“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE”.
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 2,16-21
+ In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. Parola del Signore
Mediti…AMO
Nell’ottava del Natale del Signore e nel giorno della sua Circoncisione, solennità della santa Madre di Dio, Maria: i Padri del Concilio di Efeso l’acclamarono Theotókos, perché da lei il Verbo prese la carne e il Figlio di Dio abitò in mezzo agli uomini, principe della pace, a cui fu dato il Nome che è al di sopra di ogni nome.
E la solennità di Maria SS. Madre di Dio è la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale.
Originariamente la festa rimpiazzava l’uso pagano delle “strenae” (strenne), i cui riti contrastavano con la santità delle celebrazioni cristiane.
Il “Natale Sanctae Mariae” cominciò ad essere celebrato a Roma intorno al VI secolo, probabilmente in concomitanza con la dedicazione di una delle prime chiese mariane di Roma: S. Maria Antiqua al Foro romano, a sud del tempio dei Castori.
La liturgia veniva ricollegata a quella del Natale e il primo gennaio fu chiamato “in octava Nativitatis Domini“: in ricordo del rito compiuto otto giorni dopo la nascita di Gesù, veniva proclamato il vangelo della circoncisione, che dava nome anch’essa alla festa che inaugurava l’anno nuovo.
La recente riforma del calendario ha riportato al 1° gennaio la festa della maternità divina, che dal 1931 veniva celebrata l’11 ottobre, a ricordo del concilio di Efeso (431), che aveva sancìto solennemente una verità tanto cara al popolo cristiano: Maria è vera Madre di Cristo, che è vero Figlio di Dio.
Nestorio aveva osato dichiarare “Dio ha dunque una madre? Allora non condanniamo la mitologia greca, che attribuisce una madre agli dèi“; S.Cirillo di Alessandria però aveva replicato “Si dirà: la Vergine è madre della divinità? Al che noi rispondiamo: il Verbo vivente, sussistente, è stato generato dalla sostanza medesima di Dio Padre, esiste da tutta l’eternità… Ma nel tempo egli si è fatto carne, perciò si può dire che è nato da donna“.
Gesù, Figlio di Dio, è nato da Maria.
E’ da questa eccelsa ed esclusiva prerogativa che derivano alla Vergine tutti i titoli di onore che le attribuiamo, anche se possiamo fare tra la santità personale di Maria e la sua maternità divina una distinzione suggerita da Cristo stesso “Una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano!“” (Lc 11,27s).
In realtà, “Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù e, abbracciando con tutto l’animo e senza peso alcuno di peccato la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale Ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente” (Lumen Gentium, 56).
Ma veniamo al testo evangelico.
Io sono sempre rimasto affascinato dai pastori, uomini semplici e senza cultura, che però comprendono, immediatamente, che l’annuncio dell’angelo ha un riscontro nella realtà.
Facciamo però bene attenzione, Fratelli e Sorelle.
E teniamo a mente che, se Matteo porta alla casa di Giuseppe alcuni sapienti dall’Oriente, Luca parla di pastori, che erano in quella regione e, di notte, vegliavano facendo la guardia al loro gregge.
Ed essi, come tutti gli adulti maschi delle tribù degli ebrei, dovevano avere poca dimestichezza coi bambini, abituati com’erano a pensare che si trattasse di cose di donne.
Ma bisogna tener presente che c’era anche una grande difficoltà oggettiva nelle parole dell’angelo, CHE INVITAVANO AD ENTRARE IN UNA CASA DOVE UNA PUERPERA AVEVA APPENA DATO ALLA LUCE UN FIGLIO:
- «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Luca 2,12).
Difficilmente un ebreo avrebbe osato entrare in un luogo dove una donna aveva partorito, secondo quanto è scritto nel libro del Levitico al capitolo 12,2-5:
- “2 Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole. 3 L’ottavo giorno si circonciderà il bambino. 4 Poi essa resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione. 5 Ma, se partorisce una femmina sarà immonda due settimane come al tempo delle sue regole; resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue”.
Luca ci dice che tanti ostacoli si oppongono all’invito dell’angelo.
I pastori hanno avuto il coraggio di lasciare il gregge o di affidarlo ad altri.
Hanno valutato antichissime regole di purità (che però non siamo certi venissero osservate da questa categoria di persone, perchè era notoriamente ritenuta non osservante delle prescrizioni della Legge).
E, più di ogni altra cosa, hanno dovuto perdere la faccia, decidendo di andare a vedere questo divino bambino, avendo assistito a un meraviglioso annuncio di gioia, annunziato nell’invito dell’angelo.
E rischiano, e vanno a Betlemme.
I pastori assumono qui quel ruolo dei credenti, a cui la teologia di Luca dedica un posto speciale, mettendoli tra i poveri, gli umili, gli storpi, i ciechi (Luca 14,21 “Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi”).
E allora questi poveri pastori, si mettono in cammino, senza indugio, AFFRETTANDOSI.
FRATELLI E SORELLE, LA FRETTA È UN ESPEDIENTE LETTERARIO CHE CARATTERIZZA IL CAMMINO I COLORO CHE AVVERTONO L’IRROMPERE DI DIO NELLA PROPRIA STORIA, PERCHÈ “SANNO” CHE DIO STA PER FARSI SENTIRE.
L’affrettarsi, allora, è una grande disponibilità ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO.
È un piccolo Esodo, che si realizza nel trovare il bambino, e poter così attestare di «…averlo visto», NEL CORSO DELLA PROPRIA VITA.
Tanto è vero che, a buon diritto, i pastori possono essere considerati i primi che condividono LA PAROLA DI DIO, ovvero, sono i primi «missionari» di tutto il Nuovo Testamento.
E questa DIVINA PAROLA, ha una considerazione tutta particolare nella vita della beata vergine Maria, che “da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.
Il primo atteggiamento di Maria è descritto dal verbo «custodire», che può essere inteso anche come «tenere insieme,ricordare, conservare», è coniugato all’imperfetto: è un’azione cominciata ad un certo punto, ma che non si esaurisce, che dura nel tempo.
È lo stile continuo di Maria, che conserva gli eventi e le parole di Dio nel proprio cuore.
Il secondo atteggiamento con il verbo «meditare», che però si potrebbe rendere meglio con «mettere a confronto».
MARIA È COLEI CHE AMA LA PAROLA, CHE INTERPRETA LA PAROLA, E CHE CONTINUAMENTE LA INDAGA IN CERCA DI SIGNIFICATO.
Forse la Vergine non ha compreso immediatamente il significato della nascita di Gesù solo in base all’annuncio dell’angelo.
Forse ha avuto bisogno di un cammino lento e profondo degli eventi che vivrà nella sua vita vicina al Figlio.
MA HA BEN COMPRESO CHE LA PAROLA DI DIO DEVE ESSERE CONSERVATA, CUSTODITA, PERCHÉ È DESTINATA A CRESCERE E A REALIZZARSI IN UN CUORE CHE ASCOLTA.
Proprio per questo Maria è modello di ogni discepolo, che si incammina dietro al Salvatore, per imparare e comprendere sempre meglio.
La maturità della fede, arriverà per lei, come per tutti i discepoli, solo dopo la Risurrezione.
Solo allora, quella Parola CHE HA CUSTODITO E MEDITATO PER TUTTA LA VITA, POTRÀ COMPRENDERLA APPIENO.
Ma per farlo devo prendere esempio da Maria. Il primo atteggiamento in cui devo crescere è la «custodia» della Parola. Non basta accoglierla, farla entrare in me, ma è necessario non farla uscite dal mio cuore.
Questo mi permette di «meditarla», capirla sempre di più, perché mi permette di imparare da essa, sempre di più. Solo così sarò capace di condividere la tua gioia con chiunque troverò sulla mia strada.
E vorrei concludere, regalando alla vostra meditazione, quella meravigliosa riflessione contenuta nell’Omelia fatta il 31 dicembre 2006, dal compianto PAPA BENEDETTO XVI :
- “Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino” (2,16). La scena evangelica ci invita a contemplare nuovamente l’evento della nascita con lo sguardo stupito dei pastori che, in tutta fretta, si muovono nella notte e trovano il luogo dove si trova il Bambino appena nato. Anche noi siamo invitati a cercare il luogo dove si trova Gesù. Questo incontro appartiene ai beni essenziali, quelli che danno senso e valore alla vita. In queste ore, sfidando ogni ragionevolezza, gli auguri si sprecano, tutti sperano in un futuro migliore, anche se pochi s’impegnano a costruirlo con scelte adeguate. La fede offre uno sguardo realistico sulla storia e chiede di coltivare una speranza affidabile. Possiamo guardare il futuro con fiducia non perché ci sentiamo capaci di affrontarlo ma perché sappiamo che un “Bambino è nato per noi”. La speranza “è scritta nel volto di un Bambino che duemila anni fa è nato a Betlemme e che oggi è il Vivente, per sempre risorto da morte. Nel tessuto dell’umanità lacerato da tante ingiustizie, cattiverie e violenze, irrompe in maniera sorprendente la novità gioiosa e liberatrice di Cristo Salvatore, che nel mistero della sua Incarnazione e della sua Nascita ci fa contemplare la bontà e la tenerezza di Dio. Dio eterno è entrato nella nostra storia e rimane presente in modo unico nella persona di Gesù, il suo Figlio fatto uomo, il nostro Salvatore, venuto sulla terra per rinnovare radicalmente l’umanità e liberarla dal peccato e dalla morte, per elevare l’uomo alla dignità di figlio di Dio”
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!