuncio.
Il branco ci narra che Gesù entra nella casa di Simon Pietro, dove “…la suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei...”
Il particolare non avrebbe grande rilievo, non si tratta di un caso di paralisi, cecità o ossessione, ma solo di febbre, che costringe la donna anziana, a letto, ma è interessante il gesto di Gesù, a dar rilievo al particolare, perchè, senza dubbio, è un segno salvifico, espresso nel gesto delle mani “…[Gesù] la sollevò prendendola per mano”
E’ una scena pittorica, questa che ritrae questo giovane rabbi che si accosta all’anziana donna e la solleva dalla condizione che ne impedisce l’attività, tanto che ella non puà accudire nè i familiari nè gli ospiti.
E la donna, ormai guarita, è libera di preparare qualcosa da mangiare, per i suoi ospiti, e, di “servire“, che non è il semplice servire a tavola, ma di “seguire“.
La suocera di Pietro, quindi, entra, presa per mano da Gesù, alla Sua sequela.
Questo racconto, ha quindi un risvolto salvifico, e ci dice che la compassione e la tenerezza del Signore Gesù si china su ogni debolezza, e la libera da ogni limite che fa da impedimento nel cammino operoso della vita.
Sempre, quando il Figlio di Dio, ci prende per mano, ci risana ci risolleva e ci chiama alla sua sequela.
Il tema della malattia, percorre il testo di Marco.
La sofferenza tocca ogni uomo, ma «…sperimentando nella malattia la propria impotenza, l’uomo di fede riconosce di essere radicalmente bisognoso di salvezza e si accetta come creatura povera e limitata, affidandosi totalmente a Dio. Imita Gesù Cristo e lo sente personalmente vicino» (Catechismo degli Adulti, La verità vi farà liberi, 1021).
È la “conversione” alla quale sono chiamati i malati sanati da Gesù, anzi, alla quale siamo chiamati tutti noi.
Ma c’è un dettaglio davvero importante che riguarda il nostro brano: non è chiaro se esista una tensione nel testo, data dall’opposizione tra i “tutti” che accorrono a Gesù per essere sanati, e i “molti” che invece, effettivamente, sono guariti “…guarì molti che erano afflitti da varie malattie…”.
Ci sono molti malati e indemoniati, ma non tutti vengono guariti: Gesù non guarisce meccanicamente tutti.
Certamente ne cura molti, ma a differenza del racconto di Matteo e Luca, in Marco Gesù non guarisce tutti.
Una cosa però è certa: anche coloro che oggi soffrono per qualsiasi infermità, come già anche i malati eventualmente “non guariti” da Gesù, TUTTI, COMUNQUE, SARANNO UN GIORNO SANATI DAL CRISTO RISORTO.
Che bella questa immagine di Gesù.
È un Signore che stringe a sè la creatura, quasi come a trasmettere forza a chi è stanco, come a dare fiducia a chi fatica a credere e a vivere, e a chi chiede di camminare per un piccolo tratto di strada insieme.
Fratelli e Sorelle, voi sapete bene che chi soffre, chi è provato e affaticato dalla vita, chiede questo qualcuno che lo prenda per mano e cammini insieme con lui.
E Gesù passa…. e risana le ferite, ridona all’uomo energia e motivo di riprendere il cammino, ma vuole entrare nella quotidianità, nella realtà della casa di Simone con uno sguardo di pace, invitando tutti al servizio, anche gli in-abili.
Non solo guarisce la donna, ma anche molti altri malati e indemoniati, e lo fa con gesti semplici, senza alcuna enfasi.
Mi piace come l’evangelista Marco tratteggia la vicinanza di Gesù ai sofferenti.
Ma, nei secoli, Gesù continua a passare tra noi ed a guarirci.
Ci viene continuamente incontro e stende la sua mano, perché le nostre ferite si possano rimarginare, e rinasca in noi la forza di guardare con speranza al futuro.
Egli, come con la suocera di Pietro, ci fa alzare e sollevare lo sguardo, per scorgere la bellezza del creato, e gustare il buon profumo del bene.
Ci ha rigenerati e guariti CON LA GRAZIA DEL BATTESIMO e ci rinnova ogni giorno con la sua misericordia.
Siamo dei salvati, ma lo siamo per essere segno del Cristo presso i nostri fratelli e le nostre sorelle.
Certamente non è facile, perchè siamo ghiotta preda della nostra fagilità.
Invece dovremmo ricordarci che, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà, Gesù ci prende per mano.
E quando umanamente non troviamo le forze per andare avanti, quando razionalmente ci sembra impossibile trovare una qualche soluzione, quando spiritualmente ci sentiamo spenti, Egli è lì, accanto a noi, a scaldare il nostro cuore.
Normalmente tutti pensano di essere soli nei momenti di difficoltà, mentre in verità, hanno sempre accanto la mano tesa di qualcuno, pronta nel momento del bisogno.
A volte si perde una persona cara e queste parole rendono meno doloroso l’addio, altre volte si fallisce in quello che più si desidera e la fiducia ritrovata ci da la forza di andare avanti.
Racconta un anonimo antico messaggio, forse brasiliano, ma rivendicato da decine e decine di autori, che regala tanta tenerezza:
- “Questa notte ho fatto un sogno, ho sognato che ho camminato sulla sabbia accompagnato dal Signore e sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita. Ho guardato indietro e ho visto che ad ogni giorno della mia vita, apparivano due orme sulla sabbia: una mia e una del Signore. Così sono andato avanti, finché tutti i miei giorni si esaurirono. Allora mi fermai guardando indietro, notando che in certi punti c’era solo un’orma… Questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita; i giorni di maggior angustia, di maggiore paura e di maggior dolore. Ho domandato, allora: “Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della mia vita, ed io ho accettato di vivere con te, perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?”. Ed il Signore rispose: “Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te e che non ti avrei lasciato solo neppure per un attimo: i giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”.
Fratelli e Sorelle, certamente spesso la sofferenza ha un volto mostruoso. E solo una immagine può definirne, come abbiamo letto, il mistero.
E, nel momento in cui essa ci sovrasta, ci schiaccia, può diventare il momento della grande scelta:
- per la bestemmia, l”apostasia, la disperazione
per la scoperta viva, autentica, intensa del NOSTRO DIO, che cammina affianco a noi e ci prende in braccio.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!